lunedì 23 novembre 2009

Basta..si cammina. Grignone

Sono più di 10 giorni che su Milano incombe una cappa plumbea di nubi basse. Nascondono sole e cielo, mettono una tristezza infinita. Mi sento rinchiuso in una scatola…ho bisogno di scappare! Prima di questa bolla anticiclonica, ricordo le montagne all’orizzonte completamente imbiancate. Le Grigne sembravano due piramidi di neve pronte ad essere sciate. Ma dopo tutto questo caldo chissà cos’è rimasto? Basta, dato che non si scia, almeno si cammina! Sabato mattina alle 7.30 sono già alla cappella del Sacro Cuore e diverse macchine affollano il “parcheggio”. Il cielo è terso e il sole dipinge l’aria di rosa e arancione.
Guardo in su al rifugio Brioschi e….e la neve dov’è???? Riorganizzo lo zaino…via ciaspole, via picca e via ramponi! Meglio, mi sento molto più leggero. Inizio la salita insieme ad altre tre persone, ma dopo poco decido di tagliare su per un sentiero meno battuto, almeno posso godermi il silenzio del bosco….pam! Colpo di pallettoni…vabbè…andiamo cauti…pam! Più vicino…ma che palle! Insomma, mi ritrova a passare di fianco ad un casino per la caccia ai volatili…ma che ca@@@o di passatempo!
Passo oltre e divallo nella conca fatta di pascoli che sale da Pasturo. I boschi sono accesi di verde e arancio.
Silenzio. Devo arrivare a quota 1400 al rifugio Pialeral per ritrovare alcuni compagni di salita. Da qui si forma una certa fila indiana con gente che parlotta, telefona al cellulare, schiamazza…loro girano a sinistra per la salita estiva, io tiro dritto su per quella invernale. La pendenza diventa sostenuta. Un ragazzo mi racconta che d’inverno è da salire con picca e ramponi…per 600mt! Arrivo in cresta.
In alcuni punti c’è ghiaccio, ma per fortuna la via è attrezzata. La conca a nord verso il rifugio Bogani è colma di neve. Laggiù vedo il passo del Zapèl che da su Primaluna…quella si che è una discesa, 1800mt e calata in doppia…non sarebbe male.

Lascio i miei sogni e proseguo fino in vetta. Arrivo in braghette corte dal caldo che faceva. Ma l’inverno? Lontano la cappa grigia avvolge la pianura e Milano. Meno male che son quassù!

Mangio. Chiacchiero con due ragazzi. Verso le 13.30 decido di scendere. Prendo il sentiero estivo così da poter “chiudere il giro”, ma soprattutto per valutare la via di discesa. I pendii sotto al rifugio sono piacevolmente ripidi. A destra sembrano meno impegnativi ma, soprattutto, conservano neve protetti dall’ombra della montagna. Arrivati ad uno sperone ci si affaccia sulla valle sottostante ma c’è proprio un bel salto di roccia. Mi appunto mentalmente di superare lo sperone dall’alto e non dal basso (soprattutto con lo snow) e puntare verso la bastionata rocciosa. Tenendo la sinistra ma senza risalire la bastionata, c’è un passaggio ripido d’accesso. La discesa a piedi non è delle più facili ma si passa. E se si passa a piedi vien da sé…
Ora cammino lungo questa valle aperta, con pendenza dolce/lieve puntando al centro dove c’è un grosso masso erratico. Da qui ultimi pendii che danno sul vecchio skilift…tutt’intorno alberi sradicati mi ricordano che la grossa valanga dell’anno scorso è scesa proprio di qui. Arrivato a quota 1200 i prati terminano.
La discesa finisce nel bosco e la sciabilità dipenderà molto da quanta neve cadrà a questa quota. Sono abbastanza stanco…finalmente arrivo alla macchina, saluto e torno a Milano, giù nelle tenebre. Ma non sono più triste…negl’occhi ho mille progetti per nuove avventure!

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