Sono appena atterrato dopo l’ennesima trasferta invernale
(questa volta Cina) e già mi preparo per l’impresa dell’indomani. Ho solo un
giorno (l’altro è della family) e vorrei compiere una gita di livello.
Ho fatto una lista con diversi obbiettivi. Niente di
stratosferico ma il giusto step per migliorare tecnicamente.
Il Canale Ovest del Kastelhorn è uno di questi sassolini. Condizioni
perfette con lunga serie di sole e rigelo per cui neve assestata e sicura.
Purtroppo sono da solo ma non mi scoraggio. Dopo 15 giorni tra raffreddori,
poco allenamento e trasferte non sono molto in forma ma ho proprio voglia di
una gita!!!
Dormo poco ma, almeno, mi alzo prima e prendo un buon
vantaggio che si rivelerà fondamentale.
Arrivo al bivio con il Devero e c’è la strada chiusa per
pericolo valanghe. Non faccio in tempo a metabolizzare il perché che giusto a 5
km da Riale c’è lo stesso divieto. Non ci posso credere. Ad ogni modo sono
arrivato, fa freddo e non vedo cosa possa svalangare ora (forse più rischioso
il rientro verso le 13.00…ma ci penseremo poi).
Parcheggio. Poche macchine. Cielo velato e freddo. Mi
preparo e inizio a pensare che sarò davvero solo in tutta la valle.
Pronti via e rompo l’attacco dello scarpone. Ma che sfiga.
Per fortuna ritrovo il cricchetto nella neve ma impossibile da riparare al
momento. Per fortuna ho appena preso delle cinghie…proprio per gestire questi
casi…che culo!!!
Salgo veloce fino al rifugio Maria Luisa.
Il cielo è velato e fa freddo. Temo che non smollerà troppo.
Arrivo sul lago del Kastel e lo vedo di fronte a me. Dal
davanti incute timore reverenziale.
Vedo alcuni scialpinisti risalire in direzione Basodino.
Sono già al colle. Vabbè…non sono proprio solo solo ma saremo in 5 in tutta la
montagna.
Supero con diversi Sali e scendi delle doline mostruose…ma c’è
un lago sotto tutti questi metri???
Finalmente arrivo al conoide e mi spaventa meno…tanto che lo
risalgo per il primo terzo in split.
Ora è più ripido e duro. Carico tutto come un mulo e inizio
a risalire con i ramponi.
Nel mentre valuto dove la neve è rimasta più decente da
sciare. C’è tutto il lato di destra salendo che ha neve compressa, mentre al
centro e a sinistra dei grumi di una vecchia valanga.
A due terzi del canale la pendenza aumenta ancora. Niente di
sconvolgente, saremo sui 40° ma ho preferito tirare fuori la picca… un bel
sostegno psicologico.
Continuo a salire a zig zag. La progressione è lenta e il
fardello sulle spalle si fa sentire. Gli ultimi 100 metri sono su crosta non
portante e neve polistirolo. Praticamente gattono per fare un po’ di portanza
ma non ce la faccio più. Vedo il colle a poche decine di metri ma sembra non
arrivare mai.
Inizio a darmi mini obbiettivi: conto 20 passi e mi fermo…via
via fino in cima, finalmente.
Qui un vento fortissimo rischia di strapparmi le pelli
direttamente via dalla soletta.
Cambio veloce e via in discesa. Picca in mano. Trovo neve
dura, un po’ di moquette ma si scende bene. Certo non è powder e il bello è
stato salire. Dopo un po’ vedo che raccordando le chiazze compresse c’è un
discreto margine di sicurezza, quindi metto via la picca, che mi rompe nelle
curve e basta, e inizio a scendere divertendomi.
Supero la strettoia e mi lancio sul conoide. Qui bella
polvere compressa. Peccato che le gambe siano cotte. Mi giro e la mia firma è lì stampata, per quanto flebile, sulla neve.
Ripello 100 metri per riprendere la traccia di discesa
quando incrocio il gruppo di svizzeri. La guida mi chiede del canale…aha ah ve
l’ho scippato io!!!
Il resto della discesa sarebbe anche bello, con ottimo
remollo e pendenze…ma le gambe ormai non ne avevano più e cadevo ogni due
curve.
A Riale i bei muri di neve per raggiungere il parcheggio
promettono bene.
Speriamo di toglierci un po’ di questi sassolini allora.
Video:
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