lunedì 25 gennaio 2010

Sassolino inaspettato (sottotitolo: tutto quello che non si deve fare in montagna!)

Sabato. Con Stefano partiamo alla volta di Alagna. Sappiamo che di neve ce n’è poca e sicuramente non fresca. Forse si poteva cercare qualcosa in giro, ma è prevalsa la voglia di fare un po’ d’esplorazione. L’idea era di salire da Alagna, fare la Salza integrale, salire verso il rifugio Q. Sella, scendere ai Piani di Verra e tornare dal passo Zube per la valle dell’Otro. Insomma mezzo freeride, mezzo skialp. Alle 9.30 siamo già alla nuova funifor che ci porterà verso Indren. C’è il sole. Inoltre tutto il lato di Alagna è paralizzato per una specie di gara su pista (mah!?!?!?).

Mettiamo le tavole ai piedi e vediamo il lungo traverso in direzione del colle della Salza. Stefano si rende subito conto che quel traverso per noi snowboarder sarà impossibile. Insisto, non per sfiducia, ne per masochismo, ma solo per capire com’è il terreno pensando ad una futura discesa della valle del Lys. Partiamo. In effetti su quel traverso sprechiamo preziosissimo tempo e tutte le nostre energie.

Inoltre, attirati come api dal miele, ci facciamo tentare da un pendio di neve smollata dal sole e sprechiamo la quota così duramente conservata, per ritrovarci appena sotto al colle dove potevamo arrivare con linea più diretta e veloce (primo scazzo della giornata).

Risaliamo velocemente e ci buttiamo nella Salza sul lato sinistro. Qui l’ombra della montagna ha preservato la qualità della neve anche se ce n’è poca. Diverse volte tocchiamo le rocce ed alla fine non riusciamo a goderci la discesa fino in fondo (secondo scazzo).

Superata la morena restano gli ultimi ravanamenti nel bosco verso Stafal con cui ci giochiamo le ultime energie (terzo scazzo). Arriviamo a Stafal troppo tardi per scendere ai piani di Verra. Saliamo comunque giusto per goderci il panorama e verificare alcune linee interessanti. Mentre ne discutiamo in seggiovia il vecchietto di turno mi redarguisce dall'affrontare quella linea perchè pericolosa..."ti sei informato sulla neve?" Ma non menerà sfiga? Oltrettutto mi ha perforato le reni con i bastoncini..."ah ma hai le tasche posteriori?"...no cazzo, non sono le tasche, sono le cerniere della giacca sotto al braccio e il tuo bastoncino mi sta sbucando dal collo!!!! (quarto scazzo). Scendiamo velocemente e decidiamo d’andare subito a fare lo Zube. In un modo o nell’altro abbiamo perso troppo tempo e arriviamo al passo con un ritardo mostruoso.

Calziamo le tavole e ci buttiamo giù. La neve non è male e si riescono a tirare delle belle curve. Arriviamo ad un bivio. Destra o sinistra? Ne dalla cartina, ne dal gps riusciamo a capire esattamente che direzione prendere. Le tracce che vanno a sinistra sono più profonde e numerose, mentre quelle di destra sono più rade. Se verso sinistra è più frequentato sarà la direzione giusta! Partiamo e troviamo una bella schiena di mulo completamente vergine. Riesco a tirare delle belle curve nonostante verso la fine ci sia un passaggio obbligato comunque ben superabile.

Ad un certo punto sento Stefano che urla ”no, cazzo un canale no!!!”.
Siamo finiti all’attacco del canale Giacchetti.

Sono le 16.30 e siamo un pelo stanchi. Dobbiamo decidere se andare giù per il canale o risalire fino al bivio (ovvero perdere ulteriormente tempo ed arrivare irreparabilmente troppo tardi nel bosco). Mi sporgo un po’ nel canale e verifico che la neve sia buona. In effetti la neve è compatta ma non ghiacciata, con un bel riporto sui lati. Inoltre la pendenza non sembra troppo sostenuta. Inizio a scendere. L’estetica di questo canale è veramente entusiasmante con la bastionata di sinistra che sporge come un tetto. A metà canale la pendenza diminuisce e si vedono gli impianti di Alagna. Dentro di me penso che nella sfiga siamo stati fortunati dato che fare la valle dell’Otro a quell’ora voleva dire trovarsi nel bosco col sole già tramontato, mentre con questo taglio possiamo raggiungere l’automobile in sicurezza. Stefano arriva. Sostiamo un momento in una zona dove il canale si apre e forma una specie d’imbuto.

La neve è davvero buona…alla fine abbiamo trovato anche la polverella (quasi). Si ferma un po’ più giù e concorda con me che, se non altro, è andata bene così. E che neve!
Parto, tenendomi tutto sulla destra dove la neve è più bella. Riesco a fare belle curve. Sono carico. Esco dall’imbuto con una curva verso sinistra dove la pendenza è meno sostenuta. La neve è omogenea, bianca, liscia. Bam!!! Una roccia nascosta. Mi cappotto in avanti ed inizio a ruzzolare…una, due, tre volte… provo a direzionare la lamina ma nulla, è dalla parte sbagliata. Provo a girarmi ma niente da fare…pianto un braccio nella neve e finalmente mi fermo. Stefano mi ammonisce:”mai rilassarsi”. Forse ha ragione. Forse è stanchezza. O forse era davvero inprevedibile quella roccia bastarda. Ad ogni modo mi rendo conto che è andata bene. Mi tiro su. Ci guardiamo…passato lo spavento ci facciamo una risata (amara…). Scendiamo.

Arriviamo tardi alla macchina ma sono comunque soddisfatto. Ripenso alla giornata. Nulla è andato come doveva ma alla fine è andata bene però abbiamo fatto proprio tutto quello che non si dovrebbe mai fare in montagna! Un monito per il futuro.

lunedì 18 gennaio 2010

I tre porcellini al Toula…

Dopo una Madesimo da dimenticare (lasciamo proprio perdere la cantonata totale di quel w-end) avevamo voglia di riscossa. Per fortuna mercoledì ne ha messi 40cm e giovedì, causa nuvole basse, i trifolatori non si sono potuti scatenare troppo. Venerdì è la nostra giornata. Lo sappiamo. Ci crediamo. Ce la meritiamo. Alle 8.00 siamo al solito bar, con le solite facce che iniziano ad essere note. Loro sono un gruppo a parte. Una tribù che richiede tempo e prove iniziatiche ardue per poter entrare. Noi ci mettiamo a lato, silenziosi. Siamo a “casa loro” e non vogliamo sbragare. Alle 9.00 la funivia parte. Si sale con il cuore in gola. Il sole è sopra di noi e laggiù tutto bianco.




Stefano e Bertrand non sono mai stati qui. Oggi tocca a me far da cicerone. Arriviamo sul bacino glaciale. Lassù fa freddo. Ci scaldiamo subito con la traversatina verso il colle del Toula. Niente di particolare ma la quota ci bastona! Arriviamo alla scala un po’ trafelati insieme ad un gruppone di snowboarder toscani, troppo numerosi e chiassosi per farci godere la vista in silenzio. Faccio un po’ di pressing per passare davanti temendo l’effetto “cavallette”. Mentre la guida spiega a loro alcune cose, ne approfitto e parto tirando la prima linea della giornata!!! Che spettacolo. La neve è buona con alcune zone un pelo crostose, ma più che accettabile. Ormai sono rassegnato al fatto che sul Toula la polvere dura solo mezza giornata, bisogna essere rapidi a coglierla, o bravi a saperla trovare all’ombra delle bastionate rocciose. Stefano mi raggiunge per secondo. Si fa un po’ di fatica ma gode!!! Che spettacolo.




Arriva anche Beber. Per lui è la prima di stagione e noi lo mettiamo subito alla prova con una discesa lunga e continua. Arriviamo al Pavillon e scalpitiamo per tornare su…ne vogliamo ancora! In funivia scambio due parole con dei ragazzi che erano qui giovedì ed hanno goduto, seppur per poche ore, della polverella appena caduta. Mi parlano di cesso ed io inizio a smaniare…Arrivati a punta Helbronner ci sono troppe persone…un gran casino. Sembra che il pulmino dell’inps abbia sbarcato 100 vecchietti in direzione Val Blance…Beber è avanti, Stefano appena dietro. Vedo i due ragazzi scavalcare e puntare al cesso. Non posso non approfittare della situazione…rincorro Stefano e gli urlo qualcosa…in verità li mollo un po’ lì pensando che loro non sarebbero venuti (e poi mi tireranno le orecchie per questo).
Scavalco la ringhiera e m’avvio verso il costone che porta al cesso. Loro con gli sci riescono a scendere più agili. Con la tavola mi muovo con molta circospezione dato che la cresta è molto esposta.




Partono loro ed io aspetto che almeno il primo esca dal canale. Appena c’è distanza sufficiente parto. Il primo pezzo ha neve compatta e qualche roccia fuori.




Scendo con molta circospezione, con una serie di curve saltate e massima sicurezza. Su un lato c’è un po’ di crosticina che mi permette ti concatenare due curve. Finalmente arrivo nella parte mediana. Qui la neve è uno sballo.




Mi lancio in discesa cercando di tenere il ritmo e disegnare una bella linea. Tutta quella neve morbida rende le cose abbastanza facili. Farlo da primo…cosa sarebbe stato!!! Ma sono comunque a mille. Saluto i ragazzi e mi porto sul fianco della seraccata aspettando i miei soci.
Loro arrivano e…ma che cazz??? Dov’eri finit??? Ma non si fa così!!!
Scusa scusa scusa…dai, torniamo su che lo si fa insieme!
Detto fatto siamo di nuovo lì.




L’ingesso è complicato ma scendiamo con molta cautela. Si parte. La seconda discesa è ancora più bella. Sciolti i timori reverenziali e l’apprensione della prima volta riesco ad essere più fluido già nella parte alta. Spettacolo. Aspetto i ragazzi fuori dal canale. Arrivano. Stanchi e felici…anche se…meglio un bel pendio tosto che un canale stretto (loro!!!).
Riposiamo un po’ al Pavillon. Il sole ha già appesantito la neve nonostante sia gennaio e la quota non propriamente modesta. Bertrand decide di restare a prendere il sole (solo mercoledì era ammalato). Con Stefano siamo di nuovo su. Siamo un po’ stanchi e decidiamo di scendere dalle scale mentre i “toscanacci” si cuccano un tedesco da favola. Non l’invidio. Siamo consapevoli di non essere al 100% e preferiamo scendere in sicurezza. Ci buttiamo tutto a destra. Qui la neve è ottima. Peccato averla trovata solo ora…comunque un bel godimento.




Raggiungiamo presto il Pavillon. Recuperato Bertrand ci buttiamo verso il canale dei Camosci ma con variante “vergine”. La zona esposta a nord ci regala finalmente la desiderata “polverella” leggera leggera…e il godimento della prima traccia!!!







Arriviamo ad una strettoia che ci permette di superare una balza rocciosa…una frenata sulla roccia viva accende una scintilla…meno male che non c’è un bosco secco altrimenti sai che incendio.




Percorriamo l’ultimo piano fatto di gobbe e curve come una pista di boarder cross. La valle è all’ombra ma le cime sono ancora baciate dagli ultimi raggi. S’accendono di colori vivi e ci scaldano i cuori. Ci fermiamo al bar per la rituale birra. Nonostante la stanchezza vorremmo fermare il tempo per godere di queste emozioni per sempre. Un grazie a Sua Maestà per averci ospitato.



Un grazie di cuore a voi due per esservi a-fidati a me.