domenica 25 aprile 2010

Breithorn dal Sempione – skialp

La settimana è iniziata subito bene. Lunedì ricevo i libri che avevo ordinato…tra cui “Scialpinismo in Valdossola”. Ignoravo completamente questa valle e la sua “relativa” vicinanza a Milano. Questo libro mi ha aperto un mondo! La prima conseguenza è stata di leggere e rileggere tutti gli itinerari. Suddividerli mentalmente per dislivello, esposizione, difficoltà e bellezza. Ma come poterli giudicare da poche righe e una foto in bianco e nero. La mente vaga libera. Cerco su internet ulteriori informazioni….ma vorrei farli tutti!!! Basta seghe mentali…battezziamone una…una classica…iniziamo ad andare sul posto e farci un’idea della zona…
Siamo io e Tex (new entry conosciuta il w-end precedente sul Pisganino). Si decide per salire al Breithorn dal passo del Sempione. La salita è condivisa anche da chi andrà a fare il Monte Leone, inoltre il Breithorn con i suoi 3436mt permetterà una bella vista su tutte le cime attorno.
Parcheggiamo all’ospizio verso le 7.30. Secondo me un po’ tardi, secondo Tex troppo presto. Alla fine avrà ragione lui per la neve (non ha fatto particolarmente caldo ed è rimasta un po’ duretta), io per il meteo (un’ora dopo e le nubi avrebbero riavvolto tutto costringendoci alla resa).
Il parcheggio è pieno.

Siamo nel paradiso dello skialp. Vediamo file risalire un po’ ovunque…ma la nostra meta ha un percorso abbastanza ovvio e obbligato. Il sole fa capolino da dietro. La neve è dura. Si sale rapidi sfruttando i rampant. Molti non li usano subito ma ormai con la split mi sento più sicuro. Tex parte come una locomotiva. Già dopo pochi minuti mi prende 50, 100 metri che non riuscirò più a colmare. Lo lascio andare, preferisco tenere il mio ritmo e non farmi tirare il collo. Arrivo al traverso sotto l’Hubschhorn in leggera discesa…ed emergono tutti i limiti della split.

Mi sono reso conto che in discesa non si può lasciar scivolare le mezze tavole come gli sci, pena la perdita di controllo o peggio, il rischio di strappare gli attacchi dalla tavola (meno male che ho boccolato anziché avvitare!). Fatico non poco a passare questo punto…per fortuna ora si apre il bel ghiacciaio dell’Homattu che porta più o meno dolcemente al colle a 3300mt.

Tex è ancora avanti. Sono due ore che saliamo a buon ritmo senza sosta (se non per qualche scatto). Mi sono imposto di fare una pausa di 10’ dopo le prime due ore ma lui è avanti e sembra non voler sostare (dovevo portarmi la carabina!!!). Per fortuna rallenta (ovvero mi aspetta) e riesco a riprendere fiato. Siamo già a 3000mt…
Ripartiamo…gli ultimi metri fino al colle pesano di più…sarà stata la pausa? O la partenza forsennata? O la quota? Ad ogni modo guadagniamo il colle. La vista si apre sul Monte Leone e sul ghiacciaio alla sua base.

Lo spettacolo è immenso. Il traverso per il Leone è “sconsigliabile” allo snowboard…perciò, come da programma, puntiamo a destra alla vetta del Breithorn…in fondo la cresta è dolce e mancano davvero pochi metri.

Arriviamo in cima abbastanza presto. Sul lato sud la neve sembra migliore (forse ha beneficiato della spolveratine della notte). Potremmo tentare la traversata ma le nuvole dicono no! Ci sistemiamo per la discesa, ci cambiamo, foto di rito (peccato per un gruppo di francesi che si sono “accampati” proprio sulla croce…ma con tutto il posto che c’è dico io!!!) e poi subito giù al colle dove tira meno vento (la quota si sente).

Riposiamo un po’ ed aspettiamo che la neve smolli al punto giusto…ma le nuvole dal lato sud decidono d’irrompere nel vallone…meglio non tardare!

Il primo tratto di discesa è su crosta portante…insomma oggi non siamo di certo qui per la neve…ma quando arriva il firn più bello ci ritroviamo nella nebbia più totale…per fortuna seguendo le roccette riusciamo a sbucare sotto le nuvole dove c’è ancora il sole…ma ci siamo sprecati 200/300metri…
Rimboccate le maniche andiamo a cercarci qualche linea ancora intonsa tra le roccette (grande Tex, vedo che ti piace esplorare come il sottoscritto). Non male.

Superiamo il traversone bastardo molto meglio che all’andata…e siamo sull’ultimo pendio che affaccia all’ospizio. Troviamo una bella valletta ma…la neve cede di schianto…è talmente lenta e pappona che sui falsipiani restiamo invischiati…a fatica tiriamo le ultime curve…siamo al parcheggio, non troppo stanchi ma molto soddisfatti.

Personalmente ho scoperto un posto fantastico ed un nuovo buon compagno d’avventure…bottino ricco!
Guidiamo verso l’Italia quando ci si para di fronte la meta della prossima gita…il Boshorn.

L’ho riconosciuto subito…in fondo ho fatto bene a studiarmi il libro tutta la settimana…a presto.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

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