Diciamo subito che di polvere è rimasto ben poco. Arrivo a Gressoney alle 8. Il sole è già alto ma bisogna aspettare ancora 45 min prima dell’apertura degli impianti. Ne approfitto per studiare la situazione. Che miseria! Prati ovunque e poche lingue di neve difficilmente sciabili. Già sento quel secco rumore di roccia che lacera la soletta!
Salgo subito fino ai Salati. Lo spettacolo è incredibile. Non ero mai stato qui e solo guardando queste montagne capisco del perchè sia chiamato Freeride Paradise! Diciamo che il paradiso è pieno! Scendo verso Pianalunga tenendomi sulla destra. Non è rimasto nemmeno 1 cm2 di neve non tritata. Nemmeno i passaggi difficili. Nemmeno quelli tra le rocce. Riesco a guadagnare qualcosa solo nel pezzo finale quando ormai la pendenza è misera. Solo solo le 9.15 è la neve già incolla. Scendo fino ad Alagna su una pista già in pappa. Il contrasto tra la lingua d neve ed i prati già in fiore mi convince che la stagione volge al termine (a queste quote quantomeno).
Risalgo in cima, calzo le ciaspole e mi dirigo verso il col Olen. Su quel lato la neve è migliore ma un po’ lavorata dal vento. Girò tra le rocce per riguadagnare la pista appena possibile. Sono un po’ deluso. Salati-Cimalegna. Trovo qualcosa in mezzo ma la neve è pesantemente trasformata e faccio una fatica mostruosa. Ritorno in cima. Calzo le ciaspole e punto lo Stolemberg. Una bella risalita mi porta in costa. A sinistra partono vari canali veramente belli ma con troppa poca neve per poterli affrontare. A destra si apre una valle stupenda, carica di neve e con poche tracce. Se non fosse così tardi e se non avessi la macchina a Gressoney mi sarei buttato dentro. Continuo sul sentiero. La via diventa difficile ed esposta. Ogni tanto una corda rende i passaggi più “tranquilli”. Quota 3000. Sono stanco. Finalmente arrivo al passo dove poter scendere…ma quando arrivo mi rendo conto che di neve non ce n’è abbastanza. Provo. Ci sono solo pochi cm su un mare di pietre. Non voglio rischiare, giro i tacchi e torno su. Rifare all’indietro quel sentiero mi costa una fatica immane. Rifarlo col sapore della ritirata mi consuma le ultime energie. Il morale non mi supporta più. Scendo, giusto per scendere. Arrivo ad un bivio. A sinistra le piste. A destra il canalone del Leich. Sono già le 16.20. Sono stanco. Sarebbe meglio rientrare il prima possibile… ma a questo punto non posso tirarmi indietro. Mi butto dentro… strepitoso! Si è formata una specie di pista di bordercross, con gobbe, paraboliche e salti. In mezzo buche verticali dove sotto scorre il torrente. Il sole inizia a tramontare proprio davanti a me, nella stretta V delle rocce. Che spettacolo! Arrivo giù nel bosco. Riguadagno la pista e solo alle 17.00 raggiungo la macchina. Sono annientato dalla fatica. Ripensando alla giornata realizzo che senza quest’ultima discesa la sentirei un po’ sprecata. Certo panorami mozzafiato ma la vera neve dovrò aspettarla l’anno prossimo. Anzi solo una decina di mesi.