sabato 14 maggio 2011

Chiudo il forno al San Matteo

Sembra che diverse cose si stiano incastrando nel modo giusto. Silvia è via per il w-end. Ho trovato un socio di giornata con il mio stesso obbiettivo. Ho letto gli ultimi report che parlano di condizioni favorevoli e nuova neve. Entrambi (io e Alex) decidiamo di anticipare al venerdì e sabato per trovare posto in rifugio ed evitare il solito casino. Insomma, sembra che tutto fili nel verso giusto per salire il Gran Paradiso dallo Chabod!!!! Peccato che ci si è messo il meteo di traverso, con previsioni di spiccata inabilità e caldo, caldissimo. Fino a mercoledì/giovedì spero che qualcosa cambi, ma nulla. Inoltre mi si accavalla un impegno di lavoro per il sabato. Mi sento con Alex e a malincuore dobbiamo rimandare. Non riusciamo nemmeno a trovarci per una gita riparatrice poiché gl’impegni non s’incastrano. Non posso mollare il colpo….mi prendo il venerdì e parto alla volta dei Forni.
Questa volta opto per la levataccia (ore 3.00) e il viaggio diretto (figata, non c’era nessuno e dopo 1h 50’ parcheggiavo) con tanto di thermos di caffè…devo dire che è andata meglio dell’ultima volta in tenda, ma inizio a salire verso le 6.30 e quell’ora e mezza di ritardo mi penalizzerà poi.

Immaginavo di dover spallare per un po’, ma non credevo ai miei occhi quando ho visto la prima neve là in fondo!!! Fino a 2400 nulla, ma solo verso i 2600 il manto inizia ad essere significativamente continuo. La neve quando c’è è smollata, altrimenti sono sfasciumi e fango. In vista del ponticello a pioli finalmente riesco a calzare la split ai piedi. Opto subito per i rampanti dato che un po’ si stava indurendo. Peccato che ogni tre per due i rampanti decidono di uscire dalla sede. Soprattutto a mezza costa appena prendono un colpetto di lato si sganciano dal perno. Questo difetto non mi era mai capitato con il puntale normale, ma con quello dedicato (Blaze) è un disastro! Ma non dovrebbe essere meglio?!?!?! Nulla, anche sul piano si staccano con il rischio di perderli. Li blocco sotto l’alzatacco e la situazione un po’ migliora.
Esco al sole e sotto di me vedo un laghetto blu/verde…sembra quasi il polo.

Non c’è nessuno in giro. C’erano due macchine al parcheggio ma nemmeno sulle vette vicine si vede anima viva. Altro che fila indiana, sono in completa solitudine e sprofondo nel paesaggio sublime.
Davanti mi si para la punta Cadini.

Si vede il crollo di un seracco. La parete è bella ripida, troppo per il momento, ma non sarebbe male un giorno.
Mi giro e vedo il Palon. I canalini sono belli spelacchiati, Manuel, temo che dovremo fare l’anno prossimo.

Ripongo i mille viaggi e riparto. La pendenza inizia a farsi sentire e a mezza costa i soliti problemi della split. In realtà meno. Forse perché le pelli grippano bene. Forse perché ho imparato a mettere meglio lo sci a valle sentento bene il peso sul tallone. Forse perché rinuncio alla vecchia traccia e ne batto una tutta mia…o forse perché ho riposto quell’ansia e quel nervosismo di dover dimostrare qualcosa, che mi portavo dietro nelle ultime gite e che, in un modo o nell’altro, non me le hanno fatte godere fino in fondo. Mi sento riappacificato con la montagna, mi sento in sintonia. Salgo meglio, scivolo meno e non m’incazzo.
Arrivo al traverso, sopra di me la terminale.

Come letto su alcuni post (On-ice) metto i ramponi e opto per la salita diretta. Trovo un punto abbastanza chiuso e sondo il passaggio con la picca. Guardo dentro. Buio. Non sono molti centimetri di gap ma quel buio, quel nero mi fa salire una bella ansia. Mi punto bene e passo. Da lì tiro dritto, picca e ramponi. Salgo bene ma a che prezzo: esco in vista del colle degli Orsi che sono spompo.

Il cuore batte come una furia e sembra che l’aria che inspiro sia finta, non serva a nulla contro l’affanno.
Manca poco. 300 mt forse meno. Qui ci sono 5 cm di neve nuova ma già cotta dal sole, che s’incolla alle pelli affaticando ulteriormente il passo. Procedo lentamente cercando la continuità come il buon Aldone m’ha insegnato. Iniziano a vedersi delle condense ed è tardi. Ma non posso mollare ora. Manca così poco!!!
Finalmente a 12.00 arrivo alla croce.

La soddisfazione è massima. Ma non è finita, ora bisogna scendere. Mi sbrigo dato che le nuvole si fanno minacciose. Vorrei soffermarmi ma il ritardo alla partenza si fa sentire. Assetto da discesa e via sul filo di cresta. Neve spettacolare, un filo pesante ma si lascia surfare alla grande. Le gambe sono ancora legate dalla risalita, ma la tavola gira bene. Non resta che scegliere dove scendere: destra o sinistra? Ovvero giù per il lato nord o per la via di salita?

Mah, meglio rimanere sul seminato anche se prima, da sotto, una linea di discesa per la nord, in mezzo ai crepi e seracchi si vedeva e non sembrava impossibile…ma da sopra è un’altra storia, se non sai dove passare è meglio stare sul sicuro.
Mi lancio a destra sul dosso superato con i ramponi.

La nuova posizione (più centrata) mi garantisce un bel supporto in back e non mi scappa più via come sul Tresero: posso spingere!!!
Arrivo nei pressi di u grosso buco. Un crepo a campana nel senso longitudinale del ghiacciaio…una bella trappola.

Passo alla larga. Davanti lo spettacolo dei grandi seracchi del San Matteo. La luce ha creato dei colori grigio-bluastri che rendono il tutto così surreale. Mi sento quasi imbarazzato di fronte a questo spettacolo. Non ho parole.

Riparto tenendomi abbastanza sulla sinistra verso l’isola persa dove m’infilo in un bel fianco ripido e vergine (dove non è svalangato). Che sballo!!!

Tengo controllata la velocità con curve larghe e regolari finchè non sono fuori: ora posso lanciarmi a bomba!!!!

Firn perfetto per la mia Venture che galleggia e curva da sola…peccato sia tutto così breve….sono talmente dentro la discesa, cercando la linea più bella è isolata, che non mi rendo conto di finire in trappola. Sono su un salto di roccia ma non riesco a valutare se c’è il passaggio.

Che fare? Risalire? Neve marcia e pendio troppo ripido. Proseguire dritto? Troppi sassi fuori con il rischio di cadere. Traversare? Proviamo. Taglio verso quella che sembrava l’uscita, solo per ritrovarmi su una bella placca di roccia liscia dove appena ti muovi la neve scivola tutta. Che situazione del c…
Oltretutto sotto c’è un sasso che mi blocca la soletta. Sono costretto a sganciare e mettere tutto sullo zaino usando la picca come sicura. Avanzo a fatica cercando sempre un punto dove assicurarmi ma la situazione è precaria. Mancano pochi metri all’uscita ma davanti c’è un velo ghiacciato che mi sbarra la strada. Impossibile passare senza i ramponi ai piedi ma non sono in grado di metterli in scurezza. Provo a scendere diretto puntando i talloni e la picca. Scelta sbagliata. Frana tutto. Impossibile trovare un appiglio. Mi sento come sul toboga, scivolar giù sulla neve, finchè la roccia finisce e salto di sotto.
Atterrò di schiena. Per fortuna la neve e lo zaino hanno attutito la caduta. Per fortuna la picca non mi ha ferito. Per fortuna non ho rotto nulla.
Ancora scombussolato cerco di riordinare i pensieri. Ringrazio tutti i santi in paradiso.
A questo punto ho solo voglia di tornare presto alla macchina. Ma la neve è troppo marcia e poco scorrevole. Inoltre scender dritto vuol dire rischiare di prendere un sasso e spaccare tutto. Opto per tagliare alto verso il Branca e scendere a piedi.
In questo modo ci vorranno 2 ore per arrivare al parcheggio, tempo per riordinare le idee e pensare agli errori e conseguenze, anche solo possibili. Mi giro a salutare, San Matteo mi ha protetto lui.

Forse è il segno che la stagione è finita e non devo ostinarmi. Forse. Onestamente lo considero un errore in una giornata dove tutto è filato liscio, dove ho fatto le cose per bene e dove, soprattutto, mi sono riconciliato con la montagna.
Non mi pongo limiti, non faccio programmi. Ad oggi, con i forni, ho chiuso qui.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 2 maggio 2011

Boshorn, festeggiando il 1 maggio con un cu####lo così!!!!

Inverno strano quest’anno. Nemmeno la primavera poteva essere differente. Dopo una prima fase caldissima, quasi estiva, ora le temperature sono più fredde e si concede qualche spolverata sulle cime più alte. Leggo di 7 cm in zona Sempione (oltretutto i siti dedicati sono orami in vacanza ed è difficile reperire informazioni sicure e di qualità). Viste le temperature opto per una classicissima che da un po’ mi tormenta: il Boshorn.
Ne approfitto per fare alcuni esperimenti. Primo fra tutti dormire in loco con la tendina.
Arrivo sabato notte verso le 23.00. Parcheggio (già è stato difficile trovare il parcheggio giusto visto che sul Sempione era buio totale). Ci sono 3 gradi. Preparo lo zaino e le pelli. Accendo la frontale e m’incammino. Ricordavo di alcune baite, non proprio vicine all’attacco del Boshorn, ma con un bel prato in piano perfetto per dormire. Mi ricordavo che fossero proprio lì a due passi dalla strada, ma di notte tutto viene amplificato. Finalmente scorgo le costruzioni che ricordavo come un bel borgo incantato…ora illuminate dalla flebile luce della torcia sembrano un paesino disabitato sterminato dai nazisti!!! Inizio ad agitarmi. Trovo un bel posticino vicino ad un muretto, alle spalle un pratone. Mentre monto la paleria e sistemo i teli mi viene da girarmi ed illuminare il bosco in lontananza. Non si vede un gran che ma sembra brillare nel buio qualcosa…si, sembrano occhietti gialli…due lì, due là…altri due…lupi? Cerbiatti? Marmotte? Mi agito ancora di più…mi chiudo in tenda, rileggo il bollettino, assumo delle goccine rilassanti per dormire meglio, spengo la luce e chiudo gli occhi. E’ stata una nottata infernale… un dormiveglia continuo. Ogni ora aprivo gli occhi. Non che fossi scomodo o avessi freddo… agli occhietti gialli non ci pensavo più…ma l’ansia accumulata mi ha frullato come uno straccio per tutta notte. Alle 4.30, stremato e incerto se tornare a casa o tentare la salita, mi alzo e mi preparo. Inizia ad albeggiare e lo spettacolo delle prime luci è sempre emozionante.

Intorno a me solo prati, sembra che la neve sia rimasta solo lì, sul Boshorn. In alto una luce, una frontale, qualcuno che è già lungo la via a oretta di vantaggio. Inizio la salita su neve dura ben portante. Metto subito i coltelli. Subito è bello ripido ma le gambe girano bene. Arrivo a quota 2400 circa dove trovo la tenda da dove proveniva la luce. Sembra un accampamento himalayano.

Mi metto sulle loro tracce lungo un canaletto. Il Boshorn è là, illuminato dalle prime luci.

Mi giro e vedo il Breithorn sommerso nelle nubi e penso che ho scelto la gita perfetta. Nel metre che sono assorto in questi pensieri, arriva uno sci alpinista senza zaino. Dove vai? Vado al Breithorn, rispondo…Ma sei bollito? Si, sono bollito…volevo dire Boshorn (mi guarda con pietà e disgusto)…ma tu? Noi andiamo al Sengchuppa, ma ho dimenticato gli occhiali e sto tornando alla tenda (ah ah…chi è il bollito?).
Lo saluto e proseguo sbucando presso i laghi di Sirwolte. Purtroppo sono troppo a destra e devo traversare per riprendere la traccia di salita. Qui la prima sorpresa: neve fresca, invernale. Altro che 7 cm.

Arrivo sotto la bastionata. Seconda sorpresa: non c’è una traccia, sono il primo!!! Terza: un ciaspolatore arriva da sinistra…ha solo le ciaspole e fila come un treno. Spero di sfruttare la traccia e, magari, alternarmi a battere, ma sale troppo ripido. Inoltre inizio ad avere problemi di tenuta. Ci sono 20 cm di neve su fondo crostoso e mal legato. Inizio a scivolare. La pelle non tiene. I rampanti non tengono. Sono bloccato. Arrivano tre sci alpinisti a batter traccia. Perfetto, sfrutto la loro traccia e riesco a salire. Però sono un po’ demoralizzato per il mini fallimento. Poco male, siamo in 4. Arrivo al secondo muro. Nonostante la traccia scivolo in continuazione. La neve è molto varia. Ci sono punti duri, punti fondi, punti ghiacciati. Inoltre me ne capitano di tutte. Si forma lo zoccolo e le pelli quasi non tengono. I rampanti mi si staccano un paio di volte rischiando di perderli (forse causa il nuovo puntale Spark, prima non mi è mai capitato). Li blocco sotto l’alzatacco ma, un paio di volte, lo forzano ad alzarsi senza che me ne accorga. Con l’alzatacco e lo zoccolo resto in piedi come un’equilibrista, ma la traccia a valle sfonda e in un paio di dietrofront scivolo per una decina di metri. Ho i guanti zuppi e freddi. Supero questo secondo muro con grandi difficoltà. Sul piano tolgo la neve dalle pelli e passo la sciolina. Rifiato. Nel mentre mi passano orde di sci alpinisti (e pensare che ero solo e primo), dandomi consigli dei più disparati…ma vaffanculo, salici tu con la split e poi ne parliamo!!!
I conti con la nottata insonne vengono fuori…sono bollito. Manca poco, solo 200 metri.

Riparto raschiando il fondo del barile delle mie energie. Sulla terza rampa, quella finale, continuo ad avere problemi di tenuta (anche se molto meno), ma sono le gambe e la testa a mancare. Il vento freddissimo continua a schiaffeggiarmi. Arrivo a 30 metri dal deposito sci. Sono le 10.52 quando le nuvole calano più basse. Mi faccio due conti e decido di scendere.

Faccio le prime curve da imbalsamato. Devo riprendermi. Purtroppo chi mi ha preceduto ha tritato pesantemente. Inoltre ci sono parecchie rocce seminascoste e non mi fido a mollare come vorrei. Però ci sono 30 cm di neve invernale. Spettacolo!!!

Arrivo sopra la seconda bastionata: o traverso lungo la via di salita, o scavalco per i canali lungo i ripidi pendii vergini. Nessuno è passato. Però 30 cm di neve, vento (proprio verso quella zona), pendenza, coesione e fondo mal legato (croste e ghiaccio)…mi squillano tutti i campanelli, quindi decido per la discesa normale. Anche se già molto tritato trovo delle belle linee isolate e me la godo alla grande.

Mi giro e vedo tre sciatori affrontare il canale in qualche modo. Riescono a uscire urlando di godimento ma, onestamente, sono stati molto fortunati. C’erano accumuli ovunque. Inoltre hanno fatto tutto quello che non si dovrebbe fare: ad un certo punto il primo era fermo a metà canale mentre gli altri due scendevano insieme!!! Ok, vi siete fatti la discesa della stagione, ma che jolly!!!

Altri skialper erano pronti con il numero del soccorso. Mah, non ne ho voglia di vederli in faccia (forse rosicavo) e scendo. Qui la neve è scaldata ma ancora portante. La mancanza di sciolina si fa sentire ma si riescono a fare ancora belle curve.

Arrivo al limite della neve. Sono esausto. Ma non è finita. Devo tornare alla tendina e poi alla macchina. Passo in un campo, proprio sotto il pendio, disseminato da blocchi di legno appoggiati a pale metalliche. Sembrano delle trappole. Che sia un sistema antivalanga? Mi sono immaginato che una grossa valanga colpendo il legno, attivi una sorta di sbarramento esplosivo!!! Forse è la stanchezza.
Recupero la tenda e il sacco. Sono carico come un mulo. Il peso ora sembra raddoppiato!!! I centro metri che mancano alla macchina sembrano infiniti. Il bilancio è negativo. La nottata in tenda mi ha risparmiato un paio d’ore d’autostrada e la levataccia alle 3.00, ma mi ha annichilito le forze. La mancata cima e il sorpassone di una trentina di persone mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Mi giro. Il Boshorn è lassù privo di nuvole.

Se avessi aspettato. Se mi fossi fidato, sarei arrivato in cima. In realtà ho fatto bene a rientrare. Ho fatto bene a scendere sul macinato. E’ il primo maggio e ho fatto una gran gita. Non è ancora finita!!!

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.