Sabato. Con Stefano partiamo alla volta di Alagna. Sappiamo che di neve ce n’è poca e sicuramente non fresca. Forse si poteva cercare qualcosa in giro, ma è prevalsa la voglia di fare un po’ d’esplorazione. L’idea era di salire da Alagna, fare la Salza integrale, salire verso il rifugio Q. Sella, scendere ai Piani di Verra e tornare dal passo Zube per la valle dell’Otro. Insomma mezzo freeride, mezzo skialp. Alle 9.30 siamo già alla nuova funifor che ci porterà verso Indren. C’è il sole. Inoltre tutto il lato di Alagna è paralizzato per una specie di gara su pista (mah!?!?!?).
Mettiamo le tavole ai piedi e vediamo il lungo traverso in direzione del colle della Salza. Stefano si rende subito conto che quel traverso per noi snowboarder sarà impossibile. Insisto, non per sfiducia, ne per masochismo, ma solo per capire com’è il terreno pensando ad una futura discesa della valle del Lys. Partiamo. In effetti su quel traverso sprechiamo preziosissimo tempo e tutte le nostre energie.
Inoltre, attirati come api dal miele, ci facciamo tentare da un pendio di neve smollata dal sole e sprechiamo la quota così duramente conservata, per ritrovarci appena sotto al colle dove potevamo arrivare con linea più diretta e veloce (primo scazzo della giornata).
Risaliamo velocemente e ci buttiamo nella Salza sul lato sinistro. Qui l’ombra della montagna ha preservato la qualità della neve anche se ce n’è poca. Diverse volte tocchiamo le rocce ed alla fine non riusciamo a goderci la discesa fino in fondo (secondo scazzo).
Superata la morena restano gli ultimi ravanamenti nel bosco verso Stafal con cui ci giochiamo le ultime energie (terzo scazzo). Arriviamo a Stafal troppo tardi per scendere ai piani di Verra. Saliamo comunque giusto per goderci il panorama e verificare alcune linee interessanti. Mentre ne discutiamo in seggiovia il vecchietto di turno mi redarguisce dall'affrontare quella linea perchè pericolosa..."ti sei informato sulla neve?" Ma non menerà sfiga? Oltrettutto mi ha perforato le reni con i bastoncini..."ah ma hai le tasche posteriori?"...no cazzo, non sono le tasche, sono le cerniere della giacca sotto al braccio e il tuo bastoncino mi sta sbucando dal collo!!!! (quarto scazzo). Scendiamo velocemente e decidiamo d’andare subito a fare lo Zube. In un modo o nell’altro abbiamo perso troppo tempo e arriviamo al passo con un ritardo mostruoso.
Calziamo le tavole e ci buttiamo giù. La neve non è male e si riescono a tirare delle belle curve. Arriviamo ad un bivio. Destra o sinistra? Ne dalla cartina, ne dal gps riusciamo a capire esattamente che direzione prendere. Le tracce che vanno a sinistra sono più profonde e numerose, mentre quelle di destra sono più rade. Se verso sinistra è più frequentato sarà la direzione giusta! Partiamo e troviamo una bella schiena di mulo completamente vergine. Riesco a tirare delle belle curve nonostante verso la fine ci sia un passaggio obbligato comunque ben superabile.
Ad un certo punto sento Stefano che urla ”no, cazzo un canale no!!!”.
Siamo finiti all’attacco del canale Giacchetti.
Sono le 16.30 e siamo un pelo stanchi. Dobbiamo decidere se andare giù per il canale o risalire fino al bivio (ovvero perdere ulteriormente tempo ed arrivare irreparabilmente troppo tardi nel bosco). Mi sporgo un po’ nel canale e verifico che la neve sia buona. In effetti la neve è compatta ma non ghiacciata, con un bel riporto sui lati. Inoltre la pendenza non sembra troppo sostenuta. Inizio a scendere. L’estetica di questo canale è veramente entusiasmante con la bastionata di sinistra che sporge come un tetto. A metà canale la pendenza diminuisce e si vedono gli impianti di Alagna. Dentro di me penso che nella sfiga siamo stati fortunati dato che fare la valle dell’Otro a quell’ora voleva dire trovarsi nel bosco col sole già tramontato, mentre con questo taglio possiamo raggiungere l’automobile in sicurezza. Stefano arriva. Sostiamo un momento in una zona dove il canale si apre e forma una specie d’imbuto.
La neve è davvero buona…alla fine abbiamo trovato anche la polverella (quasi). Si ferma un po’ più giù e concorda con me che, se non altro, è andata bene così. E che neve!
Parto, tenendomi tutto sulla destra dove la neve è più bella. Riesco a fare belle curve. Sono carico. Esco dall’imbuto con una curva verso sinistra dove la pendenza è meno sostenuta. La neve è omogenea, bianca, liscia. Bam!!! Una roccia nascosta. Mi cappotto in avanti ed inizio a ruzzolare…una, due, tre volte… provo a direzionare la lamina ma nulla, è dalla parte sbagliata. Provo a girarmi ma niente da fare…pianto un braccio nella neve e finalmente mi fermo. Stefano mi ammonisce:”mai rilassarsi”. Forse ha ragione. Forse è stanchezza. O forse era davvero inprevedibile quella roccia bastarda. Ad ogni modo mi rendo conto che è andata bene. Mi tiro su. Ci guardiamo…passato lo spavento ci facciamo una risata (amara…). Scendiamo.
Arriviamo tardi alla macchina ma sono comunque soddisfatto. Ripenso alla giornata. Nulla è andato come doveva ma alla fine è andata bene però abbiamo fatto proprio tutto quello che non si dovrebbe mai fare in montagna! Un monito per il futuro.
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