domenica 28 aprile 2013

Palon de la Mare, duro da duri.


Buon 25 aprile. Finalmente 1 giorno di sole da ben spendere. La compagnia c'è (compreso Manuel a onorar la promessa). Ci prendiamo tutto il tempo salendo a Santa la sera prima (scelta non indolore vista la discussione non risolta con mia moglie). Il forte rialzo termico c'induce a partire molto presto. Pure troppo per questa gita che prende il sole molto tardi. Ad ogni modo saliamo forte sul rigelo...soprattutto i ragazzi ciaspolamuniti.
Subito un primo errore tenendoci sulla strada che porta al Branca. Questo non solo ci farà scendere di qualche decina di metri ma ci obbliga ad un passaggio veramente esposto prima della ringhiera. Meglio stare bassi e risalire poi. Ad ogni modo siamo arrivati al primo vero pendio. Questo sale subito ripido su neve rigelata e grumosa. Veramente pessima. I ragazzi interpretano alla bergamasca salendo dritti per dritti. Io monto i coltelli per non sbagliare.

Usciamo dal pendio di fronte ai seracchi del Vioz. Visti cosi da vicino sono uno spettacolo. 
Ancora uno sforzo sul ripido prima di uscire sul plateau sommitale. I polpacci sono in fiamme ma saliamo bene. Siamo i primi di molte persone. Finalmente tolgo i rampant. Senza il passo si fa subito liscio e veloce. Arriviamo sul primo muretto e finalmente si vede un po di sole mentre San Matteo e Tresero sono già illuminati da un paio d'ore.

Mi spoglio. Provo a salire senza coltelli. Sarà un' impressione ma la tavola tiene molto bene. Forse è merito delle pelli ben sagomate su tutta la soletta, forse sono migliorato nella tecnica, ma secondo me queste lamine dritte fanno la differenza. La presa è sempre sicura e stabile anche sul duro liscio in costa. Proprio quello che cercavo.
Secondo plateau. Qui a 3300 la neve non è trasformata ma semplicemente un po compressa dal vento. Saliamo anche il secondo muretto e arriviamo sul dorso. Sento quota e stanchezza ma avanzo, un passo dopo l'altro. Oggi ho dosato le forze senza partire a 200/h. Appena arriviamo in cresta veniamo spazzati da un vento patagonico.

Devo ancorare i bastoncini mentre cerco d'infilare il guscio gonfiato come lo spinnaker di una barca a vela. In pochissimo mi si congelano le mani. Arrivo finalmente in vetta. La gioia d'esser li con i ragazzi è contrastata dal freddo. Maledetto me che ho lasciato il piumino a casa. Mai più senza.
Mentre armeggio con split e pelli e qualcuno aspetta per una foto di gruppo s' intonano canti partigiani. Sclero dal freddo che mi fa tremare. Riparto sul duro. Evito cauto diverse roccette e mi porto sul muretto. Tengo il dosso dove c'è neve paura e mi butto a tutta sul plateau. Oggi sento la Furberg particolarmente mia e le curve vengon facili come con ogni altra tavola.

I ragazzi capitanati da Marcello la vedono lunga e si spostano ancora più a destra dove il pendio è più ripido e con neve migliore. Bravi voi...ripagati dalle curve della giornata.
Arriviamo sul primo muretto. La neve è ancora dura, per nulla "fiorita". Abbiamo 30' o forse 1h d'anticipo che da un lato c'ha permesso di scendere la cima con il sole (dopo 5 min è stata avvolta dalle condense) e la bella neve sopra, dall'altro scieremo fino al parcheggio neve dura, troppo da sciatore.

Ci lanciamo. Le lamine nuove incidono bene. Ci buttiamo dentro il canale dove iniziamo a interpretare pendenza e terreno come un half pipe naturale. La parte bassa è quella più divertente sciisticamente. Usciamo fuori e decidiamo di saltar giù dalla morena per cogliere ancora toboga e conche dove surfare in contropendenza e saltare da ogni kick.
Arrivo al parcheggio. Oggi anche il rientro è rimasto particolarmente scorrevole.
Bellissima gita in ambiente che adoro. Vale la pena rifarla il prossimo anno con condizioni un po più invernali e, magari,  scendere per il bel pendio nord-ovest.

Grazie ragazzi.

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