domenica 25 aprile 2010

Breithorn dal Sempione – skialp

La settimana è iniziata subito bene. Lunedì ricevo i libri che avevo ordinato…tra cui “Scialpinismo in Valdossola”. Ignoravo completamente questa valle e la sua “relativa” vicinanza a Milano. Questo libro mi ha aperto un mondo! La prima conseguenza è stata di leggere e rileggere tutti gli itinerari. Suddividerli mentalmente per dislivello, esposizione, difficoltà e bellezza. Ma come poterli giudicare da poche righe e una foto in bianco e nero. La mente vaga libera. Cerco su internet ulteriori informazioni….ma vorrei farli tutti!!! Basta seghe mentali…battezziamone una…una classica…iniziamo ad andare sul posto e farci un’idea della zona…
Siamo io e Tex (new entry conosciuta il w-end precedente sul Pisganino). Si decide per salire al Breithorn dal passo del Sempione. La salita è condivisa anche da chi andrà a fare il Monte Leone, inoltre il Breithorn con i suoi 3436mt permetterà una bella vista su tutte le cime attorno.
Parcheggiamo all’ospizio verso le 7.30. Secondo me un po’ tardi, secondo Tex troppo presto. Alla fine avrà ragione lui per la neve (non ha fatto particolarmente caldo ed è rimasta un po’ duretta), io per il meteo (un’ora dopo e le nubi avrebbero riavvolto tutto costringendoci alla resa).
Il parcheggio è pieno.

Siamo nel paradiso dello skialp. Vediamo file risalire un po’ ovunque…ma la nostra meta ha un percorso abbastanza ovvio e obbligato. Il sole fa capolino da dietro. La neve è dura. Si sale rapidi sfruttando i rampant. Molti non li usano subito ma ormai con la split mi sento più sicuro. Tex parte come una locomotiva. Già dopo pochi minuti mi prende 50, 100 metri che non riuscirò più a colmare. Lo lascio andare, preferisco tenere il mio ritmo e non farmi tirare il collo. Arrivo al traverso sotto l’Hubschhorn in leggera discesa…ed emergono tutti i limiti della split.

Mi sono reso conto che in discesa non si può lasciar scivolare le mezze tavole come gli sci, pena la perdita di controllo o peggio, il rischio di strappare gli attacchi dalla tavola (meno male che ho boccolato anziché avvitare!). Fatico non poco a passare questo punto…per fortuna ora si apre il bel ghiacciaio dell’Homattu che porta più o meno dolcemente al colle a 3300mt.

Tex è ancora avanti. Sono due ore che saliamo a buon ritmo senza sosta (se non per qualche scatto). Mi sono imposto di fare una pausa di 10’ dopo le prime due ore ma lui è avanti e sembra non voler sostare (dovevo portarmi la carabina!!!). Per fortuna rallenta (ovvero mi aspetta) e riesco a riprendere fiato. Siamo già a 3000mt…
Ripartiamo…gli ultimi metri fino al colle pesano di più…sarà stata la pausa? O la partenza forsennata? O la quota? Ad ogni modo guadagniamo il colle. La vista si apre sul Monte Leone e sul ghiacciaio alla sua base.

Lo spettacolo è immenso. Il traverso per il Leone è “sconsigliabile” allo snowboard…perciò, come da programma, puntiamo a destra alla vetta del Breithorn…in fondo la cresta è dolce e mancano davvero pochi metri.

Arriviamo in cima abbastanza presto. Sul lato sud la neve sembra migliore (forse ha beneficiato della spolveratine della notte). Potremmo tentare la traversata ma le nuvole dicono no! Ci sistemiamo per la discesa, ci cambiamo, foto di rito (peccato per un gruppo di francesi che si sono “accampati” proprio sulla croce…ma con tutto il posto che c’è dico io!!!) e poi subito giù al colle dove tira meno vento (la quota si sente).

Riposiamo un po’ ed aspettiamo che la neve smolli al punto giusto…ma le nuvole dal lato sud decidono d’irrompere nel vallone…meglio non tardare!

Il primo tratto di discesa è su crosta portante…insomma oggi non siamo di certo qui per la neve…ma quando arriva il firn più bello ci ritroviamo nella nebbia più totale…per fortuna seguendo le roccette riusciamo a sbucare sotto le nuvole dove c’è ancora il sole…ma ci siamo sprecati 200/300metri…
Rimboccate le maniche andiamo a cercarci qualche linea ancora intonsa tra le roccette (grande Tex, vedo che ti piace esplorare come il sottoscritto). Non male.

Superiamo il traversone bastardo molto meglio che all’andata…e siamo sull’ultimo pendio che affaccia all’ospizio. Troviamo una bella valletta ma…la neve cede di schianto…è talmente lenta e pappona che sui falsipiani restiamo invischiati…a fatica tiriamo le ultime curve…siamo al parcheggio, non troppo stanchi ma molto soddisfatti.

Personalmente ho scoperto un posto fantastico ed un nuovo buon compagno d’avventure…bottino ricco!
Guidiamo verso l’Italia quando ci si para di fronte la meta della prossima gita…il Boshorn.

L’ho riconosciuto subito…in fondo ho fatto bene a studiarmi il libro tutta la settimana…a presto.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 19 aprile 2010

Corni di Bedole Skialp

Oggi ho capito che sfiga e fortuna hanno un confine davvero labile…soprattutto in montagna dove le condizioni cambiano da minuto in minuto; dove ora c’è bella neve, ora crosta, ora pappa; dove a volte ti trovi 40cm di fresca senza aspettartelo, altre non te la puoi godere perché le nubi compromettono i giochi.
Partiamo da Milano destinazione Passo del Tonale. L’idea è di fare il Pisganino magari salendo fino ai Corni di Bedole. Quando arriviamo c’è un bel sole, ma il vento già spinge nubi minacciose. La punta dell’Adamello è nascosta.

Salendo al ghiacciaio Presena inizia a nevicare. Fa freddo. Forse sono vestito un po’ leggero. La discesa fino al Mandrone m’infreddolisce ancora di più. Non vedo l’ora di mettere le pelli ed iniziare a salire. Ci sono diversi centimetri di neve fresca. Sembra che la rapida perturbazione della nottata ne abbia messi molti di più dei 5 cm previsti. Però sotto la neve è marcia. In alcuni punti si sprofonda in pericolosi buchi. L’esposizione sud certo non aiuta. Ad un certo punto ci sentiamo un po’ persi.

Le nubi ingoiano le cime ed uniformano il paesaggio. Per fortuna avanti a noi molte formichine già salgono chi al Pisgana chi al Pisganino. Inoltre la preziosa traccia gps ci dà una vaga idea che bisogna andare un po’ più in là.
Finalmente mettiamo le pelli. Nonostante la neve sia morbida metto subito i rampanti come precauzione in più. Saliamo. Come sempre i primi 200 mt sono un po’ pesanti ma poi il ritmo entra, le gambe girano, il battito si regolarizza ed il fiato diventa continuo. Appena sotto al colletto la pendenza aumenta senza mai diventare estrema…anche se qualche skialp si sdraia (eh eh…io ho i rampant!!!).

Al colletto tira un vento e un freddo…io sono sudatissimo (al solito) e mi devo mettere tutto quello che ho prima di congelare. Il gruppo si ricompatta. Nel frattempo s’è unito a noi un altro ragazzo tavola munito, si rivelerà una piacevole conoscenza per progetti futuri.
Puntiamo ai Corni anche se le nubi scoraggiano ma voglio fare più dislivello ed anche Beber (in gran forma) scalpita.
Arriviamo proprio sotto ai Corni e….il cielo si squarcia. Il sole illumina la “vasca” del Pisganino mostrandoci ben 40cm di fresca pronta per noi.

Chi ha già iniziato la discesa urla e gode. Il passo accellera pensando alla discesa. Arriviamo in cima. Foto di rito.

Nemmeno un panino, ci prepariamo subito per la discesa, bisogna cogliere l’attimo. Cerco un posticino per sistemare tutto. Mi rendo conto che le operazioni per ricongiungere la split, togliere le pelli e sistemarmi sono un po’ lunghe. Mi allaccio la tavola, alzo la testa pronto per partire e… nubi ovunque! Beber è già sceso di 50 metri ma non riesco nemmeno a vederlo. Sento la sua voce ma non ne colgo nemmeno l’ombra. Aspettiamo. Sempre peggio. Inizia a nevicare. Cambio la lente in favore di quella gialla. Nulla. Non si vede una mazza. Aspettiamo. Ancora peggio. Beber chiama, ma noi non lo vediamo nemmeno. Ancora qualche minuto. Ora le nubi si alzano quel tanto da cogliere i dettagli delle tracce davanti a noi. Questo è il momento, ormai il sole non lo vedremo più. Si parte. La neve è stupenda. Dopo pochi metri la visibilità torna buona.

Certo non il sole ma meglio che il white out di prima. Divoriamo avidi il pendio giocando con le tracce, incrociando e ollandole via. Arriviamo in fondo dove ci si deve incanalare in un passaggio obbligato (anche se in realtà a sinistra c’era un bel canale vergine che si poteva fare).

Qui la neve è pesante. Inoltre già tritatissima da chi è passato prima di noi. Ormai il bello è passato. Sappiamo che da qui è solo “rientro”. Arriviamo nella valle che l’hanno scorso era nominata “valle delle valanghe”. Mi ricordo di certi frigoriferi di ghiaccio che obbligavano ad un dribling estenuante per noi tavolari.

Quest’anno la discesa è decisamente più agile. Arriviamo al bosco (dove 4 baldi vecchietti con la barba lunga che sembravano elfi del bosco, con tanto di patacca di guida alpina, ci hanno sverniciato sciandosi anche ram, sassi e pigne!!!) ed in breve alla taverna degli Orsi.

Recuperata la macchina ci si ferma per la meritata birra…e già a discutere su gite future e discese nel cassetto. Il tempo sfugge ma c’è ancora tempo per goderci questi scampoli d’inverno.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 12 aprile 2010

Da Quadro a Sancia - skialp

Sabato 10 Aprile. Tempo di gite. Ho passato la settimana con la cartina Svizzera 1:50000 della zona Madesimo in mano, a valutare quale cima fare. In realtà è stato “amore a prima vista” per il Pizzo Quadro. Trattasi di una cima di 3000 metri, con un bellissimo vallone nord tutto da godere. Secondo la cartina (che riporta gli itinerari di skialp) si sale da Starleggia al passo di Servizio passando per il costone sud, per poi divallare a quota 2700 appena sotto alla cima e scendere per il vallone nord. La strada per Starleggia è chiusa fino a maggio, quindi si parte dal campeggio proprio di fronte al parcheggio della funicolare di Campodolcino. Ore 7.00 si parte.

I primi 400 metri sono su strada tortuosa e scarsamente innevata (che mi costringe a salire a piedi). Non c’è modo di tagliare dato che si sale in mezzo a balze rocciose. Inoltre c’è un velo di ghiaccio che rende particolarmente incerto e faticoso il passo. Sto arrancando da un’ora scivolando come un pattinatore con uno zaino da 20kg sulle spalle…mi sto spazientendo quando, finalmente, la strada ritorna completamente ricoperta di neve. In pratica hanno provato a spazzare la strada, con insuccesso, poi hanno desistito. Ora i cumuli di neve durante il giorno si sciolgono allagando l’asfalto, ma di notte tutto si ghiaccia rendendo il percorso un disastro. Scarico la split dallo zaino ed inizio a procedere su traccia dura e ben battuta (c’erano tre ciaspolatori davanti a me). Senza l’enorme fardello ora mi sembra di volare. Arrivo a Starleggia. Il paese dorme sotto una spessa coltre nevosa.

Non credo ci abiti nessuno durante l’inverno. Molti camini sono incellofanati per evitare che la neve entrasse ad intasarli. Sono stufo di seguire la strada e decido ti tagliare seguendo il sentiero che passa in mezzo alle case. Arrivo in un piazza lino con un muretto. C’è una scala stretta ma con la split non si passa. Taglio dal muro. Mi avvicino e…vuumm…la neve cede e sprofondo con tutta la gamba, bloccata dalla neve che preme sulla mezza tavola. L’altra è rimasta fuori e mi forza in una posizione accartocciata e imbarazzante. Ma come cazzo….a fatica mi libero…mi rendo conto che è andata bene, potevo farmi male…a volte si teme così tanto i pericoli naturali e poi…
Lascio Starleggia e la strada alle spalle.

Superata questa fascia rocciosa si apre la valle. Il panorama è incantato. Ci sono alpeggi sparsi qua e là…dormire quassù dev’essere uno spettacolo. Il silenzio m’avvolge. Siamo a quota 1800…sono partito da 990…ma non sento la fatica…lo spettacolo che mi si para davanti mi dà energia. Davanti a me una conca naturale. Con la mente immagino la traccia da percorrere. Meglio passare di lì. Là no perché potrebbe svalangare. Punto su e poi giro così la pendenza sarà più dolce…

Sono assorto tra questi pensieri quando controllo la traccia gps…e m’accorgo d’esser fuori traccia di 500 metri!!!
Ferma tutto. Tira fuori la cartina. Mi oriento di nuovo. Mi rendo conto che sto puntando al Pizzo Sancia. Il Pizzo Quadro è a sinistra, ma…non posso crederci. Il Pizzo Quadro si presenta come una punta nera, rocciosa. Gli ultimi 300 metri sarebbero comunque in sciabili. Riconosco la sella, ma la linea di discesa non è chiara. Ci sono canalini che s’interrompono, roccette un po’ ovunque e, soprattutto, valanghe cadute un po’ ovunque, con molta neve dura o, peggio, molta neve che è rimasta lì appesa…se avessi seguito il giro alla lettera mi sarei trovato sopra quel versante senza la possibilità di vederne la discesa integralmente… insomma mi sarei cacciato proprio in un bel guaio!

Mi volto verso la vetta che stavo puntando. Si chiama Pizzo Sancia, 2714mt, esposizione nord-est. Non è meno della quota che avrei potuto fare, sci ai piedi, puntando al Quadro. Inoltre il suo bel pendio già mi fa pregustare la discesa. Benissimo, mi rimetto in marcia.
Arrivo a 2400mt. Mancano 300 metri ma la pendenza si attesta sui 30° e la neve riscaldata ed inumidita tende a scappare un po’ da tutte le parti. Sono stanco e procedo a fatica con numerose diagonali e inversioni. Il ciaspolatore avanti a me non fa meno fatica. Per un momento spero di poter sfruttare la sua traccia. Tolgo un piede e forzo. Sprofondo di pochi cm. Benissimo, tolgo tutto, ne approfitto per togliere un gigantesco zoccolo di neve dalle pelli e parto. Nemmeno un passo e sono giù nella neve fino al ginocchio. Impossibile avanzare così…tutto da rifare. Ora le pelli sono sgombre ma ghiacciate…sembrano fare meno presa. Ogni 10 passi sono costretto a rifiatare. Manca così poco ma sto spendendo ogni briciolo d’energia residua. Arrivo alle roccette dove la traccia sparisce…finalmente spiana. Gli ultimi 50 metri sono più rilassati, ma non meno faticosi. Arrivo in cima. Sono le 13.30. Sono solo (i ciaspolatori si sono fermati al Bivacco Ca Bianca a 2500). Mi guardo intorno e mi sento colmo di felicità. Mi sento in estasi mistica (probabilmente un riflusso d’endorfina nel sangue). Esausto mangio un panino sperando mi ridia forze per tornare giù. Mi prendo una buona mezzora. Mi preparo. Le prime curve sono un po’ incerte. La neve è morbida e compatta, ma le mie gambe sembrano disabituate al controllo della tavola. Mi fermo. So che la discesa sarà rapida e non posso giocarmela dopo tanta fatica. Mi rialzo e parto concentrandomi sulle curve. Mi sono ripreso. Arrivo sulla parte più ripida.

La neve è ottima. L’avevo studiata attentamente salendo, ho visto che a destra è rimasta protetta dalla cresta. Non ho voluto rovinarla nemmeno con la traccia di salita per godermela poi. Ci sono solo io…e la mia firma resterà solitaria per un po’. Mi fermo poco sotto per scattare una foto…purtroppo da dove sono io non si coglie…ma è ben vivida nel mio cuore. Pochi secondi e mi ritrovo su un punto pi aperto e pianeggiante. Qui la neve è pesantemente scaldata. Mi maledico per non aver sciolinato la tavola. Sono costretto a mantenere la velocità per evitare d’impantanarmi.

Arrivo sopra l’ultimo cambio di pendenza sopra la Valle di Starleggia. Ho due opzioni: seguire la traccia di salita in diagonale e scendere per il lungo e continuo piano anche se scarsamente inclinato, o buttarmi dritto dentro il canale che punta al centro del bacino idrografico…non ci penso nemmeno e tiro dritto…belle curve fino al piano. M’infosso tra le anse del torrente ora coperto, ora più libero.

Devo camminare per uscire da qui…mi giro a salutare la bella vetta. Una lunga salita per pochi secondi di gioia, ne vale sempre la pena. Il resto della discesa non è entusiasmante…nemmeno il bosco ha preservato la qualità della neve. Ora scendere è veramente pesante. Arrivo alla strada asfaltata passando per una cava attiva (segnali di pericolo mine mi fanno un po’ impensierire). Il perfido ghiaccio ora è sparito.

La discesa è più agile anche se infinita. Arrivo alla macchina. Fa caldo. La neve disciolta crea cascate e torrenti impetuosi. La copertura è ancora elevata ma il caldo è vorace. Bisogna partire da più in alto…ma dopo la gita di oggi, so che la stagione è ancora lungi dal termine.

martedì 6 aprile 2010

Pasqua Dolomitica

4 giorni tra sciate stupende, mangiate pantagrueliche, risate fragorose e grandi emozioni.
Giovedì notte io e Silvia arriviamo a Selva in Valgardena. Ha appena finito di nevicare, il paese è imbiancato sotto 30cm di polvere leggera viste le temperature “invernali”…ma il calendario segna aprile????
Come sempre la notte non scorre. L’ansia mi tiene sempre sveglio e fatico a raggiungere le 6.30 con sonno continuo…poi non ce la faccio più e m’alzo. C’è il sole. La neve è fredda. Decido per l’Alpe di Siusi.

Si tratta di un altipiano incantato tra il Sassopiatto e lo Schiliar…un posto da favola per sciare con la fidanzata o con la famiglia…assolutamente inadatto al fuoripista!!!! Le pendenze sono così banali che si fatica a procedere in fresca…qualche bella linea si riesce a tirar fuori nei boschetti...

o camminando un paio di miuti sul colle dopo il km lanciato…ma poca roba…però la mia Silvietta mi dà grandi soddisfazioni…queste autostrade deserte sono l’ideale per perfezionare la sua tecnica…ne approfitto anch’io per girare in switch…almeno siamo ad armi pari…

là in fondo la focella del Sassolungo, mi viene in mente le pagine di Tremolada e la famosa traversata…chissà che neve ci dev’essere là…forse potrei domani…

chissà i ragazzi al Corvatsch cosa staranno combinando… Sclero un po’…ma poi vedo Silvia scendere con il sorriso stampigliato in faccia…e sono felice anche di stare i questa flat-land…


Sabato: andiamo a Plan de Gralba per sciare sotto al Sassolungo. C’è il sole ma qui la neve è ancora buona, protetta dall’imponente parete della montagna. In alto il sole scalda e di continuo scendono delle colate dall’alto…sono molto spettacolari…ma mi fan pensare che fare la traversata sarebbe stato un po a rischio…mah.

Finalmente le piste sono un po’ più serie dell’Alpe…quindi ci si diverte molto di più. Anche Silvia si scatena e gira veramente bene anche su pendenze più elevate. Mentre lei scende in pista io mi scateno nei boschetti, saltando ovunque posso.

Verso le 13.00 si ferma al rifugio, le 7 ore di ieri si fanno sentire…io mi scateno! Cammino per 10’ verso la base del Sassolungo. Arrivo sopra una bella valletta che dà sullo skilift. Vergine. Purtroppo le nuvole oscurano un po’ la visibilità e sono costretto a scendere nel bianco un po’ ovattato…ma la linea è stupenda…mi fermo, mi volto a rimirare quelle 4 curve…non è certo l’Holzer ma ne sono fiero!!!

Il cielo è sempre più cupo, quindi punto sotto la funivia del Piz Sella dove ho visto un bel ingresso incazzato. Entro su un muretto a 50° (credo, era veramente verticale) con una roccia proprio in mezzo…o salto o…grazie ad un amico pino usato come corda supero la strettoia e s’apre un bel boschetto praticamente vergine…dalla funivia vedo la mia linea…e m’accorgo come sulla destra, superata la rete di protezione, ci sia altro materiale da tritare!!! L’ingresso è un po’ d’assassino…temo da un momento all’altro che arrivi qualche Caramba ad arrestarmi!!! Ma nulla, si và ed è ancora una bella discesa…
Mi sposto a destra della seggiovia Ciampinoi…c’è da effettuare un lungo traverso che dà su un bel pendio aperto e poi bosco…spettacolo.

Torno velocemente su, pronto per un’altra run…ma sta nevicando forte e Silvia mi crede disperso!!! Rinuncio e scendiamo alla macchina…dobbiamo andare a Predazzo facendo il passo Sella verso Canazei…e con la neve…
Sulla strada incrociamo dei tavolari di rientro dalla Val di Lasties…beati…ma non mi lamento.

Domenica: il meteo dava brutto…in realtà la giornata è segnata da nuvole alte che scorrono veloci facendo filtrare ogni tanto il sole. Tutti dormono. Saliamo al Lusia solo io e il Teo. Lui con degli sci da 198cm dritti come binari…vabbè scieremo un po’ assieme in pista ovviamnte. Vista la giornata non mi porto nemmeno la macchina fotografica…non metto nemmeno l’arva ma, per fortuna, lo infilo nello zaino. Qui verso nord la neve sembra veramente buona…vedo delle tracce e studio possibili discese…facciamo un paio di nere giusto per scaldarci. Come sempre vederlo sciare anche con quegl’assi anteguerra è un vero spettacolo.
Al secondo giro avviene una cosa curiosa: mi sto allacciando la tavola uscito dagli ovetti prima di scendere in pista. Saremo una decina di persone tra tavolari e non…passa un poliziotto e m’ammonisce a sciare solo in pista!!! Ma perché a me??? Scendiamo…ma la cosa non mi và giù. Al giro successivo lo vedo…lo raggiungo per chiedere spiegazioni. In realtà è un collega…ma gli chiedo comunque il motivo di tale divieto, se ci sono condizioni d’istabilità particolari, ordinanze o altro…dopo avermi soppesato e capito che non sono uno sprovveduto si sbottona: se tu vai là sotto i piloni a vista di tutti, dopo 5 secondi c’è pieno di ragazzini che potrebbero farsi male…meglio andare dove non si è visti da nessuno…nemmeno da noi!
Bella forza…ma io non ne conosco…”Ma te lo dico io” mi fa il poliziotto!!! INCREDIBILE mi fa scoprire due discese stupende, completamente vergini e con neve da urlo vista l’esposizione a nord e il bel bosco che protegge il pendio. Il primo proprio a destra degli ovetti, sotto la cornice di neve (da valutare attentamente) fa scendere in Valbona. Quattro discese a ripetizione con linea sempre più sostenuta in mezzo agli arbusti che ogni tanto sbucano…in basso si rientra sul sentiero che permette un facile rientro agli ovetti. Incontro di nuovo il poliziotto…grazie mille, c’è una neve stupenda. Risalendo vedo qualcuno sotto i paravalanghe contendersi due curve in mezzo al tracciato, ignari che poco più in là c’è il paradiso. Ma c’è ancora il secondo da scoprire…le Mandrie. Dalla seggiovia le Cune si deve effettuare un breve traverso per accedere ad una bella valletta. Belle e facili curve prima di buttarsi nel bosco abbastanza in piedi e intricato. Arrivo sul letto del torrente, ancora coperto salvo qualche buco. Passo con attenzione, non vorrei fare il bagno!!!
Torno su…ma il meteo mi volta le spalle. Mentre effettuo il traverso mi ritrovo avvolto da una nube e fatico ad orientarmi. Tutto è bianco e uniforme. Ogni tanto sbuca una roccetta o un arbusto a ricordarmi la direzione. Decido che non è saggio proseguire. Taglio a sinistra e rientro verso il rifugio Lusia. Da qui mi butto verso il bosco direzione Valbona. Ancora vergine e stupendo. Ultimo giro dagli ovetti…ma ancora più a destra. Qui ci sono segni di vecchie valanghe a lastroni. Faccio un po’ di prove ma la neve è bella e stabile. Scendo a lato della vecchia scarica. Mi ritrovo in una nuova valletta parallela alla precedente ma completamente intatta. Volo con curve veloci tra gli alberi e sbuco sul torrente e poi sul ponticello di rientro agli ovetti. Come non fare ancora un’altra run???

Lunedì:finalmente ci siamo tutti!!! Io, Silvia, Teo, Fra, Busca e Giulia…destinazione Pampeago-Obereggen. C’è il sole anche se qualche nuvola, via via meno frequente, scorre rapida sulle nostre teste. In quota c’è un forte vento, fa freddo e la neve è veramente invernale. Per fortuna appena ci si sposta in basso il vento cessa e si può sciare in libertà. Silvietta oggi gira al top…visto che si è guadagnata gli scarponi nuovi e dopo due giorni non stop oggi è veramente brava e fluida ed io sono veramente orgoglioso (anche perché le mie dritte son servite!!!). Teo è praticamente di casa e ci guida sicuro verso Obereggen…noi seguiamo…inventando linee e trick a bordo pista. Oggi giornata dedicata al funcazzeggio con amici visto che non ha nevicato ieri, vento e sole dovrebbero aver fatto il resto. Niente zaino, niente pala e niente arva…bene, da qui in poi smettete di leggere perché ho fatto esattamente quello che non si dovrebbe fare, che mille volte ho deprecato e che esorto a non emulare.
I ragazzi si fermano i baita…ma io vedo un boschetto stupendo sotto l’Agnello. Si và. Ci sono diverse linee ma si può tracciare ancora molto. Il primo pezzo in mezzo agli alberi, poi si apre su un ruscello con bei saltini tra le rocce. Mentre risalgo noto a destra una bella valletta intonsa sotto i paravalanghe.

Il vento a lavorato a favore quindi non ci dovrebbero essere pericolosi accumuli. Arrivo all’imbocco ma…è tracciato!!! Ma come, un secondo fa era vergine?!?! Scendo…neve stupenda, tiro belle curve e poi dentro di nuovo nel valloncello principale. Alla partenza della funivia vedo 4 snowboarder soddisfatti che la sanno lunga…saranno sempre avanti a me di un passo anche per le due successive discese.
Terza run…ora mi sposto a sinistra. Ancora le loro tracce…ancora neve stupenda. Questo canale è più ad halfpipe e si girano curve sui fianchi che è uno spettacolo!
Ancora su…mentre riposo in seggiovia medito su quella traccia da skialp che traversa proprio sopra…si potrebbe sfruttare per fare quella spalla…

detto fatto punto in quella direzione…e quei 4 ancora davanti!!! Arrivo alla mia spalla ma noto che le loro tracce puntano a sinistra verso un colletto. Mi faccio ingolosire e via. Accedo ad un bel canale incassato tra le rocce.

Il vento lo risale e all’imbocco s’è formato un pinnacolo che alla prima spinta da sopra cede di pochi metri….in campana. Per fortuna più sotto la neve è rimasta polverosa e non ci sono accumuli…anzi il vento l’ha schiacciata senza rovinarla rendendo tutto più sicuro. Scendo tutto d’un fiato godendomi questo regalo!!! Loro tagliano a destra per rientrare più agevolmente…io tiro dritto perché la neve è stupenda e finalmente apro la prima traccia!!! Arrivo sulla statale, prima del tunnel…10 minuti a piedi ma sono felicissimo nonostante la stanchezza (dopo 4 giorni a bomba inizio a sentire la fatica).

Ringrazio per tutta questa abbondanza, per la neve, per le montagne, per il tempo e per la “custodia” da lassù.
Silvia i richiama all’ordine…doveva essere una veloce discesa nel bosco e…al solito. Torniamo a sciare nel tardo pomeriggio. La neve smolla ma è comunque stupenda. Il tempo vola e non ci rendiamo conto che è troppo tardi per rientrare al parcheggio. Vabbè…per fortuna c’è lo skibus. Ultima pizzata tutti assieme…ultimo brindisi e tiramisù di Giulia mangiato a cucchiaiate sul cofano della Micra mentre la luce del crepuscolo colora il cielo di sfumature del blu e del viola…siamo colmi di felicità per aver passato bellissimi giorni tra di noi in posti magnifici. Dobbiamo tornare a Milano ma siamo carichi di profonde emozioni. Il mio libro “Freeride nelle Dolomiti” è rimasto in valigia…ma non ho rimpianti perché queste magiche montagne si sono concesse, svelandomi alcuni dei loro mille “giardini segreti”. Grazie.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.