lunedì 15 febbraio 2010

S.Caterina Freeride Camp

Grazie ai ragazzi del GSteam, sabato sono andato a S.Caterina per un bel Freeride Camp con tanto di guida. Non avevo molte speranze dato che è un po’ che non nevica da quelle parti, ma alla fine abbiamo tirato fuori dal cilindro una gran giornata, sole spacca e neve da urlo!!!
Saliamo il venerdì sera. La nottata passa tranquilla avvolto nel mio sacco a pelo ma già verso le 6.00 la scimmia sale…poco male, mi alzo ed inizio a prepararmi. Verso le 8.30 siamo i primi a salire. Non c’è nessuno in giro, sembra un giorno infrasettimanale. Arriviamo sulla cresta del Sobretta e ci affacciamo sul primo canale.
La nostra guida ci fa un veloce briefing su come affrontare la discesa. Apro io (sono troppo goloso!). Dopo un primo pezzo un po’ duretto trovo subito 20/30cm di neve farinosa….spettacolo!!! La mia Yukon 164 è un pelo corta ma è perfetta per questa neve. Scendiamo fino alla zona più aperta dove ci sono dei bei cliff naturali. I salti si sprecano anche se gli atterraggi sono sempre un po’ in stile “frullatore”. Ci ritroviamo alla cabinovia un po’ alla spicciolata. Siamo in 8 (un po’ troppi) e ci sparpagliamo in giro. Perdiamo troppo tempo a raggrupparci e la mia scimmia scalpita. Seconda discesa, secondo canale.
Ancora più bello. Data l’esposizione la neve era ancor più profonda e farinosa. Ognuno di noi riesce a scegliere la sua linea. Spettacolo. Arriviamo nella zona dei salti. Mi faccio prendere la mano.
Inizio a zompare su ogni gobba. Infilo un paio di saltini veramente semplici e divertenti tirandomi dietro due ragazzi che mi seguono a ruota. Vedo un bel cambio di pendenza: “di qua di qua”…m’infilo a tutta…arrivo sul cambio…porca puttt è un saltone bello alto!!! Sono troppo veloce, d’istinto salto, tengo il grab per non scompormi, cerco l’atterraggio, peso indietro…tutto da manuale…peccato che sotto c’era neve durissima!!!! Non riesco a contrastare l’impatto che mi schiaccia in basso e in avanti facendomi fare due bei cappottoni!!! Mi rialzo…tutto ok anche se ho preso una bella botta sulla costola ed ora mi fa un male cane…Non ho nemmeno il tempo di riprendermi che devo urlare a tutto il branco di non seguire la mia linea!!! Troppo tardi…anche se tutti escono sui lati del cliff è un mezzo disastro…solo che loro cadono in soffice powder e se la ridono (ma il duro l’ho beccato solo io?!?!!?).
Un po’ acciaccato risaliamo per la terza run. Ripensando al salto mi rendo conto che avevo staccato il cervello e lasciato che il testosterone la facesse da padrone, in una specie di confronto tra maschi per eleggere il capobranco. Che pirla!
Usciamo dagli ovetti e ci ferma la forestale. Spieghiamo che siamo con la guida e tutti con APS, inoltre ci muoviamo in vallette lontano dalle piste. Ok andate pure. Ma non facciamo in tempo a tornare in cima che gli stessi della forestale di prima ci rifermano. Di lì no. Troppo pericoloso perche se staccate potrebbe arrivare in pista…ma come???? Fisicamente impossibile!!! Restiamo bloccati una mezzoretta cercando di spiegare le nostre ragioni…alla fine si convincono e via. Tutta quest’attesa m’ha irrigidito e innervosito. Ho voglia d’andare, di muovere le gambe, di recuperare il ritmo. Le prime curve sono proprio brutte (complice una neve non perfetta). Arriviamo ad un isolotto roccioso con due vallette a destra e a sinistra. Da un lato di quella di sinistra una piccola crestina m’indica che il vento ha tirato trasversalmente e lì sotto avrà accumulato. La guida ci dice, giustamente, di passare a destra perché più sicuro. Parte Ale per primo. Si divora un gran pendio con neve vergine. Non resisto…aspetto che si fermi in zona sicura e parto io per secondo. Dopo due curve posso allargarmi ed è tutto per me! Inizio con una serpentina strettissima…prendo velocità allora decido d’entrare con due curvoni uno in back side e poi uno in front a sfiorare la neve con tutto il corpo…che spettacolo!!! Arriva Stefano per terzo…anche lui gode come un matto!!!
Oh…questo è quello che ci voleva!!! Siamo fermi e guardiamo in su…i ragazzi partono, ma a sinistra!!! Il primo scende tranquillo, ma il secondo si sposta un po’ troppo in là, taglia l’accumulo e bam…parte una valanga di lastroni soffici. Loro si aprono per uscire dal cono della valanga. Tutti salvi anche se con una bella strizza.
Ci raggruppiamo in pista. Gli animi sono un po’ agitati e confusi. La stessa guida soprassiede all’accaduto con un po’ di leggerezza, forse per la discussione di pochi minuti prima con quelli delle forestale. “Siamo tutti sani e salvi, andiamo via”. Ma non devi avvertire nessuno??? Boh…arriviamo in baita e ci fermano subito. Impossibile far finta di nulla, eravamo visibili da tutti.
La situazione si complica notevolmente e restiamo bloccati per più di un’ora.
Ora io la vedo così:
1 – per via del momento delicato che stiamo attraversando, con l’attenzione di tutti sui pericoli del fuoripista e con leggi non conosciute e comunque non chiare la situazione si è complicata molto più del dovuto. In parte avevano ragione loro, ma non del tutto. Non si può vietare a prescindere. Ad ogni modo noi ci dobbiamo assumere le nostre responsabilità.
2 – la guida ha sbagliato due volte: primo doveva essere categorica nel proibire il passaggio vicino all’accumulo di neve. Secondo doveva chiamare quelli del soccorso e assumersi le proprie mancanze (anche solo di dire, siamo stati noi, siamo tutti fuori e sotto non c’è nessuno).
3 – prendere la guida ed avere l’attrezzatura non vuol dire essere tutelati dai pericoli al 100%. Se ti schianti da una roccia o ti butti in un crepaccio la guida cosa ci può fare? Dopo quest’episodio mi sono reso conto ancor di più che preferisco ragionare con la mia testa, osservare la neve, fare esperienza e decidere io cosa fare e dove passare…ma soprattutto che per fare freeride ci vuole rispetto, esperienza e sintonia tra i membri del gruppo (8 persone sono veramente troppe!).
Alla fine ce la siamo cavata con un brutto spavento e un paio di multe (forse grazie anche all’intervento di un “big” del posto che ha calmierato gli animi e ci ha scortato per il resto della giornata!!!).
Nel pomeriggio abbiamo fatto ancora del big freeride ma con più calma, più sicurezza e consapevolezza di quello che stavamo combinando.
Fine giornata con birretta e foto di gruppo.
Dopotutto abbiamo imparato una bella lezione da questo Freride Camp, capendo che andare in montagna non è mai un gioco.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

martedì 9 febbraio 2010

Valanga colposa!

Dopo l’ennesimo w-end di valanghe, tragedie e polemiche mi sono scocciato di tutto il baccano che i media stanno alzando intorno alla questione! Mi sono scocciato per la totale incompetenza di chi per la fretta di realizzare i servizi televisivi, intervista qua e là, chiede a esperti improvvisati (la segretaria della scuola di skialp???), non s’informa a dovere, non si ferma a riflettere su tutte quelle persone che vanno i montagna a piedi, con le ciaspole, con gli sci, con lo snowboard, con lo slittino, a cavallo ecc ecc con prudenza e coscienza, che vivono per quei momenti, che non s’improvvisano dall’oggi al domani.
Guardo la TV e mi sento un terrorista. Leggo il giornale e mi sento un assassino. Parlo con gli amici e mi sento come un delinquente. Non mi stupisce che parlando con le persone si pensi che siano nate prima le seggiovie e le piste che i valloni ed i canali!!!!
Ma chi sono questi per giudicarmi?

Ora ripenso al passato e ricordo il mio approccio al fuoripista: andiamo di qua…buttiamoci di là…saltiamo di giù…saliamo lassù…io in primis molte volte ho rischiato senza esserne consapevole…e magari ho rischiato di coinvolgere qualcun altro che non centrava nulla. Troppo facile andare in fresca con lo snowboard perché mi rendessi conto che la montagna non è uno scherzo…

Poi, un giorno, per caso…il corso di skialp. La svolta. Non che da quel momento mi senta “esperto”…ben lungi dall’esserlo. Ma da quel momento ho capito quante volte il caso, la fortuna e non la mia preparazione hanno voluto sorridermi e preservarmi dal provocare guai seri. Da quel momento ho imparato che serve l’ARVA. Come si usa insieme a pala e sonda. A come si pianifica la gita a casa i giorni prima. A come si legge un bollettino. A come si deve valutare vento, neve e temperatura. A come, dopo tutto questo, sul posto bisogna saper leggere i risultati di questi fattori…perche non basta dire “ il bollettino scrive pericolo 2”…che ne sa il bollettino di quel canale, o di quella valletta…o di quel pendio uniforme dove sotto la neve non aggrappa…A come ci si comporta con i compagni…mai tutti assieme, mai sottovalutare salti e cadute. Beh il manuale è lungo (ed io me lo studio tutti gli anni verso ottobre).

Nonostante tutto questo non basta. Bisogna andare per gradi. Fare esperienza. Farsi accompagnare. Avere umiltà e rispetto. Sapere che alla fine di tutto non è uno sport a rischio 0. Ognuno fa le sue valutazioni e sceglie quanto rischiare (ma con coscienza e non per caso).

Poi guardo fuori…negli ultimi anni mi sono reso conto di come tutti vogliano fare “freeride”. Di come sia facile farsi rapire dalla magia. Da come sia emozionante e divertente sciare in neve fresca. Ma la preparazione? L’equipaggiamento? La conoscenza della zona?
Ricordo che anni fa certe tracce in neve fresca restavano isolate per giorni. A saper cercare trovavi neve fresca anche due settimane dopo l’ultima nevicata. Ora la neve non ha tempo di cadere. C’è una frenesia!!! Ma come puoi divertirti a sciare durante una bufera? Con quale sicurezza? Mi ricordo di un Madesimo tritato da tre ##@@### mentre venivan giù fiocchi a go go…che senso ha???
Tutti sgomitano e scalpitano per il fuoripista ma quanta gente ha l’arva? Quanta gente sa dove sta andando? Cosa sta facendo? Mah…

E lo stato vieta e punisce! Certo che se provoco una valanga e ammazzo qualcuno devo essere punito per omicidio colposo, ci mancherebbe. Al pari di chi investe qualcuno in macchina o centra in testa un pedone mentre sistema un vaso sul davanzale!!! Ma essere punito cosa cambia? Nulla! Si vieta anziché regolare, informare e promuovere. Ma inasprire le pene cambierà qualcosa in un paese dove tutti fanno quello che vogliono???
Ma in svizzera come fanno? In Austria? Eppure i morti ci sono anche là…la neve anche…però bonificano i pendii sovraccarichi, informano sulle condizioni del manto nevoso (il sito SLF è uno spettacolo, AINEVA non me ne voglia), rendono più consapevoli con video nelle stazioni della funivia, vietano e/o segnalano le zone pericolose.
Ma in Italia si fa prima a vietare che sforzarsi di capire cosa c’è dietro. Chissenefrega della libertà!
Ma come si fa negli USA? Lì, l’accesso a particolari zone è vietato se non si è provvisti di ARVA pala e sonda. Certo, essere equipaggiati non vuol dire avere coscienza di ciò che si fa ma è un passo avanti. Inoltre molte piste non vengono battute…certo non è magico come il vallone dell’Olen ma è la via più facile e sicura (nonché economica per i gestori) per approcciare alla neve fresca.

Perché non proporre un patentino? Un brevetto? Fare corsi per rendere più consapevoli? Potrebbe essere l’occasione per disincentivare i “merenderos” e aprire un mondo a chi la montagna l’ama davvero. La motocicletta è molto più pericolosa per se e per gli altri, eppure nessuno la vieta. C’è la patente. C’è l’obbligo del casco. Ma le valanghe fanno sensazione ed i media ci sguazzano (fino al prossimo terremoto o innondazione).

Ma c’è un altro problema. Più grave.
La montagna si sta trasformando in un luna park dove il divertimento è ricercato ad ogni costo...dove la ricerca della neve fresca è folle e frenetica, spinge le persone a rischiare sempre di più, esperti e non, a dover fare, a dover trovare, a dover sverginare. Io in primis mi sento stretto in questa logica. Mi sono rotto dei posti come Alagna o Andermatt….freeride paridise…vero, ma per quanto? Per i primi 30 minuti il giorno dopo la nevicata (quelli più pericolosi). Forse è questo che mi spinge sempre di più a cercare nello skialp il vero freeride.

Più inimità, più consapevolezza, più gusto nella conquista…ma è una scelta dura di chi ama la montagna ed è stufo di vederla trafficata come una tangenziale e stuprata con un sorriso ebete sulla faccia!