lunedì 28 marzo 2011

Into the wild…jam!!!

Passata una settimana dalla mitica due giorni in Valgrisenche, avevo solo un pensiero in testa: tornare per fare Punta Rabuigne.
Ho cercato un po’ di recensioni su internet oltre a quella molto sintetica di “Neve Libera”. Tutte la descrivevano come una gita dal grande sviluppo e buon impegno fisico, con 1500 metri di dislivello. Oltre a pianificare la gita sul gps ho persino fatto lo schizzo di rotta (gli esami dell’Sa1 si avvicinano). Insomma tutto era pronto e chiaro nella mia mente. Visto che vorrei partire il più presto possibile parto già il venerdì sera. Parcheggio alla diga di Bereguard da dove parte la gita. L’idea è di dormire in macchina ed essere pronto già alle 6.00 evitando le noiose due ore di autostrada. Esperimento riuscito a metà. Il piano che si forma abbattendo i sedili posteriori e veramente confortevole (oltre al materassino e sacco invernale), ma l’aver dimenticato il cuscino è stato un grave errore che non mi ha fatto dormire con continuità. Svegliarsi con le prime luci, mettere il caffè sul fornellino, respirare l’aria tersa è impagabile.

Certo fosse stata una tenda in mezzo al bosco sarebbe stato 1000 volte meglio, ma mi accontento. Purtroppo mi sento già stanco e temo che la scelta di dormire in macchina mi penalizzerà.
Il primo pezzo lungo la stradina mi scalda. Superata la galleria trovo i primi tornanti che mi porteranno in breve a Rocher. Ancora tornanti che rallentano un po’ la salita ma rendono comodo il passo fino ad incrociare il sentiero n.9 che si allunga nel bosco. Qui iniziano i problemi. Il sentiero altro non è che un lungo traverso su ogni tipo di neve: dura, molle, ghiacciato, farinosa, granulosa, inconsistente, marcia… un continuo togli e metti i rampant…un continuo scivolare. Alcuni sciatori mi passano, più agili su quella mezza costa, mentre io, nonostante i coltelli, ravano alla grande. Finalmente arrivo al secondo torrente. Il bosco si apre. La traccia continua dritta ma a casa avevo pianificato di salire da qui e ricongiungermi al sentiero estivo (sbucando in prossimità dello Chalet Epee). Vedo un colle bello ripido ma fattibile. Inizio a salire e batter traccia. La neve è polverosa. Arrivo a 30 metri dal colle. Il pendio è ripido. Di neve morbida ce n’è fin troppa. Inoltre nonostante le frequenti inversioni proprio non riesco a risalire. La neve è inconsistente e continua a franare. Dopo mezz’ora ho fatto solo un grosso buco. Mi sposto per vedere se dal fianco riesco a passare ma nulla. Anzi arrivo bello bello su una placca che si sfonda e fa woom….Dietro front immediato e discesa con le mezze tavole ai piedi!!!! Riprendo la traccia che mi porterà molto più in là, ma questo scherzetto non solo mi ha fatto perdere quasi due ore per ritornare alla stessa quota ma, soprattutto, mi ha prosciugato l’energie.
Finalmente sbuco sul pendio aperto.

Non ne potevo più ne del bosco ne del traverso. A questo punto sono in forte ritardo. Arrivo in vista del rifugio dove altri skialpers mi passano (riconosco l’apripista della gara sull’Arp Vielle di domenica scorsa). Anche loro puntano alla Rabuigne ma con una linea tutta strana. Consulto la cartina. Dovrei risalire in piano tutto il vallone del Bouc fino all’attacco del ghiacciaio.

Solo l’idea mi fa venir di vomitare. Vedo già la spia della riserva lampeggiare. Sono le 11.30….sono quasi 5 ore che pello senza sosta. Mi sento esausto. Ci sono numerose tracce che puntano alla cime lì vicino: il Monte Forciaz. Senza pensarci troppo cambio meta e inizio a risalire i ripidi pendii. La traccia è già fatta ma è stretta. La tavola a valle sfonda. Sono costretto a tenere quella a valle in traccia, mentre quella a monte batte. Mi sento agli sgoccioli. Continuo con un passo lento e cadenzato al massimo risparmio ma è dura. L’orologio corre. Vedo i primi skialpers scendere mentre io sono ancora qui. Mancano 50 metri al colletto. Dai almeno al colletto ci devo arrivare. Con un ultimo sforzo supero il pendio. Quota quasi 3000. La gita finisce qui.

Mangio. Recupero le forze sotto al sole. Silenzio. Pace. Gli elicotteri hanno smesso di fare la spola. I pendii sono già arati.

Pensare alla facilità con la quale hanno avuto accesso paragonata alla fatica che sento dentro mi demoralizza. Però ora sono solo. Qualcosa è rimasto. Quando scendi affamato di powder senza sapere dove ti trovi, stai ben in mezzo, vicino alla traccia della guida. Non hai una visione d’insieme. Non vedi “l’incastro”. Mi sposto sulla destra fuori dal trito. Forse sono un po’ al limite ma è tutto per me.

La neve è da urlo. La Venture naviga veloce e facile. Non riesco a trattenermi. Non si può andare piano. Mi divoro il primo pezzo. Godimento puro.

Salendo avevo visto una bella vallettina intonsa. Peccato l’avesse notata anche una tutina che già scendeva quando ancora io sbanfavo in salita. Bravo lui ma la seconda traccia è tutta mia!!!!

Mi giro ad ammirare la firma. Scandaloso il paragone con la tutina: dove io faccio 4 curve lui ne ha fatte 20!!!!
Arrivo al limite del bosco. I giochi sono finiti (troppo in fretta come al solito). Di qui solo rientro. Ma da dove? Se ripenso a quel lungo traverso mi vien male. Meglio seguire le tracce lungo la stradina. Detto fatto mi mangio gli ultimi metri sui tornanti. La neve è papposa e devo tenere alta la velocità pena immersione tipo U-boat. Arrivo su un bel pendio. In fondo ci sono delle case e la parte terminale del bacino. Tiro belle curve su neve trasformata. La venture gira che è una meraviglia basta che ci sia del morbidello. Mi faccio prendere. In un attimo mi ritrovo sul fondo. Le tracce spariscono tutte in un punto: la piazzola di decollo dell’elicottero!!! Mi tocca ripellare per tornare sulla strada. La diga è piccolissima laggiù in fondo.

Saranno 4 chilometri di passo pattinato (grazie alla split) a darmi il colpo di grazia. Le formazioni di ghiaccio che s’incontrano sono curiose. Ma l’orario e la temperatura mi fanno temere scaricamenti dall’alto.

Arrivo alla macchina. Sono stremato. Mi sento svuotato. Non sono riuscito a godermela come speravo. La Valgrisenche è veramente wild. Un posto dove poter tornare e allestire un basecamp a fondovalle. Sentirsi dispersi nella natura. Peccato che il servizio elisky la trasformi nel centro di Milano. Peccato.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

domenica 20 marzo 2011

Arp Vielle, Valgrisanche – Sa1

Domenica, seconda gita del w-end con l’Sa1. Ho dormito abbastanza bene ma mi alzo molto prima della sveglia. Ne approfitto per prepararmi con calma ma alle 6.30 già scalpito per la colazione. Fuori albeggia. Non c’è una nuvola. Se ieri m’è andata bene oggi devo mettere la protezione 30 per non rischiare ustioni!!!
Alle 7.00 “ignition” urla Aldo…ma siamo troppo assonnati e vagamente stanchi dalla gita di ieri per essere proprio “pronti”. Arriviamo a Bonne dove ci prepariamo. Si parte lungo lo stradino come descritto dallo schizzo di rotta.

Davanti a noi la gita di ieri. Ora si vede nella sua interezza. Ora si vede dove saremmo finiti se non avessimo risalito la valletta (però c’erano delle tracce…che fine avranno fatto???). Più in là Punta Rabuigne mi chiama. Ho consumato la pagina che ne descrive la salita su “Neve Libera”. Vederla dal vivo mi carica e mi sprona. Andiamo oltre. Lo spettacolo in fondo alla valle è da togliere il fiato. Ghiacciai a perdita d’occhio.

Iniziamo a risalire un boschetto. La notte serena ha ghiacciato tutto. Sul piano mi sentivo forte della mia split e scivolavo veloce, ma ora arranco sui ripidi pendii. Un paio di volte mi blocco sul ripido. Un paio di volte scivolo e sono costretto ai rampant. Per fortuna con i nuovi Blaze l’operazione è veramente facile e veloce. Ma resto indietro.
Supero l’odioso dosso e trovo un bel pianone. Devo togliere di nuovo i rampant per scorrere veloce e recuperare il gap. Via! Lascio due skier indietro e dopo qualche minuto recupero il gruppo. Sciatori e snowboarders sono mischiati intenti ad aggredire una parete ripida, dura e complessa. Mi faccio forte di una nuova confidenza nelle pelli, ma cado e ricado.
Alcuni sciatori mi guardano un po’ perplessi. Qualcuno sfotte. Manuel deride la ”tecnologia del futuro” forte delle sue ciaspole.
Rimonto i rampant. Loro proseguono. Riparto come un treno. Sarà l’orgoglio, sarà che loro vanno a destra su per un colle “impossibile”, sarà che io vado a sinistra dove c’è un’autostrada per la vetta, ma dopo mezz’ora mi ritrovo davanti a tutti con un bel vantaggio.

Aspetto. Mangio. Prendo il sole. Scrivo sms (poi l’ho spento subito il cell!!!). Insomma nessuno arriva. Da lontano solo gli sciatori.
Ma gli altri? Vabbè, piuttosto che stare fermo preferisco tagliare e risalire il dosso così da vedere che fine hanno fatto. Arrivato sul punto più alto li vedo comparire abbastanza incerti. Dalla loro posizione non vedono la barra rocciosa che indica la via ne, tantomeno, la cima. Destra o sinistra???
Dai ragazzi si và di qui….finalmente ci ricongiungiamo. Eh eh: ”…inutile progredire senza incertezze quando poi si sbaglia strada….” rilancio!
Ritrovata la via procediamo su pendio più ripido. Di nuovo la neve sopra lo zero termico rimane morbida e fredda. La poca umidità dell’aria aiuta a non scaldarsi troppo. Sopra di noi pendii vergini ci chiamano. Ed ecco il monito di Carlo:” occhio all’eccitazione dello sci alpinista…d’immaginarsi già a scendere nella polvere senza valutarne attentamente i pericoli…”…azz, ed io che ce l’avevo già “barzotto”!!!!
Proseguiamo. Fa un caldo pazzesco e vorrei risalire in slip. In effetti ho i pantavento aperti con tutto di fuori. Mi sto sciogliendo!!!

L’ultimo pezzo è stretto e ripido. La neve non è dura ma monto i rampant ben prima di trovarmi in una brutta situazione. Ormai sono arrivato e voglio godermi la vetta!!!!
Che bello, dalla cima lo spettacolo è imbarazzante. Anche se è una gita facile, una classicissima, ci sentiamo un po’ come degli esploratori che danno il nome alla vetta. Siamo tronfi d’orgoglio. Siamo rapiti dalla natura. Ci siamo inesorabilmente innamorati di questa passione.

Pronti a scendere. Ma uno sciatore è rimasto con noi. L’hanno lasciato lì!!!
Cambiamo lato. Ci hanno dato l’ok. Chi ha aperto ha goduto. Per noi non resta molto ma và bene. Alcuni si spostano sempre più a sinistra.

Carlo ed io chiudiamo (corda e accoppiatore). Non è rimasto molto, ma a me piace vedere linee complicate. Sulla destra passando in mezzo alle rocce è tutto vergine. Pronti via. Che powder!!! Sono solo urli di gioia. Carlo mi segue e ne trova anche lui. Cristina osserva. Per la prossima sezione aspetterà di vedere dove andiamo perché siamo dei “libidinosi peccatori”. Dietro Cerino controlla. Quasi spinge Raul che appena arrivato si ritrova a dover scendere. Per lui tutta quella neve fonda è un inferno di fatica. Spezza troppo il ritmo faticando il triplo. “Falli andare, falli correre quegli sci” urliamo io e Cero.

Arriviamo all’imbocco del pendio principale che dà su un bel pianoro. In fondo dovremo spingere. Guido è fermo in mezzo al piano. Davanti qualcuno prova a tagliare per non perdere quota giocandosi curve preziose. Ma noi scalpitiamo. Il pendio è troppo bello per sacrificarlo così….chi se ne frega di dover spingere!!! Arriva l’ok a tirar dritto fin giù. Il Cero si raccomanda: c’è il direttore della scuola a guardarci. Non uscite dal seminato. Non fate cagate.
Partono uno per volta. Li sento godere. Restano tutti al centro. Come al solito parto davanti a Carlo e Cristina. Mi porto tutto a sinistra sperando di poter tracciare. Ma là trovo neve crostosa. Per fortuna mi accorgo che tutto a destra sotto le rocce è rimasto tutto intonso. So già che all’ombra di quelle rocce troverò neve da urlo!!! Taglio tutto e mi porto fuori dalle tracce. Faccio segno a chi sta dietro di passare di qui che è top. Mi lancio a tutta. La Venture galleggia facile e veloce. Curve lunghe, in appoggio, con il ginocchio che tocca ad ogni front side, la mano sfiora, il sorriso si spalanca…mi ritrovo a 300 all’ora sul piano…guardo Guido, sono commosso…che neve.

Lui ammicca…onestamente non so se è compiaciuto o incazzato perché mi sono spostato troppo in là…ma non ho saputo resistere.
Superiamo il piano (più agile del previsto) e ci ritroviamo sul dosso dove c’eravamo persi in salita. Carlo chiede chi vuole aprire. C’è un po’ di reticenza. "Chi sà trovare la neve più bella?"… “posso andare io????”…già sbavo. Vedo un dossetto sulla destra che fa ombra. Lì sotto troverò del buono. Mi lancio a tutta. Neve paura. Disegno curve strette. Arrivo sul dosso e disegno una curva in contropendenza che o mi viene o mi ribalto!!! Mi ritrovo lanciato sul piano. In fondo una casetta con il gruppo di sciatori fermo. Raul li sta raggiungendo piano piano. Io lo passo a 200 urlandogli:” dajene Raul, dajene!!!!”.
Mi giro e vedo i ragazzi scendere a briglia sciolta.

L’euforia pervade la valle.
Ci fermiamo per una simulazione di valanga con 5 arva sotto (di cui due a due vicini giusto per incasinare la ricerca). Mamma mia che confusione. Mi rendo conto che tante piccole e banali operazioni si complicano tantissimo in condizioni del genere. Bisogna esercitarsi di più.
Ripartiamo. Fa caldo. Ormai solo lo stradino di rientro e qualche curva su neve smollata, ma diversi “spunti” per fare bei salt….ehm….non si può!!!
Rientriamo alle macchine. Giornata epica. Già si parla del prossimo w-end. Mi piacerebbe organizzare con tutti. Ma dopo questi due giorni mi rendo conto che non siamo ancora pronti per andare da soli. Bisognerà valutare bene la gita e tutto il resto. Giovedì vedremo.
Per ora restano le intense emozioni di questa due giorni a cullarci fino alla prossima uscita.

Grazie a tutti.

P.S: io e Carlo siamo riusciti a sbagliare strada anche al ritorno. Ovviamente non poteva finire in modo diverso.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

sabato 19 marzo 2011

Sigaro di Cussuna – Sa1

Gita Sa1. Dopo le abbondanti nevicate e il pericolo alto diffuso su tutto l’arco alpino ci ritroviamo in Valgrisanche. Dovevamo andare a fare l’Arbola ma sarebbe stato troppo rischioso. Partiamo sabato mattina presto. Un po’ assonnati, un po’ delusi. Subito allo svincolo per Aosta sbagliamo strada (Cero tira dritto frastornato dai racconti del nonno, ed io dietro come un pirla!). Arriviamo all’imbocco della Valgrisanche…o meglio cerchiamo di trovare l’imbocco perché continuiamo a fare inversioni a U. Arriviamo alla base della diga….dietro front, la gita parte più in alto. Cero ma cosa avevi bevuto????
Morale partiamo abbastanza tardi verso le 10.00. In cielo molte nuvole e vento freddo…altro che salire in pantaloncini.
La prima parte è su una strada piana abbastanza noiosa. Poi risaliamo il bosco fino ai primi alpeggi. Siamo in ballo da 2 ore e abbiamo fatto solo 400 metri!!!
Iniziamo a risalire dolci pendii ma all’orizzonte solo nuvole. Sembra di non arrivare mai.

Verso i 2200 la neve inizia a diventare morbida e fresca. Magie dello zero termico. Mai e poi mai avrei pensato di trovare una neve così. Tornato le forze. Le nuvole iniziano ad aprirsi e spunta un bel sole. Cerco gli occhiali ma convinto del brutto tempo li ho lasciati in macchina. Grosso errore, sento ancora gli occhi che bruciano!!!
Finalmente arriviamo in vista del sigaro. Gli sciatori sono già su. Mancano 150 metri e non possiamo mollare.

Loro iniziano a scendere e ci lasciano spazio per sistemarci.
Pronti per la discesa??? Cazz Aldo siamo arrivati da 30 secondi!!!! Aspetta n’attimo!!!
Tutti fremiamo. La neve è stupenda. Inizia la discesa abbastanza controllata cercando d’evitare perfide roccette nascoste.

Ora è il momento di mollare e godersi i dolci pendii…la neve è perfetta!
Arriviamo un filo più in basso. Ora la neve è smollata ma altrettanto divertente. Ci buttiamo in una simpatica valletta. Carlo Giorgio ed io chiudiamo il gruppo…dietro il Cero osserva e c’intima di NON SALTARE.
Ops…mica era un salto! Ops…eh, mica l’ho visto…ops…
Tutto il gruppo è avanti…seguo Botta che parte a destra ma dopo un po’ sparisce. Vado ancora più a destra dove è tutto vergine. Dietro di me nessuno. Attorno nessuno….sento, no no no!!!!
Mi fermo. Giorgio era sdraiato in una conca mentre io ero sul’ingresso a strapiombo…altro che no, figata!!!! Salto dentro e via…azz se mi vedeva il Cero m’inchiappetava!!!
Altra valletta più stretta.

Partiamo uno per volta e disegnamo curve in contropendenza…ma girato l’angolo STOP!!!! Sbagliato strada.
Siamo costretti a fare un traverso nemmeno troppo faticoso ma con l’ultimo pezzo in neve fonda fino all’anca!!! Giorgio è cotto (praticamante non aveva più potassio in corpo).

Rientriamo sulla traccia corretta. Ora siamo dentro il bosco. No comment. Discesa “libera” con arrivo in stile mandria dritto dentro il campo di ricerca della prova ARVA…i soliti snowboarder.
Sopra di noi il sole, dietro nuvole minacciose proprio sulla gita di domani...oggi abbiamo fatto bingo!!!

Rientro per la noiosa stradina, siamo esausti…e felici…andiamo a dormire che domani ce ne aspetta un'altra!!!

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

venerdì 18 marzo 2011

Corvatsch again – salta che ti passa

Pochi giorni fa scrivevo: “ l’inverno non c’è stato, dove si chiede il rimborso?”…bene, è arrivato!
Per quasi una settimana siamo rimasti in balia del brutto tempo. In montagna s’è tradotto in metri e metri di neve. Della serie o troppa o troppo poca, adesso non sappiamo dove andare!!! Anche il vento c’ha messo del suo soffiando forte e creando molti accumuli. Insomma, trovare lo spot giusto diventa un rompicapo. Chiamo l’amico Fisio, famoso snowfinder, e mi sconsiglia il Rosa (tanto c’avevo già messo una croce sopra) e la svizzera. Oltretutto l’hanno abbandonato senza macchina e non può muoversi da Parma. Sono quasi tentato a desistere e limitarmi ad una sciata in pista a Madesimo con amici. Verifico meglio bollettini, condizioni e meteo…decido per il Corvatsch. Solo Marzio è con me. Potrebbe essere un Big Day, quindi mi gioco il jolly: se powder dev’essere allora sarò con la Selecta 175 a coda di rondine (vera perché quello spoiler del cavolo l’ho segato via!!!).
All’arrivo la situazione non è delle migliori. Le nuvole basse fanno filtrare poca luce. Inoltre la parte bassa è già tracciata. Poco importa, al parcheggio siamo in pochissimi e ci sono 30 cm di neve asciutta e leggera. In alto il vento tira ancora forte. Ci sarà da stare in campana. Partiamo in zona Furchellas dove la visibilità è migliore e non c’è nessuno. Ci sono evidenti segni del vento da est, quindi mentalmente mi segno una campanella d’allarme su tutte l’esposizioni a ovest anche dei semplici dossetti. Di fatto troveremo diversi accumuli ma, per fortuna, morbidi e poco pronunciati…ma il pericolo è evidente.

Dopo un primo riscaldamento sotto la seggiovia ci buttiamo nella valletta intonsa.
All’ingresso sul piano Marzio apre una bella crepa, segno che il pendio è carico e instabile.

Gli dico di stare tutto a sinistra dove la neve non sarà così bella ma almeno sicura. Parto anch’io a sinistra, ma la neve non è così crostosa come immaginavo ma leggermente pressata dal vento e sciabilissima.

Usciti ci buttiamo sugli ampi pendii verso la seggiovia. Ci sono ancora ampi spazi. Qui c’è un filo di crosta in più ma la mia 175 cm galleggia erompe tutto come un treno merci.
Le nuvole iniziano e a diradarsi. Ci portiamo nel cuore del Corvatsch passando dalla valletta a lato dello skilift. All’improvviso i ricordi riaffiorano e mi ritrovo a tirar curve sulla stessa pillow line: spettacolo!!!
La funivia alta è chiusa. Troppi accumuli e troppo vento. Sentiamo gli scoppi delle bonifiche. Peccato ma la neve qui è ottima e c’è ancora molto da fare. Ci teniamo a sinistra della seggiovia e poi dentro i canalini che portano in basso. In realtà questa era una zona che volevo evitare.
Ci spostiamo un po’ troppo al bordo e ci ritroviamo costretti all’ingresso di un bel pendio vergine. Intorno vediamo scendere da molte persone. Onestamente avrei dovuto risalire e andar via ma, a volte, ci si fa prendere dall’entusiasmo. So già che bisognerà scendere con tutte le precauzioni del caso, uno per volta e il più a sinistra possibile. Parto facendo apposta una curva a uscire verso sinistra e, in effetti, parte un lastroncino di pochi cm che bonifica il canalino. A questo punto riparto deciso, tenendomi sopra lo strato di scorrimento costituito, comunque, da neve farinosa.

Ripensando alla discesa è stata una linea stupenda, ma abbiamo superato un po’ il limite.
La giornata si apre. Non una nuvola in cielo. Ci portiamo verso lo snowpark ma lo ignoriamo bellamente perché a destra c’è uno snowpark naturale con un bel gradone di un paio di metri.

Bisogna saltare! Parto per primo. Arrivo con la giusta velocità puntando non proprio al centro (un po’ me la faccio sotto). Arrivando da sopra sembra bello alto, stacco….volo…atterro morbido…la tensione si scioglie in un urlo di gioia!!!

Proseguo veloce, bisogna tornare a rifarlo!!!!
Sono le 14.00. Basta saltare (in realtà per come è fatto il Corvatsch ad ogni passo c’è un salto più o meno alto da fare). Ci portiamo verso la macchina. Ancora belle discese, ancora ampi spazi da tracciare. In basso la neve s’è fatta pesante e collosa ma comunque divertente.

Arriviamo al parcheggio esausti e felici. Ci sono 5 C°, peccato che scesi dal Maloja ne troviamo 18 C°!!!
Epic day, ci voleva!!!!

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 14 marzo 2011

Uscita didattica – Pizzo Scalotta

Visto che il w-end non prometteva nulla di buono con perturbazione in arrivo da sud ho provato a valicare le alpi e sperare nella loro protezione in Svizzera. Mi sono ricordato della lezione di meteo quando parla del Fohn….da un lato il brutto tempo, dall’altro il sole e il vento secco e caldo. Ho provato a verificare con mano!
Marzio s’aggrega alla gitarella ardente di provare il nuovo acquisto. Con gran colpo di fortuna (un buco di cu…bestiale direi) ha trovato in un negozietto del Tonale una Jones Solution 164 + Spark Blaze + pelli a 1000 euroz….bene, ora è il momento di “muovere le gambine”.
Partiamo alla volta di St. Moritz dove ho preparato 4 gite diverse con l’idea di verificare sul campo quale fosse la migliore. Arrivati al Maloja mi rendo subito conto che la prima è da scartare. Siamo avvolti dalle nuvole e nevischia. No problem, punto allo Julierpass sperando che la situazione migliori. Arrivati sul passo peggio che andar di notte: si vedeva nitidamente solo la strada, ma le montagne ai nostri lati sparivano dopo un centinaio di metri dentro delle nuvole bianche.

Arriviamo all’attacco del Lagrev dove tre sci alpinisti partono per la gita. Ben presto saranno avvolti nelle nuvole. In queste condizioni senza un riferimento e in un posto che non conosco non esco nemmeno dalla macchina! I sorrisi si spengono….se continua così giro l’auto e punto casa!!!
Ultima chance…scendiamo a Bivio, lì, nella peggiore delle ipotesi, possiamo risalire in parte alle piste giusto per fare la gamba e per insegnare a Marzio come si sale con le pelli!!!
Ma appena puntiamo la discesa, incredibilmente, si apre il cielo e vediamo il sole!!!!
Davanti a noi la conca del Piz Scalotta. L’umore s’impenna. Parcheggiamo a Bivio e ci prepariamo alla risalita.
Il primo pezzo è a lato della pista su dolci pendii.

Partiamo con un bel passo pattinato e Marzio subito gode, si lancia in proclami del tipo “Split for ever”, “fanculo le ciaspole”, ecc….ma io che conosco i miei polli aspetto la prima salita vera su neve dura…ed ecco che la split, per chi è alle prime armi, mostra i suoi “limiti”: la pelle non tiene come la ciaspola e appena ti sbilanci in avanti sei sdraiato per terra a pelle d’orso!!! Mi ricordo la mia prima uscita…quante volte mi sono sdraiato!!! In qualche modo superiamo quel primo dosso. Marzio prende confidenza anche se il sorriso è meno splendente.

Arriviamo alla salita vera. La neve è pessima. Dura e rotta con mille tracce. Anch’io faccio fatica (ormai provo a montare i coltelli il più tardi possibile). Marzio si blocca. Non c’è verso di risalire!!! “Marzio monta i rampant”….”eh, non li ho mica presi!!!!”
Vabbè…monto i miei e ci scambiamo le tavole. Finalmente ho l’occasione di provare la Jones!!!
Peccato che i suoi Blaze siano piccolissimi, ho la punta che esce talmente tanto da bloccare la tavola. Inoltre queste pelli custom made della Skitrab proprio non tengono. Nulla a che vedere con le mie Black Diamond. Appena ti sbilanci partono. Effettivamente non è così banale salire. Facciamo altri 100 metri ma la situazione è insostenibile. Ad ogni modo mi rendo conto di come la base larga dei blaze spinga bene sulla lamina consentendo una gran tenuta. Inoltre il peso ridicolo se confrontato con il mio accrocchio. Il perno superlativo e comodissimo. Non ultimo l’assetto da discesa molto pulito, non fa sembrare nemmeno una split!!! Diciamo che m’è venuta una bella scimmia!!!

Arrivati ad un pianoro provo un’altra soluzione…riprendo la mia tavola con le mie pelli ma con i suoi attacchi mentre lui può salire con i miei coltelli. In questo modo risolviamo la situazione e possiamo progredire con passo più spedito. Peccato che progredire “solo” con le pelli quando monterei volentieri i rampant è una fatica fisica e psicologica immane. Ogni tanto pattino. Spesso devo puntare la racchetta per bloccare lo sci a valle. La tensione di cadere e scivolare è forte. Per fortuna è una salita mai pericolosa però l’idea di andar giù non è mai piacevole.
Siamo in vista dello Scalotta ma il tempo peggiora un po’. Inoltre il ritardo accumulato all’inizio ci vincola a sbrigarci. Decido di puntare al vicino Piz Suparè che mostra una bella conca crostosa ma vergine. Saliamo ancora un po’ ma alla fine sono esausto. Sono quasi le 14.00. Decido di scendere.

Configurate le tavole Marzio parte abbastanza timoroso. La neve fa veramente schifo. Faccio un traverso che passa in mezzo alle rocce e mi porto a metà della conca del Suparè. Dove la neve è corrugata si riesce a sciare decentemente. Inizio a fare belle curve quando la punta mi viene tirata sotto da un nano della neve e in un secondo mi ritrovo a ruzzolare…bisogna scendere più controllati.

Seconda parte della discesa, meno ripida ma altrettanto dura e crostosa. Marzio prende confidenza e scende fluido. La Jones gira bene mentre la Venture fa più fatica. In effetti la Storm è più per la fresca e meno all mountain. Sarei curioso di mettere a confronto la Zephyr. Ma confrontare le tavole a vista non è molto probante.

Arrivati a metà della Val Gronda il miracolo: 20 cm di neve fresca non rimaneggiata dal vento o dal sole. Mi torna il sorriso e la mia Venture gira che è una meraviglia a suo agio nel terreno di caccia ideale!

Le velocità aumentano e tra un paio di curve e qualche saltino in un attimo siamo in fondo in località Stalveder. 1150 metri in salita e 1200 in discesa. Aspettiamo il postale e ci coccoliamo le nostre tavoline. Una gita da replicare con condizioni migliori e attrezzatura adeguata. Ad ogni modo c’è uno splitter in più!

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 7 marzo 2011

Pisgana 10 e lode

Dopo la pessima giornata di ieri volevo rifarmi. Non avendo troppe idee, da solo e un po’ stanco decido per una classicissima e frequentata gita: il Pisgana.
Mi sveglio presto e passo da Temù verso le 7.30. C’è già un bel traffico, inoltre il sole già splende e so che farà caldo. Mentre passo dal paese riconosco Marzio con un gruppo di snowboarder guardare una cartina. Scatta la telefonata. In un secondo da solo soletto mi ritrovo con la mitica classe SBA1 di Bergamo. Perfetto.

Agli ovetti rossi del Presena vedo due splitter con Burton Freebird. Purtroppo non ho molto tempo per socializzare, loro vanno per la Busazza e glia ltri sono già saliti. Uno testa il flex della mia Venture (non me la piegare così che si rompe) costatanto che è bella rigida. Saluto al volo, magari ci si becca su Splitboard.it
Arriviamo sul presena. Vediamo alcuni gruppi puntare al dito, al Pericle Sacchi, al Gendarme…ma noi seguiamo la carovana che và verso l’Adamello. In cima la vista del vasto ghiacciaio riempie il cuore.

Partiamo verso il Mandrone. Diversamente dal solito la neve è ottima anche se ha preso sole. Giusto un filo crostosa in basso ma riusciamo a tirare belle curve. Ammetto che mi sono divertito molto in questo che a torto valutavo come un mero trasferimento. La mia Venture ben accetta la neve variabile e il nuovo setup, più centrato, regala un ottimo feeling.

Arriviamo al lago nuovo dove ci si spoglia e ci si prepara per la salita. Dopo l’ultima gita al Piz Arpiglia, dove Pietro mi ha insegnato a progredire ben senza rampanti, decido di salire solo con le pelli. Scelta ottima (grazie Pietro) perché questa è la gita perfetta per la split: poca pendenza e notevole sviluppo. Avanzavo leggero e veloce sfruttando al massimo il passo pattinato, superando diversi sciatori e superato solo da qualche tutina (una molto simpatica: ecco uno degli unici due splitter in Italia…ma vaff….).

A metà salita il mio bel passo non andava più. Sotto la pelle s’era formato un pesante zoccolo che mi bloccava proprio. Prima dello strappo finale al Passo Venezia devo togliere il ghiaccio con il coltello e sciolinare la pelle (per fortuna che ho imparato a portarmi un panetto di sciolina nel kit delle riparazioni).
Riparto leggero e di nuovo veloce. Un fastidioso venticello mi costringe ad avvolgermi nel guscio. Una brezza strana perché soffiava solo in salita, in cima è sparita.
Mancano pochi metri al passo. La neve cambia. Qui ha ventato parecchio ed è dura e compatta. Dovrei mettere i coltelli ma è troppo ripido per fermarmi, inoltre manca così poco.

Allora mi ricordo del consiglio del Cero (quello di piantare la bacchetta alla base dello sci a valle per bloccarne lo scivolamento). Procedo lentamente. Primo voltamaria, secondo, terzo…al quarto, quello decisivo e più ostico, ormai c’ero…un crampo all’anca mi fa sbilanciare, perdo l’aderenza della pelle e inesorabilmente cado e scivolo giù dal pendio. Punto la mezza tavola e lentamente mi fermo, però mi sono bruciato 20 metri. Alcuni con le ciaspole mi sfottono “eri quasi arrivato”…forse pensavano te la sei goduta con la split, adesso paga pegno!!! Metto i coltelli e salgo in un secondo. Ora so che dovevo metterli prima e non rischiare. A questo punto un po’ la figuraccia un po’ la rabbia mi caricano a mille e non mi fermo al passo ma vado più su. Tra il passo Venezia e il passo della Tredicesima c’è una punta, una cinquantina di metri in più, che divoro velocemente.

Marzio segue ma ad un certo punto scoppia. Sarà la quota, sarà che è partito a bomba, saranno le sostanze che assume ma è costretto a fermarsi spompato e nauseabondo. Mi spiace perché arrivati in cima solo uno snowboarder Bolzanino mi precede con la stessa idea: tirare due curve sul fianco vergine. Vede la mia split e mi dice che lui l’ha buttata…preferisce le ciaspole e la tavola rigida, preferisce i canali e il ripido. Inoltre aveva la prima Burton troppo molle. So gusti. Ma la mia Venture non ha mai peccato in rigidità e precisione, almeno fino al momento.
Lui gode della prima linea, ma anch’io da secondo inizio bene la discesa.

I ragazzi partono dal passo tenendosi a destra ingolositi da tanto ben di dio. Il ghiacciaio è molto tracciato ma talmente ampio che ce n’è per tutti. Con Marzio ci portiamo più al centro puntando in mezzo tra le tracce principali. Qui è tutto per noi. All’improvviso arrivo su un bel cambio di pendenza, bello ripido. Sotto è tutto vergine per metri e metri. Mi butto. Mentre disegno curvoni veloci vedo la mia ombra proiettata in avanti. Ad ogni curva il sole si oscura dalla neve che sollevo. Non riesco a trattenermi da urli di gioia e godimento profondo. Questa è vera powder e la mia Venture Storm è nata per questa neve. Oggi è scattato l’innamoramento tanto atteso. Da oggi adoro questa tavola.

Marzio segue la linea. Anche per lui è uno sballo.
Ci riuniamo ai ragazzi appena prima del traverso alla fine del ghiacciaio. Lo superiamo velocemente (se penso ai ravanamenti di ieri ad Alagna mi vien male).

Da qui ricordo un laborioso rientro non troppo divertente. Ma le altre volte era Maggio a fine stagione. Oggi non fa così caldo e la neve è ancora leggera e polverosa fin in basso. Questa seconda parte tra dossi e vallette è altrettanto divertente. Ogni punto è buono per saltare. Ogni sponda è buona per slashare come un surf.

Valle delle valanghe. Non ci sono i grossi blocchi di ghiaccio ma una veloce traccia che ce la fa superare agilemente. Arriviamo verso il bosco. In quattro ci teniamo al centro su una pillow line divertente ma faticosissima.

Gli altri tengono la destra sul traversone. Loro fanno prima, ma noi ci divertiamo di più (credo).
Raggiungiamo la stradina che con divertenti toboga porta fino alla pista. Arrivato nel bosco l’innevamento è buono e si passa sci ai piedi. Velocemente arriviamo in pista e di qui alle macchine. Mai avevo fatto il Pisgana in queste condizioni. Dall’inizio alla fine bellissima neve ma soprattutto divertentissima e continua.
Siamo tutti esausti ma felici. Peccato che sia tardissimo e dobbiamo tutti rientrare perché mi sarei fermato volentieri con questi nuovi amici.
Sarà per la prossima, sicuro che alla prima nevicata questa è una gita da replicare.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

Last day in paradise

S’è rotto l’incantesimo….qualcosa è cambiato, definitivamente e nel profondo. Saranno i tempi che corrono, con sempre più “freeriser” assatanati; sarà che dopo tanti anni ho il palato fino; sarà che lo skialp puro e duro è molto più soddisfacente, ma il freeride paradise non lo sopporto più.
Sabato ho mollato tutti: gita del Cai, forumendoli splitboarder, gite polverose per rispondere al richiamo della polvere Rosa. Con Stefano siamo i primi ad arrivare alla biglietteria. Saliamo e rimaniamo bloccati a metà causa bonifica. L’elicottero girava come un’ape operosa mentre noi aspettavamo che aprisse per i salati. Tutt’intorno la copiosa nuova neve….già tracciata. Ma se ha nevicato solo ieri???? Avevamo già le ciaspole con noi perché immaginavamo questa situazione (certo non così però). Per fortuna la funifor è rimasta chiusa. Quindi eravamo tutti lì pronti per la prima run. Arrivati in cima tutti partono impazziti per fare la prima traccia. Qui è tutto vergine e ancora si sorride.

Noi seguiamo due longboard già viste che sembrano saperla lunga. Puntano allo Stolemberg. Noi seguiamo a ruota. Peccato che il lungo traverso per arrivare all’imbocco ci sfianca mentre gli sciatori ci passano veloci e quasi disturbati dalla nostra presenza.

Finalmente arriviamo ad una bella valletta ma la neve è tutt’altro che polverosa. In basso addirittura crosta. Fatte due curve siamo giù nel pianoro che porta al traverso fino al Gabiet.

Sono le 10.30 e abbiamo perso mezza mattina per fare due curve del ca@@@o….risaliamo sulla funifor direzione vecchia Idren. Anche qui il traverso per arrivare è lungo ed estenuante. Ci buttiamo nel vallone del Bors. Neve collosa e pesante fino alla ipertracciata Balma (più bella e raggiungibile in 5 minuti a piedi dai salati).

Scendiamo cercando di perdere il meno tempo possibile. In testa la voglia di tornare su almeno per fare lo Zube dove potremmo trovare qualcosa di buono. Ma scendere veloci è impossibile. La neve fa schifo. I sassi appena coperti distruggono lamine e solette.

Alla fine arriviamo a Sant Antonio tardissimo con l’umore sotto i piedi e la voglia di tornare a casa.
Ci siamo giocati un bel jolly. Ad ogni modo ci ho messo una bella croce sopra. L’unico motivo per tornare saranno le gite alte, quelle più impegnative e meno (si spera) affollate. Ma per il freeride puro non baratterei più un DeXXX o SanXX per mille Monterosaski.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.