lunedì 30 novembre 2009

Pizzo Tre Signori (quando bisogna saper rinunciare).

Sabato. Sole. La perturbazione che tutti aspettiamo arriverà domani. Oggi è l’ultima occasione per fare un po’ di gamba e camminare, andare in avanscoperta in previsione di quest’inverno. Dopo Legnone e Grignone mancava per chiudere il trittico il Pizzo dei Tre Signori. Decido di salire da Introbio seguendo la val Biandino. Dato lo sviluppo notevole parto presto e provo a fare un esperimento: primo pezzo in MTB fin dove si può, poi a piedi fin su in cima. Alle 7.30 parcheggio a Introbbio. Preparo zaino e bici. Ci sono 2°. Il sole inizia ad illuminare la Grigna.
Sono pronto per partire quando vedendo tutte quelle “margherite” fuori mi vien in mente di lasciare picca e ramponi (scelta che pagherò cara poi). Non che mi pesassero, ma mi è sembrato che fossero un po’ inutili, superflue…mi son sentito quasi ridicolo a portarmele dietro. Che stupido.
Parto. Inizio a mulinare in salita con il mio rapportino. La strada è ripida, inoltre sono completamente all’ombra ed il freddo non molla, non tanto il corpo ma le punte dei piedi, sono completamente intorpidite.
Un vecchietto mi passa a piedi ed il morale crolla…dopo due ore finalmente sbuco fuori dove la valle spiana e si allarga. Là in fondo la mia meta.
La salita in bici è stata dura ma pagherà al rientro. Arrivo verso le 10.00 al rifugio Madonna Della Neve dove mi ristoro con una cioccolata calda fumante e una torta all’amaretto. Il gestore è cordiale e gentile nonostante lui avesse appena aperto il rifugio ed io fossi entrato affamato come un lupo! Mi lascia custodire la bici in un posto riparato e le scarpette al caldo. M’assicura che nel pomeriggio potrò trovare ancora qualcosa da mangiare. Calzo gli scarponi e parto.
Raggiungo il lago di sasso abbastanza rapidamente. Siamo a 1900mt, il lago è ghiacciato ma lo sento scricchiolare. Sento le placche muoversi. Sono da solo, nel silenzio totale e lui sembra parlarmi. Tutto è molto suggestivo.
Arrivo all’attacco dell’invernale. C’è neve e non c’è traccia. A questo punto mi rendo conto che picca e ramponi sarebbero serviti! A questo punto una persona ragionevole sarebbe tornata indietro. Ma quando ti sei spinto così in là, hai faticato tanto e manca così poco…è dura rinunciare. “Magari sfruttando gli arbusti o le rocce come scalini naturali si riesce a salire” la voce del diavoletto posto sulla mia spalla (in fondo il lago d’inferno è solo dietro l’angolo)…Inizio a salire. La neve è dura e compatta. Devo picchiare bene con la punta per trovare l’appiglio. Ogni movimento costa energia fisica, ma anche mentale perché sono consapevole che una scivolata sarebbe pericolosa. Però continuo a salire, sempre di più.
Arrivo sotto una bastionata. La traccia GPS che seguivo diventa incerta. Evidentemente chi l’ha fatta ha tribolato non poco. Provo a passare sulla sinistra. Decido d’arrampicarmi, ma dopo qualche metro mi rendo conto che sono troppo stanco per farlo in sicurezza e la roccia gelata mi sta intorpidendo le mani. Meglio tornare indietro. Proviamo più su. Scorgo un diedro tra le rocce che si potrebbe fare facilmente. Mancano pochi metri di neve prima dell’attacco…ma quei metri sono completamente ghiacciati. Impossibile salire. Mi rendo conto solo ora che sono su una parete di circa 30° e sto rischiando troppo.
Basta. Meglio rinunciare. Sono le 13.00 e per fortuna il sole ha scaldato la neve al punto giusto. La discesa risulta molto più semplice e sicura della salita dato che il tallone sprofonda facilmente. In poco tempo sono di nuovo al lago, in zona sicura. Guardo la valle davanti a me e penso ad un bel piatto di polenta fumante.
Mi crolla tutta la tensione addosso. Non mi volto, sono arrabbiato. Ce l’ho con me perché ho lasciato l’attrezzatura in macchina. Ce l’ho con me perché non ho rinunciato. Ce l’ho con me perché non sono arrivato in cima.
Recupero la bici. Sono le 16.00 e mi sento esausto. Per fortuna e tutta discesa e nessun “vecchietto” potrà passarmi via a piedi!
Tutto sommato è stata una giornata splendida ed una splendida gita…e come sempre la montagna è tesoro d’insegnamenti per chi ha l’umiltà di saperli accettare.

lunedì 23 novembre 2009

Basta..si cammina. Grignone

Sono più di 10 giorni che su Milano incombe una cappa plumbea di nubi basse. Nascondono sole e cielo, mettono una tristezza infinita. Mi sento rinchiuso in una scatola…ho bisogno di scappare! Prima di questa bolla anticiclonica, ricordo le montagne all’orizzonte completamente imbiancate. Le Grigne sembravano due piramidi di neve pronte ad essere sciate. Ma dopo tutto questo caldo chissà cos’è rimasto? Basta, dato che non si scia, almeno si cammina! Sabato mattina alle 7.30 sono già alla cappella del Sacro Cuore e diverse macchine affollano il “parcheggio”. Il cielo è terso e il sole dipinge l’aria di rosa e arancione.
Guardo in su al rifugio Brioschi e….e la neve dov’è???? Riorganizzo lo zaino…via ciaspole, via picca e via ramponi! Meglio, mi sento molto più leggero. Inizio la salita insieme ad altre tre persone, ma dopo poco decido di tagliare su per un sentiero meno battuto, almeno posso godermi il silenzio del bosco….pam! Colpo di pallettoni…vabbè…andiamo cauti…pam! Più vicino…ma che palle! Insomma, mi ritrova a passare di fianco ad un casino per la caccia ai volatili…ma che ca@@@o di passatempo!
Passo oltre e divallo nella conca fatta di pascoli che sale da Pasturo. I boschi sono accesi di verde e arancio.
Silenzio. Devo arrivare a quota 1400 al rifugio Pialeral per ritrovare alcuni compagni di salita. Da qui si forma una certa fila indiana con gente che parlotta, telefona al cellulare, schiamazza…loro girano a sinistra per la salita estiva, io tiro dritto su per quella invernale. La pendenza diventa sostenuta. Un ragazzo mi racconta che d’inverno è da salire con picca e ramponi…per 600mt! Arrivo in cresta.
In alcuni punti c’è ghiaccio, ma per fortuna la via è attrezzata. La conca a nord verso il rifugio Bogani è colma di neve. Laggiù vedo il passo del Zapèl che da su Primaluna…quella si che è una discesa, 1800mt e calata in doppia…non sarebbe male.

Lascio i miei sogni e proseguo fino in vetta. Arrivo in braghette corte dal caldo che faceva. Ma l’inverno? Lontano la cappa grigia avvolge la pianura e Milano. Meno male che son quassù!

Mangio. Chiacchiero con due ragazzi. Verso le 13.30 decido di scendere. Prendo il sentiero estivo così da poter “chiudere il giro”, ma soprattutto per valutare la via di discesa. I pendii sotto al rifugio sono piacevolmente ripidi. A destra sembrano meno impegnativi ma, soprattutto, conservano neve protetti dall’ombra della montagna. Arrivati ad uno sperone ci si affaccia sulla valle sottostante ma c’è proprio un bel salto di roccia. Mi appunto mentalmente di superare lo sperone dall’alto e non dal basso (soprattutto con lo snow) e puntare verso la bastionata rocciosa. Tenendo la sinistra ma senza risalire la bastionata, c’è un passaggio ripido d’accesso. La discesa a piedi non è delle più facili ma si passa. E se si passa a piedi vien da sé…
Ora cammino lungo questa valle aperta, con pendenza dolce/lieve puntando al centro dove c’è un grosso masso erratico. Da qui ultimi pendii che danno sul vecchio skilift…tutt’intorno alberi sradicati mi ricordano che la grossa valanga dell’anno scorso è scesa proprio di qui. Arrivato a quota 1200 i prati terminano.
La discesa finisce nel bosco e la sciabilità dipenderà molto da quanta neve cadrà a questa quota. Sono abbastanza stanco…finalmente arrivo alla macchina, saluto e torno a Milano, giù nelle tenebre. Ma non sono più triste…negl’occhi ho mille progetti per nuove avventure!

lunedì 9 novembre 2009

Bormio on the rocks.

Solo due settimane fa salivo sul Legnone, negli occhi sogni di future epiche discese. I 20 cm di neve trovati sopra i 2000 mt non m’illudevano, sapevo che avrei dovuto stare tranquillo ancora per 1 mesetto, aspettando le vere nevicate.

Come commentare lo spettacolo davanti a me quando sabato 7 novembre scendo dalla macchina a Bormio 2000 e guardando in su verso il Valecetta vedo tutto bianco e già “invernale”!!!!
Venerdì ero preso dal lavoro e da mille pensieri su dove andare giusto per sgranchirsi le gambe…Cervinia? Diavolezza? Tonale? Solo all’ultimo momento mi convinco d’andare a Bormio, sembra che di neve ce ne sia e pare che qualche pista “interessante” sia battuta. Molto meglio che spendere 50 euro per ritrovarsi in mezzo a mille sciammannati a fare pistini da camposcuola a Cervinia! Partiamo.
Salgo con Valentina e Daniele. Si dichiarano alle prime armi ma l’importante è la compagnia…vi anticipo già che è stata piacevolissima dato che ho guidato fino a Bormio senza accorgermi della strada “infinita”. Alle 8.15 siamo già arrivati….mamma mia! Che neve, che scimmia!

L’attesa fino alle 9 è eterna. Finalmente saliamo. Scalpitiamo. La prima neve dell’anno, dopo 6 mesi d’attesa…è incredibile. Calzo la tavola…prime curve (beh mi ricordavo tutto in effetti…) e…vuuummm subito fuoripista….come resistere!
Certo le rocce erano ovunque e sotto pochi centimetri di neve, bastardissime le sentivo torturare la mia povera soletta. Pazienza, domani la curerò…ma oggi non si può lasciare tutta quest’abbondanza!
Seguo i ragazzi con la coda dell’occhio. Le prime discese sono sempre dure, ma se la cavano bene.
Li convinco a seguirmi in un valloncello con 40cm di fresca. “Com’è tutto morbido” dicono…mamma che spettacolo. Aspetto. Loro avanzano, arrancano, cadono, ridono…la fresca è fatica, soprattutto all’inizio…ma è gioia, è la montagna vera!

Verso le 11 molto è tritato, ma sono convinto che ci sia ancora qualcosa da fare. Decido di scendere fino a Bormio 2000 per i prati e per i boschi…la neve è quanto basta…ogni tanto si tocca, ogni tanto si spela…cerco d’essere il più fluido possibile…mi godo discese epiche da 1000 mt di dislivello scegliendo la linea più bella…
Mentre aspetto che la funivia mi riporti su per un altro giro, conosco Marzio, un ragazzo di Bergamo che solo soletto si godeva tutta questa neve…decidiamo di scendere assieme. Ora che siamo in due a gasarci a vicenda, tolgo il freno e mi lancio a bomba…e bam…roccia bastarda! Mi strappa la tavola e mi fa schiantare rovinosamente contro le sue sorelle…testa, gomito ed anca…che male…temo anche il peggio (frattura????) ma piano piano mi riprendo.
Un po’ acciaccato continuo…salita e discesa…più semplice di così. Non lasciamo nulla. Finchè gambe e cuore reggono!

In arrivo nuove nuvole, nuova neve.
Il rientro a Milano è stato ancor più leggero. Eravamo stanchi, esausti ma il cuore pieno d’emozioni. Che inizio di stagione.
Domenica la passo con la candeletta in mano. La mia povera Yukon ha tenuto bene i miei maltrattamenti, soffre ma ha goduto, ne è valsa la pena…
Ora e tempo di ristabilirsi con la mente già al prossimo w-end.