Per fortuna ho una moglie stupenda che, dopo un difficile confronto e regalo di supporto, mi concede un bonus da spendere. Per non esagerare valutiamo la salita allo Chabod il venerdi pomeriggio e la cima il sabato. Purtroppo il meteo pazzerello chiude la finestra costringendoci a posticipare. Parto sabato pomeriggio dopo un pranzo "generoso" con i miei genitori saliti a vedere il nipote. Con la pancia piena mi godo la strada scarrozzato da Manuel (meno male che non ho guidato io a sto giro). Controllo il meteo e la webcam del rifugio: grigio e brutto, non c'è mai stato un filo di speranza...speriamo domani.
Manuel mi racconta che la meta è gettonata: Leonardo, Erica, Pietro, Sara e Cero allo Chabod, Massimo e Fabio al Vittorio. I ragazzi puntano la nord. Noi ci facciamo ingolosire e prepariamo tutto il materiale: due picche, ferramenta varia e corda da 60 mt.
Partiamo dal parcheggio di Previeux alle 16.30 sotto un cielo plumbeo. I primi 400 metri sono da spallare. Il mio zaino con tutto quel materiale e la split pesa una tonnellata.
Appena
vedo un po di neve scarico gli assi e inizio a risalire. Le spalle ringraziano
anche se la corda da 60 mt (2, 5 kg) è un bel fardello. Usciamo dal bosco e
becchiamo i ragazzi. Arriviamo al rifugio in 2 ore.
Bella prova, ma domani ne
ho 1300 in quota...forse valeva risparmiarsi un pochino.
Al
rifugio una bella baraonda ben organizzata tanto che non ci si può scambiare di
posto. Allora dhe si fa? Mah, la nord non è nelle mie corde. E se esplodo a
metà mica posso scendere (o forse si ;-). Anche Manuel tituba. Dentro di me
sento che la faremmo per emulazione o competizione con i ragazzi. Motivazioni
sbagliate e che ho lasciato ad altri. È la prima volta qui e me la voglio
godere, basta la normale. Sveglia presto per prendere un po di vantaggio.Vado a letto alle 21.30. Non fatico ad addormentarmi ma la camerata è chiassosa. Vale la pena portare tappi e mascherina. Ho un black out di 1 ora fino alle 2. Poi la sveglia alle 3.30 mi fa schizzare. Avrei voluto girarmi dall'altra parte ma siamo qui. Facciamo con calma, colazione e preparativi. Partiamo bruciandoci quasi tutto il vantaggio della levataccia, ma scendiamo sul pendio accorciando la via. L'imponente nord si mostra in tutta la sua maestosa pendenza.
C'è del ghiaccio fuori ma la maggior parte è innevata. In 35 si portano all'attacco. Noi arriviamo appena sotto il grande seracco per poi tagliare a destra verso la via di salita.
Qui è bello crepacciato. Ci leghiamo. Finalmente mi tolgo il peso dallo zaino e posso andare su libero. La neve è invernale e le lame restano nello zaino. Manuel sprofonda. Cerco di stare sulla traccia più dura per aiutarlo. La corda è tesa. Da un lato non riesco a salire al mio ritmo ma, dall'altro, questo andare lento ma costante mi ha permesso di arrivare in cima non troppo stanco, diversamente sarei esploso.
Arriviamo alla sella dove si raccordano gli itinerari. Qui c'è un forte sole e zero vento. Togli tutto e sali in bermuda!!! Ci sleghiamo. Il peso della corda è tipo "un pulsante girato su off". Però salgo libero e un filo più veloce anche se gli ultimi metri fino al deposito sci sono eterni. Sento la quota ma fino ad un certo punto.
Mi
cambio e preparo per la discesa. Fisso la tavola con un chiodo e lo zaino con i
bastoncini. Calzo i ramponi e parto per la cresta affilata. Salgo veloce libero
da tutto quel peso.
Arrivo
nel punto esposto. Non sono a mio agio...è un problema che mi porto da piccolo
e faccio fatica a superarlo, però fin qui nessun problema. Davanti c'è Minotti
in vetta che cerca di tornare ma c'è una cordata che blocca il passaggio.
Dietro due cazzo di polacchi che spingono come al mercato perché vogliono
passare!!! Ma che è non vedete che stiamo aspettando anche noi???
Insomma
un bel delirio e quel passaggio esposto mi mandano ai pazzi. Sto sclerando.
Giro i tacchi e scendo. Per me è fatta, la madonnina è a pochi metri.Ora mi pento un po ma, almeno, ho la scusa per tornare.
Rientrati al deposito arrivano i ragazzi gasati dalla salita della nord. Bravi!
Ci cambiamo e insieme a Minotti e Fabio scendiamo verso il Vittorio.
All'inizio la neve è un po crostosa e lavorata ma tenedosi a destra si riuscivano a tirare belle curve. Mi cimento su corto ripido muro a lato del seracco sospeso.
Arriviamo alla sella e ci buttiamo di là in territorio sconosciuto. Adoro fare questi giri ad anello.
Qui il vento ha lavorato di più ma il sole aiuta ad ammorbidire i sastrugi.
Trovo unanvalletta vergine tutta a destra dove c'è quasi della polvere. Scendo ululando disturbando il relax di una ciaspolatrice che prendeva il sole.
Da
qui è un bel biliardo vellutato dove il firn a smollato il giusto e con la
tavola è uno spettacolo.
Discesa
tobogosa alla ricerca di ogni drop. Certo che lo zaino cosi pesante non rende
agili ma ci distinguiamo.Sopra il Vittorio Manuel passa basso, io tengo una diagonale alta e sbuco su una paginetta liscia, intonsa e ripida. Mi lancio a capofitto godendomi ogni curvone.
Mamma
mia che spettacolo!!!
Oltre
il rifugio c'è un vallone invitante sulla sinistra. Però ha solo una traccia
che si porta molto in là. Minots è avanti, altrimenti si poteva valutare. In
effetti avevo scaricato una traccia che si spostava in diagonale per scendere
dal vallone del Gran Etret...certo tratto piano finale infinito ma sci ai piedi
fino alla macchina, o quasi.Noi tirando qualche divertente curva tra i massi arriviamo sulla mulattiera.
Game
over, ho già toccato pesantemente e non voglio arrischiarmi a distruggere la
tavola.
Ricarico
tutto sullo zaino e, con i pantaloni risvoltati su, scendo la ripida e infinita
mulattiera. Questo pezzo è massacrante, in discesa, con 30kg sulle spalle e scarponi la skialp.
Arrivati al panoramico bar di Pont mi tolgo tutto di dosso e rimango in maglia e pantalonci, godendomi 2 birre medie e mezzo mentre il sole finiva di rosolarmi e, lontano, scorgevo cime innevate e progetti ambiziosi.
Ho
aspettato anni ma ne è valsa la pena sia per le condizioni, che per
l'itinerario, nonché la compagnia.