giovedì 30 dicembre 2010

Corno Orientale del Nefelgiù a 100mt dalla cima.

Dopo la mezza gita di ieri al Sempione mi è rimasta la voglia di fare una bella gita in zona. Marzio mi pacca, probabilmente non molto convinto dalle condizioni della neve e ancora scottato dal solito marmo di Medesimo (quando capiranno che il Groppiera và tenuto aperto ed il canalone bonificato con le cariche e non tenerlo lì a sputtanarsi da solo!!!), quindi sono solo soletto. Mi alzo presto, faccio colazione per strada e già alle 8 sono in Val Formazza.

La fama di questa valle è ben meritata: sembra che il tempo si sia bloccato a cent’anni fa. La strada che porta a Riale permette d’arrivare nel cuore della Formazza, ma per andare oltre servono solo le gambe. Che posto magnifico e surreale. Parcheggio in località la Frua e già vedo le tracce che portano in su.

Ne approfitto e salgo agilmente verso il dosso. Seguendo la traccia mi rendo conto di quante differenze ci sono tra ciaspole e pelli. La salita è meno ripida con più sviluppo. Sembra di danzare tra le gobbe cercando la linea più redditizia. Ah quanto ancora ho da imparare!!!! Ripensando a ieri mi rendo conto che devo ancora maturare molta esperienza.

Dopo un’oretta arrivo in cima al primo dosso. Da qui si punta direttamente al Nefelgiù….emh…non proprio direttamente…ci sono due conchette da superare…il che vuol dire rimontare le pelli al ritorno…ovvero una gran menata con la split!!!!

Continuo a salire nel silenzio più totale. Se non fosse per queste vecchie tracce penserei d’aver sbagliato strada. Non c’è anima viva. Nemmeno sulle montagne vicine. E’ una solitudine inebriante, un silenzio profondo a cui non siamo più abituati. Superata la prima conchetta le tracce si dividono.

A sinistra c’è una comoda punta raggiungibile in meno di un’ora. Inoltre la neve sembra proprio bella. Dritto la seconda conca e la valle finale fino ai corni. Insomma ancora due ore. Ma non sono qua per la neve ma per esplorare questi posti. Tiro dritto.
Arrivo alla valle finale. Ormai ci siamo, manca poco.

Riparto spedito ma dopo solo mezz’ora mi devo fermare a rifiatare…riparto…altri 15 minuti e poi stop…riparto e stop…mi manca la forza. Improvvisamente le gambe arrancano. La gitarella di ieri e lo stop per il ginocchio si fa sentire. M’impongo di raggiungere la sella dove c’è il sole. Con la testa e con il cuore arrivo stremato. Sono a 100 metri dalla vetta ma non ne ho più. Mi godo il sole al riparo dal vento e mangio rimirando un panorama mozzafiato.

In discesa la neve è compatta. Speravo che questo vallone stretto stretto l’avesse protetta di più dal vento. Ci sono zone rivelate, zone dure e altre più morbide. In questo mix infernale mi distraggo e faccio un bel ruzzolone dopo solo due curve!!! Bisogna scendere concentrati, bassi e reattivi come ieri. Bisogna godersi la discesa!!! Riparto e trovo il ritmo. Punto un masso e mi concedo anche un saltino poi taglio tutto a destra verso una valletta vista in salita. Mi fermo sull’ingresso per valutare la neve. E’ completamente vergine. Mi lancio deciso a tirar dritto fino in fondo….neve fantastica!!!! Riesco a fare una decina di curve da urlo…e ne è valsa davvero la pena.

Arrivo sul fondo della conca e sono costretto a proseguire a piedi. Sono pochi metri e non ho voglia di smontare rimettere le pelli…però si sprofonda e faccio una fatica bestiale. Rimetto la tavola…ancora belle curve fino alla seconda conca. Vista l’esperienza precedente ed il dislivello maggiore ripello e con facilità passo oltre. Alla fine mi rendo conto che è un’operazione non impossibile e, anche se è meglio evitare, simile a dover ricalzare le ciaspole.
Sono sul culmine del dosso. Da qui è una discesa continua fino alla macchina per bei dossi e vallette.

La neve scaldata dal sole ha formato una fastidiosa crosticina ma me la surfo con massimo godimento…mi sono guadagnato ogni cm di quelle curve e non voglio sprecarle.
Arrivo alla macchina molto soddisfatto. “Scialpinismo in Valdossola” sta diventando uno dei miei libri preferiti. Bisogna tornare!

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

martedì 28 dicembre 2010

Magehorn fallito

Approfitto delle belle giornate di sole prima del capodanno e vado a trovare i miei amici Michele e Teresa in val Vigezzo. Decidiamo di fare una pellata il 29. In Ossola è caduta molta neve ma ha fatto anche molto vento rovinando un po’ tutto.

Dovremo esser bravi a trovare una gita sicura con neve decente. Inoltre Michele è alle prime uscite con le pelli quindi dovremo fare qualcosa di facile. Passiamo la serata del 28 con le guide in mano… e dopo aver cambiato idea almeno mille volte decidiamo per il Sempione. Sicuramente è un posto emozionante, lontano dagli impianti e ne varrà comunque la pena. Ci svegliamo con calma e arrivamo vicini ad Engiloch. In realtà parcheggio appena più in alto perché non avevo visto l’attacco della gita. Pagheremo poi questa leggerezza. La giornata è limpida. Fa freddo ma il sole e la salita riscadano. Siamo costretti a scendere un centinaio di metri. Con la split già separata procedo con cautela e m’attardo un po’. Arrivati alle baite partiamo per la salita. Decido di predere il dosso boscoso dritto per dritto e non aggirarlo da sinistra come suggeriva la guida (errore da principiante ex ciaspolatore).

Questa scelta si rivelerà disastrosa. Il bosco è troppo ripido per procedere con fluidità e ci costringe a troppe voltate che spezzano il ritmo (almeno ha fatto scuola). Inoltre doppiamo batter traccia in 40 cm di neve fresca facendo faticare ancora di più. Devo ringraziare Dario che ha aperto tutta la prima parte facendosi un bel culo mentre io e Michele procedevamo con fatica in mezzo ai pini.

Dopo un po’ la pendenza molla. Passo davanti per fare un po di ritmo. Inoltre la split crea un bel binario che dovrebbe facilitare le cose. Usciamo dal bosco e la parete s’impenna nuovamente. Qui la neve è stata lavorata pesantemente dal vento. Ci sono sastrugi ovunque ed è bella compatta, per fortuna non ghiacciata e, grazie ai rampanti, procedo spedito.

Michele uscito dal bosco resta stordito dalla bellezza del paesaggio, quasi intimorito, umilmente s’interroga sulla pericolosità di quella posizione. Mi sento abbastanza sicuro nel procedere, anche se c’è la pendenza la neve è compatta e ben legata sotto di noi. Arriviamo finalmente al colle. 600 mt fatti in circa tre ore. Un disastro. Inoltre inizia a salire il vento da nord, particolarmente freddo. La cima è laggiù ma nessuno di noi ha la forza per continuare.

Scendiamo tenendoci a sinistra delle tracce. La neve è difficile. Passa da zone dure ad altre morbide. Con la tavola faccio fatica, devo rimanere basso e reattivo, però riesco a tirare delle belle curve.

Mi giro a rimirare la mia linea in un ambiente incontaminato e già sono felice. Il ginocchio tiene anche la salita, motivo in più per gioire. Dario e Michele scendono più a sinistra lasciandomi da solo. Ne approfitto per un’altra bella linea in solitaria…che spettacolo!!!

Arriviamo al bosco. Qui la neve è finalmente bella, fresca e morbida, protetta dal vento e dal sole. Peccato finisca subito. Arrivo sul piano nei pressi di un ruscello non completamente coperto. Sono costretto a guadarlo facendo attenzione a non….bummm…finire dentro!!!! Per fortuna l’acqua arrivava alle caviglie e gli scarponi han tenuto. Mi libero del ghiaccio e rimetto le pelli per raggiungere il parcheggio 150mt più su. Sono cotto. Come sempre in montagna se non tieni il tuo ritmo fatichi molto di più. Arriviamo un po’ abbacchiati alla macchina. Abbiamo faticato tanto per una discesa veramente misera. Però che posti, che giornata.

Spero sia scattato qualcosa. Magari la prossima volta sarà Michele a dirmi alziamoci presto, andiamo a fare una bella gita da 4 o 5 ore…

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 27 dicembre 2010

Andrermatt regno del freeride e del ravanage

Come smaltire i pesanti pranzi di Natale??? Facile: fare del buon freeride!!!! Il problema semmai è dove andare!!!! Con un po’ di reticenza mi faccio ingolosire dai quei 70cm caduti ad Andermatt anche se in cuor mio già so che la mezza giornata di sole di ieri avrà permesso di tritare tutto e anche di più. Partiamo con Marzio e il Seba. Arriviamo presto. Fa il solito freddo, il sole è ancora dietro le creste ed i pini sono carichi di neve…insomma se non fosse Andermatt sarebbe la condizione perfetta. Saliamo e già dal secondo troncone vediamo che tutto il visibile è stato macinato…anche linee impossibili o inconcepibili (uno sperone piatto dritto, largo non più di un metro, lungo una ventina che butta su un salto di una decina di metri…ho visto solo le tracce ma credo che quello sciatore o aveva le ali o il paracadute…viceversa lo troveranno ancora lì a primavera!).
Siamo in cima. Guardo verso sud. Abbiamo le ciaspole e potrebbe essere un’idea….ma dopo l’infortunio al ginocchio dell’immacolata le mie condizioni sono un’incognita…onestamente potrei sciare 5 minuti ed essere costretto alla ritirata. Partiamo con un riscaldamento easy puntando la partenza dell’ancora sulla destra. Qua e là qualcosa ancora si trova ma è un po’ sconsolante. Per fortuna il ginocchio tiene e già son felice. Dopo 3 settimane di fermo forzato ero abbastanza nervoso. Saliamo con l’ancora e noto sul versante che scende verso l’Unteralp dei bei fazzoletti vergini.

Ci buttiamo dentro e per un centinaio di metri riusciamo a surfare una neve bellissima e leggera…peccato che subito dopo siamo dentro ai bush di Andermatt (una fastidiosissima vegetazione bassa fatta di arbusti che se non ricoperta da metrate di neve rende il tutto veramente fastidioso). Incomincia un super ravanage…oltretutto per non farmi mancare nulla ero con la Selecta a coda di rondine e lunga 175cm!!!! Cerchiamo di raggiungere la parte bassa della pista ma in mezzo c’è una bella gola che ci sbarra la strada. Mi tocca scendere tra gli arbusti e cercare il passaggio migliore…guadagnata la pista mi faccio ingolosire da un bel pratone a destra…come resistere…dopo pochi secondi ci ritroviamo a snowboardare tra le case!!!

Abbiamo perso parecchio tempo. Per fortuna non ci sono molte persone, così dopo poco siamo di nuovo in cima. Non resta che tentare il solito Fensental e se dovesse esser tritato ciaspole e via.
Ci buttiamo a manetta dentro il fensental e…incredibile…è rimasto ancora molto da fare!!!! La neve è stupenda e il tavolone mi permette di superare facilmente anche le zone non troppo pendenti.

Vado giù dritto per dritto sapendo che a metà ci sarà un bel salto di roccia. Sono pronto ad una virata improvvisa a destra quando vedo che il canale centrale è percorribile. Detto fatto siamo dentro. Pochi metri ci sparano sul secondo troncone ancora in buone condizioni…che spettacolo. La Selecta dopo la modifica (ho segato via lo spoiler di plastica dalla coda di rondine) è uno spettacolo: gira al primo accenno della testa, molo meno faticosa anche su neve non leggerissima o a bassa velocità. Ora si che è diventata un’arma per il frerride anche se rimane un po’ troppo morbidella.
La valle diventa gibbosa e ci divertiamo a scendere fluidi sfruttando la forma del terreno…sembriamo biglie sulla sabbia…saltiamo, curviamo in controtendenza, tiriamo dritto…spettacolo!!!

Siamo nella parte finale a destra. So che dobbiamo restare alti per tornare facilmente alla funivia ma il bush è veramente fastidioso. Ancora super ravanage. Propongo di scendere a destra dopo…torneremo a piedi ma almeno il bosco è divertente e sciabile.
Altro giro. Ci stiamo prendendo gusto. Peccato che il cielo s’inizi a velare. La visibilità crolla e siamo costretti a cambiare le lenti. Inizio ad essere un po’ cotto, l’assenza d’allenamento si fa sentire. Terza discesa. Ormai non si vede più nulla. Sono obbligato a seguire le tracce per non finire su salti o pianori.

Temo sia arrivato il momento di rientrare.
Alla fine siamo contenti però…non è più la vecchia Andermatt di 5 anni fa. Come ricordavo la neve, ormai, non riesce nemmeno a poggiarsi. Ormai è satura, è conosciuta e sputtanata. Il business è arrivato anche qui. Lo skipass è schizzato a 50 euro. Insomma una follia.
Me ne vado con un retrogusto amarognolo…e con il pensiero che difficilmente tornerò…addio Andermatt.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

martedì 14 dicembre 2010

Umiltà e testa…le cazzate non pagano. Immacolata a Merano

Ponte dell’immacolata. Sarò per 5 giorni a Merano con fidanzata e genitori. So già che sarà un ponte dedicato più alla famiglia che allo snowboard, ma ho studiato per bene la zona e so che potrò fare delle brevi gite la mattina presto con la split e, magari, ritagliarmi un paio di mattine per snowboardare con gli impianti. Sabato è subito una giornata stupenda.

La neve è caduta copiosa tutto il venerdì ed oggi sembra lì ad attendermi. In realtà ho letto il bollettino valanghe e non è molto incoraggiante: molta neve e molto vento, stati poco consolidati…insomma pericolo 3 ma ho la sensazione che il rischio sia superiore…quindi meglio stare agganciati!
Saliamo a Merano 2000. C’ero stato molti anni fa in bici e vederla con la neve è tutta un’altra cosa. Silvia è fuoriuso con un forte mal di schiena….quindi sono libero per tutta la mattina!!! Mi fiondo giù per la prima pista ma non so resistere…vedo un bel boschetto e mi ci fiondo dentro.

La linea è vergine, non c’è nessuno in giro e sembra tutto lì per me! Nel bosco i pini sono ravvicinati quel tanto per riuscire a fare un bello slalom ma non permettono di vedere oltre un paio di metri…quindi sono costretto a improvvisare ad ogni curva. Riesco a scendere bello fluido…esco dal bosco a mille…girare in questi spazi stretti dove sei costretto a “incastrare” la linea e a usare l’istinto mi gasa a mille. Torno su. Quel boschetto mi da proprio soddisfazione. Ancora una bella linea tutta per me. Solo al terzo giro m’accorgo d’avere un pezzo di ramo incastrato nel guanto…in effetti ho preso una mezza insaccata nel cercare d’evitare un ramo. Mi metto il ramoscello a mo di penna d’alpino per fare un po’ il pirla. Sono gasato. Provo ad andare più su. Merano 2000 ho una sezione centrale abbastanza piatta e noiosa, mentre nella parte alta ci sono due versanti veramente interessanti: quello di destra ha una barra rocciosa con un bel canale…che “fame”.

Per fortuna la seggiovia è chiusa (probabilmente per il pericolo valanghe), almeno non mi faccio tentare, anche se dentro di me una vocina mi ricorda: sei da solo, ci sono gonfie e placche nascoste, è una zona che non conosci….meglio non rischiare. Attraverso la sezione pianeggiante e mi faccio tentare dall’intonsitè che c’è a destra. Mi ritrovo in un’ambiente isolato, abbastanza suggestivo ma poco sciabile. A fatica procedo, rischiando d’arenarmi nella neve profonda.

Sto puntando la partenza della seggiovia ma…in mezzo c’è un bel ruscello!!!! Vabbè…mi tocca passare sperando che la neve non sfondi…alla fine tutto bene, mi faccio una bella risata.
Ho perso tempo, scappo su perché c’è ancora molto da fare. Mentre risalgo studio il fianco della montagna completamente immacolato. Immagino probabili e improbabili linee di discesa. Guardo alla direzione del vento, alle zone omogenee, ai cambi di pendenza immaginando che pericoli potrebbero esserci. Al momento rimane solo una fantasia finchè non vedo una traccia di skialp partire dalla cresta e percorrere tutta la dorsale.

Non resisto. Sfrutto la traccia per portarmi sul versante. Ho deciso di fare una prova per valutare la stabilità, alla peggio dietrofront. Faccio una simil prova del blocco di slittamento e verifico che la neve è parecchio stabile (almeno su questo versante). Due ragazzi m’hanno visto e si fiondano dietro di me. Partono prima (non c’è più rispetto) ma stanno tutto a sinistra verso la pista. Il canale davanti a me è ancora immacolato.

Li vedo rientrare. Bene, dopo quest’ulteriore conferma sono deciso…parto tutto dritto con curve strette sulla massima pendenza. Meglio non tagliare troppo…meglio restare leggeri…appena si apre mi lancio in un bel curvone frontside che mi fa sfiorare la parete…che figata.

Resto veloce anche nella parte bassa….e meno male perché c’è il solito ruscelletto da saltare al volo…vuummm…salto e via…sono gasato a 1000.

Altre tre discese…spostandomi sempre un po’ più in là sempre in territorio immacolato…spettacolo. Sono le 14.30 e Silvia mi richiama all’ordine: dove sei???
Torno torno…ormai sono appagato.

Devo superare di nuovo la banale sezione centrale. Vedo a destra della pista una zona quasi completamente arata delimitata da una staccionata di legno, ora visibile ora ricoperta dalla neve. Oltre tutto vergine. Studio la linea e m’immagino come sarebbe figo saltare la staccionata e serfare oltre…magari rientrando un po’ qui, un po’ là…mi dico: occhio che se ci cadi sopra sono cazzi, sei all’inizio della stagione…però me la sento nelle corde e decido di provare. Salto e mi ritrovo di là…risalto e surfo di qua…ancora di là…vado veloce…la staccionata resta sul mio lato cieco (back side)…dopo tre curve veloci me la ritrovo abbastanza a ridosso e non è il punto dove pensavo di passare ma appena più alto…però sono veloce…salto…passo il paletto di slancio ma con la coda tocco qualcosa che mi sbilancia…cado sopra il palo orizzontale con entrambe le gambe…in un secondo lo schianto…ho preso il palo di sostegno appena sotto il ginocchio facendomi roteare in aria e ricadere nella neve. Sento un dolore lancinante. Per la vergogna e per l’orgoglio mi tiro subito in piedi…mi fa un male boia. Aspetto qualche secondo, forse avrei dovuto mettere il ginocchio subito dentro la neve e aspettare un po’, ma ho paura di non riuscire a rientrare. Raggiungo la pista e lentamente scivolo verso il parcheggio. Mi sento il ginocchio gonfio ma riesco a spingere quindi non dovrebbe essere rotto…ma legamenti e menisco?
Prontosoccorso di Merano…fuori in 45’…tempo record. Ora dalle prove e dalle lastre il ginocchio sembra solo gonfio…però bisogna spettare, finchè c’è il versamento non si potrà fare una risonanza e verificare i danni reali. Passo 5 giorni con ghiaccio e stampelle. Altro che skialp. Penso a come sarebbe potuto andare…ginocchio spappolato e non solo stagione buttata alle ortiche. Mi sento mortificato. Ho valutato tutto al meglio ma non ho saputo resistere. Ero gasato. Ero a mille. Certo, sono cose che possono capitare…potevo schiantarmi contro un pino o atterrare male da un cliff…e questo certo non mi fermerebbe dal riprovare… però, a volte, bisogna avere l’umiltà di rinunciare, di pensare meglio alle conseguenze…perche un mese di stop in piena stagione mi fa molto più male che un ginocchio dolorante.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 29 novembre 2010

Sorbetto Invernale

Si ricomincia. Sabato c’è una finestra di bel tempo tra due perturbazioni. Tutta la settimana ha messo giù neve ma il bollettino dell’aineva mi fa ben sperare: strati sempre più consolidati, pericolo 2, vento dal quadrante nord. Perfetto conosco un posticino che apre sabato, è rimasto intonso, ha quota ed esposizione tali che la neve sarà bella sicuro…inoltre e sufficientemente imboscato per garantire “poca competizione”. Arriviamo a Santa alle 8 del mattino. Fa un freddo polare, zero nuvole in cielo e non c’è un’anima in giro!!! Ma siamo sicuri che apra oggi??? Il parcheggio è ancora uno scheletro di cemento armato e non sono sicuro che sia “accessibile”…parcheggio tra ruspe e ferri arrugginiti…un cartello indica l’accesso alla cabinovia ma, salite le scale, una grata ci sbarra il percorso. Siamo costretti a risalire sopra un tetto innevato fino alla strada…insomma la nostra giornata di freeride inizia così!!! Ore 9 siamo finalmente all’intermedia degli ovetti. Il Tresero sfumacchia nemmeno fosse lo Stromboli…segno che il vento in quota è forte. Anche la direzione è cambiata: in settimana a soffiato da nord stabilizzando i pendii sopravento, ma oggi soffia da sud e le cornici s’erodono proprio in questa direzione: bisognerà valutare bene l’ingresso ai canali e le eventuali zone d’accumulo. Ore 9.20 siamo ancora bloccati…troppo freddo e la cabinovia non parte…siamo solo una ventina di persone ma fremiamo per partire…finalmente ci portano su nella sunny valley con il gatto, morale per circa 1 ora e mezza siamo da soli a goderci l’intonsitè più pura!!! Ormai l’adrenalina è alle stelle…si parte, dai su, eccoci, via!!! Ma??? Che cazz??? Minchia ma che scherzo è??? La soletta letteralmente incollata alla neve!!! Sarà stato il caldo preso al sole o nel gatto riscaldato, sarà che non era sciolinata di fresco, sarà un mistero ma la tavola non ne voleva sapere di scorrere…sembrava di avere le pelli montate al contrario!!! Finalmente guadagniamo la cresta del Sobretta… la cabinovia è ancora chiusa e siamo costretti a restare a bordo pista. La neve è buona (non eccelsa), un filo compatta e pesante da sciare, inoltre la soletta continua a fare zoccolo e la pendenza modesta non aiuta. Però siamo gli unici a buttare il naso fuori…che spettacolo tutto per noi! Ore 11.30 la cabinovia apre anche il troncone superiore. E’ arrivato il momento. Prendiamo la seggiovia che ci scarica nel punto più alto di Santa. Sganciamo le tavole e c’incamminiamo verso la cresta. In cima il cumulo di neve è già imponente. Cerco di capire dove si possa entrare nel modo più semplice e finalmente vedo un passaggio. Calzo la tavola e mi alzo in piedi sull’ingresso. Provo a spingere per vedere la consistenza della neve. Tutto ok la neve e bella compatta ma non dura. Mi accordo con Marzio su come procedere: parto io mentre tu stai qui in zona sicura, quando mi fermo là oltre il canale anch’io in zona sicura parti tu. Metto l’avalung in bocca (non si sa mai) e parto. Il canale è intonso. Saranno 35° al max ma di puro godimento…aprire la prima linea giù dal canale quando l’anno scorso c’hanno letteralmente triturato i maroni con tanto di guida, non ha prezzo!!! Finito il canale bisogna riguadagnare la pista. Restiamo un po’ troppo bassi e nel pianoro finale siamo costretti a far lavoro di squadra per fare la traccia che, però, verrà comoda dopo (agli altri). Torniamo svelti su. Nel frattempo tento di rintracciare un nuovo amico (Andrea da Como) conosciuto a Bormio ma un po’ x un motivo un po’ per un altro siamo sfalsati di mezza discesa. Infatti quando siamo di nuovo in cima li vedo già in fondo nel vallone. Dopo il loro passaggio resta poco e preferisco spostarmi a destra. L’ingresso è più incazzato e passa in mezzo alle rocce. Scendo i primi metri con cautela per poi lanciarmi a razzo sulla destra dove si apre. Mi sparo la sezione tutta d’un fiato, non voglio spezzare il ritmo. Marzio parte dopo di me così da poterlo anche riprendere….alla fine esplode per il godimento in frasi da censurare!!!

Tiro dritto per dritto verso le piste godendomi una bella schiena d’asino che sicura e veloce porta su… un bel salto di roccia!!!! Alt fermi tutti!!!! Gira a sinistra e trova una bella valletta che supera facilmente il salto. Giriamo alla base e puntiamo le piste. In questo modo ci troviamo in una zona di massi erratici coperti da 1 metro di neve, perfetti per fare qualche saltino… Passiamo oltre e intersechiamo un ruscello coperto…provo a saltarlo al volo ma, sbam, sulla sponda opposta!!!! Mi faccio una grassa risata mentre aspetto Marzio che, inesorabilmente, si ritrova anche lui conficcato nella neve fresca…che ridere. Il taglio s’è rivelato proficuo dato che arriviamo diretti alla cabinovia. Nel frattempo il cielo si sta velando. Anche il vento ha rinforzato ma, per fortuna, solo sulla cresta limitando il trasporto a qualche spolverata. Siamo di nuovo in cresta. Ci muoviamo un po’ per andare a prendere un altro canale ancora intonso. L’ingresso è buono. La neve ancora compatta con una leggera crosticina. Ripeto non da 10 e lode ma per essere fine novembre per me è un bingo pieno. Marzio aspetta mentre io mi butto a capofitto…il canale è ampio in alto mentre si stringe verso l’uscita. Cerco di tenere una linea abbastanza compatta sulla destra quando con una curva mi sembra d’aver staccato qual cosina…repentino esco dalla traiettoria con una curva verso sinistra e con la successiva ne approfitto per verificare…ma era solo un po’ di neve superficiale, nulla di più. Mi rigiro verso l’uscita che prendo con una bella curva in contropendenza sul fianco destro, il che mi spara fuori a tutta!!! La gamba dietro è in fiamme ma tengo botta fino al punto più sicuro da dove osserverò la discesa di Marzio. Ci ributtiamo sul taglio alto cercando di guadagnare gli ovetti il prima possibile…arriviamo nel ruscelletto e non mi faccio scappare l’occasione per entrarci dentro e sciarci come se fosse un pipe…esco e…gambe molli molli…è solo la seconda uscita e non sono proprio in forma. La perturbazione arriva. Il vento rinforza e le nuvole si fanno più basse. Decidiamo di rifare il canale per poter seguire meglio le tracce piuttosto che andare un po’ più in là per fare “Manuelita”. Siamo in cresta all’ingresso quando dietro di noi vediamo i ragazzi con gli sci salire verso la cresta con “la forestale alle spalle”. Non perdiamo tempo e ci buttiamo giù prima che ci proibissero di proseguire. Purtroppo la visibilità è calata e ci siamo ritrovati fuori dal canale insieme ai ragazzi che avevano seminato la forestale (finalmente ci siamo incontrati!!!). Non si vede una mazza…quindi apriamo noi che avevamo già fatto quelle tracce alte un paio di volte ma, onestamente, facevo fatica a ritrovarmi. Ad un certo punto nel bianco più totale, puf…via la terra da sotto i piedi…ok, meglio sciare in traccia e belli compatti perché non si vede proprio nulla. Guadagnamo la pista. Sono stanco appagato. Loro domani saranno in zona, a me tocca guidare fino a Milano. Sabato sera, dopo essermi svegliato alle 4.00 e aver macinato neve e km tutto il giorno, ero adrenalinico!!! I miei amici scommettevano su un mio crollo imminente…ma io avevo negl’occhi e nel cuore ancora gli sbuffi di neve, i salti e i tonfi…con un sorriso ebete stampato sulla faccia. N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

mercoledì 10 novembre 2010

Un vallone all’improvviso

L’inverno sembrava già arrivato. A ottobre avevo tirato fuori il piumino e guardavo già goloso e trasognante alle mie amate montagne imbiancate da metri di neve. Molti hanno colto la prima polverella magari allo Stelvio o più in là in Austria mentre ero costretto da impegni a rimandare, a guardare la Grigna tutte le mattine e contare i giorni al primo w-end libero e con tempo bello. Nel frattempo è arrivato lo scirocco. Ero in Puglia in maniche corte e sapevo di amici che facevano il bagno in Sardegna. Pensavo alla mia neve che soccombeva al rialzo delle temperature. In fondo è inizio novembre, può capitare. Sabato è previsto bello e Bormio apre la stagione.
L’anno scorso è stato di buon auspicio perché non replicare? Guardo le webcam ed è desolante. Neve solo in pista, fuori si vedono le rocce affiorare. Inoltre deve aver scaldato parecchio. Però ci sarà sole e la neve sembra ottima. Decidiamo di salire io, Beber e Vale. Sfoggio una bella Yukon nuova di pacca comprata in saldo a maggio e mai usata…insomma non vedevo l’ora. Andremo in pista quindi, quale occasione migliore per rodare tavola e gambe?

Arriviamo presto. La gionata è splendida. I boschi accesi di rosso e giallo lasciano il campo al bianco della neve ma solo dai 2000 mt in su. Ne avevo bisogno. Erano 3 settimane che non respiravo aria di montagna e sole.
Avevo lasciato Bormio quest’estate in mtb, ora guardandoo verso il Ghiacciaio dei Forni e alla Val Zebrù il panorama è diverso. Già inizio a fantasticare sulle possibili gite con la split, da Punta San Matteo alla Traversata S.Caterina Bormio 3000…che spettacolo sembra primavera invece è solo il primo giorno della stagione!!!

Facciamo qualche pista di riscaldamento. Ogni anno la prima discesa è un po’ disorientante. Mi allaccio la tavola chiedendomi come si userà questa “roba”, sembra la prima volta ma appena mi metto in piedi tutto torna alla mente, tutto diviene familiare. Certo mi sento un po’ legato ma dopo pochi minuti inizio a spingere bene. La tavola è una bomba (la Yukon è sempre una sicurezza) e mi diverto alla grande nonostante la neve in pista sia abbastanza dura. Mi concedo piccole divagazioni bordopista, c’è del morbido ma so cosa c’è sotto: rocce affilate e appuntite pronte a distruggermi la soletta. Resisto ma Beber scalpita. In effetti la neve fuori è più morbida del previsto. Bormio è proprio magica.

Pausa pranzo, ci godiamo il sole, scambiamo due chiacchiere mentre il cagnone del rifugio ci mendica del cibo (golosone). Ecco che spunta il Bordons…ciao, allora, com’è? Hai aperto il Vallone? Ma rocce? Si può fare??? MITICO
Beber andiamo!!!

Per lui è la prima volta a Bormio ed è subito stregato dal regalo che ci viene offerto così inaspettatamente prematuramente. Tre discese mitiche, con neve invernale e ottimo fondo (giusto qualche roccetta in alto, ma un giusto prezzo da pagare), più crostosa in basso ma quando ormai il più era fatto. Tre discese sempre diverse, trovando sempre linea vergine, salti, contropendenze. Mai avrei pensato di cominciare così!!!

Recuperiamo la Vale. La giornata volge al termine e dobbiamo rientrare. Domani porta nuova neve… slurp.

martedì 26 ottobre 2010

Grignone da Cainallo TRK

Finalmente è arrivato il sabato…il sole dei giorni scorsi non ha sciolto troppa neve e su allo Stelvio c’è da divertirsi…ma no…ancora no…ancora brutto tempo. Cosa faccio? Stare a casa proprio no…allora me ne vado a camminare. Si provo a salire sul Grignone da Cainallo (altra skialp dalla nord di questa splendida montagna del Lecchese) e, magari, ne approfitto per una divagazione fino al Passo Zapel per vedere com’è la calata giù per quel canale. Il tempo non è dei migliori ma sono previste nuvole alte e niente precipitazioni, quindi mi fido e vado.
Da Cainallo prendo il bellissimo sentiero che percorre la montagna a metà fino al Rifugio Bogani.

Mentre cammino rifletto su come sarebbe quel sentiero con la neve e con lo snowboard. Un sali e scendi estenuante per i primi 400 mt che rende la gita non proprio favorevole alla tavola. Inoltre le alte pareti che svettano sul sentiero non promettono nulla di buono. Se dovesse scaricare finiresti di sotto in mezzo al bosco.

Arrivo al Bogani e qui, finalmente, si aprono dei bei pendii a forma di vasca. Qui si che sarebbe interessante ( ma siamo già a 1800 mt e sarebbero solo 600 mt di dislivello in discesa contro 900 mt di sano sbattimento). Inizio a salire e i prati si tingono di colori…

dal verde passano al bianco della prima neve…poi alle sfumature del giallo degli aghi di pino caduti qui e là.

Presto sono nel bianco più totale avvolto dalle nubi. Vorrei tornare indietro ma il sentiero è ben battuto se pur scivoloso…e devo ancora sfogare lo stress di non potermi godere il w-end, quindi procedo a testa bassa.

A un certo punto le cose si complicano. Ci sono dei passaggi con catene. Relativamente banali se fosse estate, ma con quella neve viscida e catene ghiacciate mi complicano un po’ la salita.

Non posso rischiare di farmi male a inizio stagione!!! Procedo. Inizio a sentire freddo ma ci sono quasi. A un certo punto un cartello mi lascia sgomento: “pericolo crepaccio”….crepaccio???? a 2000 metri????

La cima non si vede ma l’altimetro non mente. Mancano solo 50 metri. Ancora uno scivolo bastardo con una catena sulla sinistra. Supero anche l’ultimo ostacolo e sono in rifugio!

Siamo in pochi. C’è un tempo da lupi ma dentro fa caldo. C’è un bel clima di pochi intimi e affezionati frequentatori del Brioschi. Vorrei pranzare ma…il portafoglio???? A casa!!!! Mi scaldo qualche minuto e decido di scendere. Chiedo per il nevaio e mi confermano che dovrebbe essere meno complicato della salita che avevo portato a termine. Peccato che non fosse battuto ne indicato da paline. Da solo con visibilità a 10 metri proprio non mi fido. Meglio scendere per dove son salito, almeno so cosa mi aspetta.
La neve è morbida. Dev’essere rimasta fredda nonostante il sole perché non s’è fusa e rigelata. La discesa è un po’ viscida e ogni tanto mi sembra di sciare con i soli scarponi. Supero i passaggi con le corde (riesco perfino a cadere) e non vedo l’ora d’arrivare fuori dalle nuvole. Finalmente sbuco sui prati che dominano il Bogani.

Inizio ad aver fame ma non ho voglia di mangiare il panino che avevo nello zaino…fa freddo e voglio tornare alla macchina il prima possibile (sta iniziando a nevischiare).
Ho camminato quasi ininterrottamente per 5 ore ma non mi sento stanco. Nonostante il tempaccio è stata una gita quasi surreale e ne è valsa la pena.
Sta nevicando tantissimo. 80 cm in Valtellina. La scimmia sale. Ma dovrò aspettare ancora. Meglio così, meglio lasciare che la neve si compatti, faccia fondo, diventi sicura. Intanto mi preparo per il momento è arrivato!