Buon
25 aprile. Finalmente 1 giorno di sole da ben spendere. La compagnia c'è
(compreso Manuel a onorar la promessa). Ci prendiamo tutto il tempo salendo a
Santa la sera prima (scelta non indolore vista la discussione non risolta con mia
moglie). Il forte rialzo termico c'induce a partire molto presto. Pure troppo
per questa gita che prende il sole molto tardi. Ad ogni modo saliamo forte sul
rigelo...soprattutto i ragazzi ciaspolamuniti.
Subito
un primo errore tenendoci sulla strada che porta al Branca. Questo non solo ci
farà scendere di qualche decina di metri ma ci obbliga ad un passaggio
veramente esposto prima della ringhiera. Meglio stare bassi e risalire poi. Ad
ogni modo siamo arrivati al primo vero pendio. Questo sale subito ripido su
neve rigelata e grumosa. Veramente pessima. I ragazzi interpretano alla
bergamasca salendo dritti per dritti. Io monto i coltelli per non sbagliare.
Usciamo
dal pendio di fronte ai seracchi del Vioz. Visti cosi da vicino sono uno
spettacolo.
Ancora
uno sforzo sul ripido prima di uscire sul plateau sommitale. I polpacci sono in
fiamme ma saliamo bene. Siamo i primi di molte persone. Finalmente tolgo i
rampant. Senza il passo si fa subito liscio e veloce. Arriviamo sul primo
muretto e finalmente si vede un po di sole mentre San Matteo e Tresero sono già
illuminati da un paio d'ore.
Mi
spoglio. Provo a salire senza coltelli. Sarà un' impressione ma la tavola tiene
molto bene. Forse è merito delle pelli ben sagomate su tutta la soletta, forse
sono migliorato nella tecnica, ma secondo me queste lamine dritte fanno la
differenza. La presa è sempre sicura e stabile anche sul duro liscio in costa.
Proprio quello che cercavo.
Secondo plateau. Qui a 3300 la neve non è trasformata ma semplicemente un po compressa
dal vento. Saliamo anche il secondo muretto e arriviamo sul dorso. Sento quota
e stanchezza ma avanzo, un passo dopo l'altro. Oggi ho dosato le forze senza
partire a 200/h. Appena arriviamo in cresta veniamo spazzati da un vento
patagonico.
Devo ancorare i bastoncini mentre cerco d'infilare il guscio
gonfiato come lo spinnaker di una barca a vela. In pochissimo mi si congelano le
mani. Arrivo finalmente in vetta. La gioia d'esser li con i ragazzi è
contrastata dal freddo. Maledetto me che ho lasciato il piumino a casa. Mai più
senza.
Mentre
armeggio con split e pelli e qualcuno aspetta per una foto di gruppo s'
intonano canti partigiani. Sclero dal freddo che mi fa tremare. Riparto sul
duro. Evito cauto diverse roccette e mi porto sul muretto. Tengo il dosso dove
c'è neve paura e mi butto a tutta sul plateau. Oggi sento la Furberg
particolarmente mia e le curve vengon facili come con ogni altra tavola.
I ragazzi
capitanati da Marcello la vedono lunga e si spostano ancora più a destra dove
il pendio è più ripido e con neve migliore. Bravi voi...ripagati dalle curve
della giornata.
Arriviamo
sul primo muretto. La neve è ancora dura, per nulla "fiorita".
Abbiamo 30' o forse 1h d'anticipo che da un lato c'ha permesso di scendere la
cima con il sole (dopo 5 min è stata avvolta dalle condense) e la bella neve
sopra, dall'altro scieremo fino al parcheggio neve dura, troppo da sciatore.
Ci
lanciamo. Le lamine nuove incidono bene. Ci buttiamo dentro il canale dove
iniziamo a interpretare pendenza e terreno come un half pipe naturale. La parte
bassa è quella più divertente sciisticamente. Usciamo fuori e decidiamo di
saltar giù dalla morena per cogliere ancora toboga e conche dove surfare in
contropendenza e saltare da ogni kick.
Arrivo
al parcheggio. Oggi anche il rientro è rimasto particolarmente scorrevole.
Bellissima
gita in ambiente che adoro. Vale la pena rifarla il prossimo anno con condizioni
un po più invernali e, magari, scendere
per il bel pendio nord-ovest.
Grazie ragazzi.
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