martedì 9 febbraio 2010

Valanga colposa!

Dopo l’ennesimo w-end di valanghe, tragedie e polemiche mi sono scocciato di tutto il baccano che i media stanno alzando intorno alla questione! Mi sono scocciato per la totale incompetenza di chi per la fretta di realizzare i servizi televisivi, intervista qua e là, chiede a esperti improvvisati (la segretaria della scuola di skialp???), non s’informa a dovere, non si ferma a riflettere su tutte quelle persone che vanno i montagna a piedi, con le ciaspole, con gli sci, con lo snowboard, con lo slittino, a cavallo ecc ecc con prudenza e coscienza, che vivono per quei momenti, che non s’improvvisano dall’oggi al domani.
Guardo la TV e mi sento un terrorista. Leggo il giornale e mi sento un assassino. Parlo con gli amici e mi sento come un delinquente. Non mi stupisce che parlando con le persone si pensi che siano nate prima le seggiovie e le piste che i valloni ed i canali!!!!
Ma chi sono questi per giudicarmi?

Ora ripenso al passato e ricordo il mio approccio al fuoripista: andiamo di qua…buttiamoci di là…saltiamo di giù…saliamo lassù…io in primis molte volte ho rischiato senza esserne consapevole…e magari ho rischiato di coinvolgere qualcun altro che non centrava nulla. Troppo facile andare in fresca con lo snowboard perché mi rendessi conto che la montagna non è uno scherzo…

Poi, un giorno, per caso…il corso di skialp. La svolta. Non che da quel momento mi senta “esperto”…ben lungi dall’esserlo. Ma da quel momento ho capito quante volte il caso, la fortuna e non la mia preparazione hanno voluto sorridermi e preservarmi dal provocare guai seri. Da quel momento ho imparato che serve l’ARVA. Come si usa insieme a pala e sonda. A come si pianifica la gita a casa i giorni prima. A come si legge un bollettino. A come si deve valutare vento, neve e temperatura. A come, dopo tutto questo, sul posto bisogna saper leggere i risultati di questi fattori…perche non basta dire “ il bollettino scrive pericolo 2”…che ne sa il bollettino di quel canale, o di quella valletta…o di quel pendio uniforme dove sotto la neve non aggrappa…A come ci si comporta con i compagni…mai tutti assieme, mai sottovalutare salti e cadute. Beh il manuale è lungo (ed io me lo studio tutti gli anni verso ottobre).

Nonostante tutto questo non basta. Bisogna andare per gradi. Fare esperienza. Farsi accompagnare. Avere umiltà e rispetto. Sapere che alla fine di tutto non è uno sport a rischio 0. Ognuno fa le sue valutazioni e sceglie quanto rischiare (ma con coscienza e non per caso).

Poi guardo fuori…negli ultimi anni mi sono reso conto di come tutti vogliano fare “freeride”. Di come sia facile farsi rapire dalla magia. Da come sia emozionante e divertente sciare in neve fresca. Ma la preparazione? L’equipaggiamento? La conoscenza della zona?
Ricordo che anni fa certe tracce in neve fresca restavano isolate per giorni. A saper cercare trovavi neve fresca anche due settimane dopo l’ultima nevicata. Ora la neve non ha tempo di cadere. C’è una frenesia!!! Ma come puoi divertirti a sciare durante una bufera? Con quale sicurezza? Mi ricordo di un Madesimo tritato da tre ##@@### mentre venivan giù fiocchi a go go…che senso ha???
Tutti sgomitano e scalpitano per il fuoripista ma quanta gente ha l’arva? Quanta gente sa dove sta andando? Cosa sta facendo? Mah…

E lo stato vieta e punisce! Certo che se provoco una valanga e ammazzo qualcuno devo essere punito per omicidio colposo, ci mancherebbe. Al pari di chi investe qualcuno in macchina o centra in testa un pedone mentre sistema un vaso sul davanzale!!! Ma essere punito cosa cambia? Nulla! Si vieta anziché regolare, informare e promuovere. Ma inasprire le pene cambierà qualcosa in un paese dove tutti fanno quello che vogliono???
Ma in svizzera come fanno? In Austria? Eppure i morti ci sono anche là…la neve anche…però bonificano i pendii sovraccarichi, informano sulle condizioni del manto nevoso (il sito SLF è uno spettacolo, AINEVA non me ne voglia), rendono più consapevoli con video nelle stazioni della funivia, vietano e/o segnalano le zone pericolose.
Ma in Italia si fa prima a vietare che sforzarsi di capire cosa c’è dietro. Chissenefrega della libertà!
Ma come si fa negli USA? Lì, l’accesso a particolari zone è vietato se non si è provvisti di ARVA pala e sonda. Certo, essere equipaggiati non vuol dire avere coscienza di ciò che si fa ma è un passo avanti. Inoltre molte piste non vengono battute…certo non è magico come il vallone dell’Olen ma è la via più facile e sicura (nonché economica per i gestori) per approcciare alla neve fresca.

Perché non proporre un patentino? Un brevetto? Fare corsi per rendere più consapevoli? Potrebbe essere l’occasione per disincentivare i “merenderos” e aprire un mondo a chi la montagna l’ama davvero. La motocicletta è molto più pericolosa per se e per gli altri, eppure nessuno la vieta. C’è la patente. C’è l’obbligo del casco. Ma le valanghe fanno sensazione ed i media ci sguazzano (fino al prossimo terremoto o innondazione).

Ma c’è un altro problema. Più grave.
La montagna si sta trasformando in un luna park dove il divertimento è ricercato ad ogni costo...dove la ricerca della neve fresca è folle e frenetica, spinge le persone a rischiare sempre di più, esperti e non, a dover fare, a dover trovare, a dover sverginare. Io in primis mi sento stretto in questa logica. Mi sono rotto dei posti come Alagna o Andermatt….freeride paridise…vero, ma per quanto? Per i primi 30 minuti il giorno dopo la nevicata (quelli più pericolosi). Forse è questo che mi spinge sempre di più a cercare nello skialp il vero freeride.

Più inimità, più consapevolezza, più gusto nella conquista…ma è una scelta dura di chi ama la montagna ed è stufo di vederla trafficata come una tangenziale e stuprata con un sorriso ebete sulla faccia!

2 commenti:

Oli ha detto...

Complimenti per il tuo articolo va nella direzione giusta. Oli

Unknown ha detto...

GRANDE. La pensassero tutti come te...