lunedì 17 dicembre 2007

Andermatt 4ever


















Andermatt. Solo il nome risveglia in me momenti magici. Diventa la mia meta preferita appena ci sono le condizioni. Questa settimana è caduta molta neve, nel vallese fino a 200 cm, ma preferisco i 50 cm di Andermatt ed i suoi pendii che conosco come le mie tasche. Sperimentare luoghi nuovi rischiando d’infilarmi in qualche situazione “complicata” con 200 cm di neve fresca non mi sembra una bella idea. Pronti via, sabato mattina alle 6.30 ci ritroviamo a Como sotto una pesante nevicata che non ci molla fin oltre Lugano. Il mio socio mi guarda preoccupato pensando ad una giornata caratterizzata dal brutto tempo. Dopo 150km ancora cielo grigio e nubi minacciose. La mia fede nel SLF svizzero vacilla. Eccoci al tunnel del S.Gottardo. 17km dentro la roccia. Usciamo alle 8.10 e…. bam! Neve alta e sole! Il solito Andermatt. Sono le 8.30 e scalpitiamo. Il termometro segna –16C° e la forma concava e poco esposta al sole della montagna mi fa presagire che troveremo della neve morbida e farinosa. Ne testo un cumulo con il piede…farina! Salendo in funivia l’eccitazione si percepisce nell’aria. Tutti quei Fat Ski e quelle tavole a coda di rondine (di cui due di mitici Bolognesi!) mi fanno pensare che siamo proprio nel posto giusto. A 2200 metri notiamo che la funivia che porta in cima al Gemstock è chiusa. Stanno mettendo in sicurezza il versante con gli esplosivi. Non c’è nemmeno una traccia ed il pendio completamente vergine ci fa sgolosare. Nel frattempo tutti noi freerider (unica tipologia di sciatore/snowboarder conosciuta qui) ci accaniamo su pochi fazzoletti di neve fresca, ronzando come api impazzite alla vista del miele! Aspettando l’apertura ci buttiamo verso il basso trovando una bella linea in mezzo al boschetto. Ingolositi dalla neve non mi accorgo che ci siamo spostati troppo a destra ed ora per rientrare dobbiamo “guadare” un canale che taglia il versante. Perdiamo molto tempo ed arriviamo in cima al Gemstock con un'ora di ritardo. Le piste sono deserte, sono tutti su a tracciare! Ci buttiamo nella mischia e riusciamo a trovare ancora qualche linea intonsa (è pazzesco come in solo 1 ora si sia tracciato di tutto). Ovviamente ci dobbiamo spingere su linee sempre più difficili tra le rocce affioranti… e se i solchi nella tavola fanno parte del gioco, il buttarsi istintivamente giù a caso e proprio da coglioni… proprio così mi sento quando mi ritrovo bloccato tra due rocce su un salto di 10 metri e la neve sembra pronta a scivolare attorno a me. Supero la strettoia con un po’ di fortuna, pronto a saltare nella peggiore delle ipotesi. Questa volta è andata bene ma potevo farmi molto male. Nemmeno 30 secondi dopo un gruppo di 5 si ritrova bloccato nello stesso posto dopo che ha seguito le mie tracce.
Un po’ sorrido pensando che non sai mai dove ti può portare una traccia (e non sai mai chi l’ha tracciata).Ci riportiamo in cima. La scarica d’adrenalina mi fa guadagnare ulteriori energie e voglia di “rifarmi”… ed eccomi a camminare sulla cresta sommitale. Un bell’ingresso ripido (anche se molto breve) sul valloncello di sinistra. Sono le 15.00 e le gambe iniziano ad essere pesanti. Ci buttiamo sul lato esposto al sole per trovare linee ancora vergini anche se meno interessanti. Decidiamo di rientrare lungo il fuoripista del Felseltal. Bellissimo e lunghissimo ci porta tra un salto e l’altro verso il paese. L’imbrunire ci regala colori stupendi. La neve si tinge di blu mentre lontano il cielo sfuma nel rosso. Rientriamo alla macchina e sono le 17.00. Stanchi ed appagati da una mitica giornata. Davanti a noi ancora le nubi plumbee del mattino, dietro il cielo limpido…ed è sempre lui, Andermatt.