domenica 18 dicembre 2011

Madesimo+Pila freeride

Quando il troppo stroppia. La tanta sospirata neve è arrivata in quantità...accompagnata da forti venti che l'hanno spazzata, rimaneggiata e accumulata per bene. Insomma un bel mix che ha fatto scattare il rischio 4 se non 5 su tutta la Valle d'Aosta. Che fare? Sicuramente non programmare alcuna gita (anche perchè a quote inferiori non c'è fondo e in alto è meglio non avventurarsi); però non voglio stare a casa. Bisogna sfruttare la situazione.
Sabato mi mollano un po' tutti per vari impegni. Forse riesco ad agganciarmi al Fisio e al superpulman di 50 persone che partirà da Parma. Però iniziano gli sbattimenti. Non sanno dove andare. Troppo incasinato darsi un puntello. Una delle alternative è buona, Salice d'Ulzio, ma andarci da solo vuol dire spendere un patrimonio. Mollo il colpo e mi dirigo verso Madesimo dove qualcosina ha fatto.
Arrivo a Campodolcino e subito riconosco almeno 30 cm di polverella sui tetti delle macchine!!! All'alpe Motta i cm sono diventati 50. Il meteo non è un gran chè ma si vede bene, non c'è nessuno e la neve è da urlo.
Inizio subito il duro lavoro. Tiro due curve all'alpe e poi mi sposto rapidamente puntando la nera di Mad. Come immaginavo il tratto centrale non è battuto. Pronti via mi ci butto a capofitto!!! Che spettacolo!!!

Purtroppo la concorrenza è spietata e dopo poco tutto è trifolato. Biasogna invetarsi dei passaggi dietro le reti per fare due curve. Però con la coda dell'occhio vedo una traccia nuova che scende verso Madesimo.

Mi ci butto dentro. Più a valle ringrazio lo sciatore che ha aperto la via (e uno snowboarder che faticosamente arrancava...ma la sciolina????). Aspetto che apra lui. Poi l'amico. Alla fine tocca a me ma c'è spazio per fare le mie curve.

Dopo 3 ore non rimane che improvvisare...mi butto nel bosco dove c'è un bello strato di polvere sopra la vegetazione bassa. Ogni tanto sbuca un po' di verde ma non si tocca mai. I boschetti di Madesimo sono uno sballo. Scendo fluido impovvisando a ogni curva. Ogni tanto bisogna cinghialare ma il bosco è così. Bisogna saperlo interpretare. E' una sciata di puro istinto che mi piace molto.

Dopo 4 ore sono talmente pago e cotto (ormai ho tritato tutto)...

...che preferisco tornarmene a Milano a riposare...domani ce il bis!!!

Pila. Apertura parziale per domenica 18...ergo sabato è rimasta intonsa!!! Siamo un bel gruppone eterogeneo che si presenta in biglietteria alle 8.20...ma c'è già una ressa impressionate. Come pesa l'inizo della stagione senza neve. Oggi sembrano tutti assatanati.
Finalmente riusciamo a salire ma sono già le 9.30. L'ansia sale. Cosa troveremo?
In un rigurgito di coscienza mattutino ho rimesso via la coda di rondine in favore della solita tavola, considerando che sicuramente la parte alta rimarrà chiusa, e resteranno solo i boschi. Che errore madornale!!! Maledetto me quando non ho dato retta al mio istinto.
Allo sbarco si presenta uno spettacolo epico: 80 cm di powder leggerissima imbiancano il paesaggio. Diverse piste non sono state battute e sarebbero perfette per la mia Volkl 175....ma mi devo accontentare della mia 164 e cercare la velocità.
Ci lasciamo ingananre dalla prima seggiovia Chamolè che ci porta in alto sul lato sinistro, quando bastava prendere la sfigata seggiovia a 2 e poi quella a 4 per lanciarci nel cuore del comprensorio dove c'erano ettari di powder a disposizione...mentre noi restiamo qui a litigarci alcuni fazzoletti.
Ma non importa perchè Beppe ha un asso nella manica. Scendiamo nella conca di destra e siamo i primi.

Dietro subito qualcuno c'insegue. I poliziotti non riescono a tamponare l'emorragia di persone che scavalcano le reti in voglia di powder. La frenesia è tale che quasi non mi godo queste curve fantastiche. Arriviamo al colletto che dà su un bel pendio ripido. Forse troppo. Come sarà...chi apre? Come facciamo??? Vabbè...prima che qualcuno potesse reagire metto l'avalung in bocca e parto....boccone troppo ghiotto per farmelo scappare.

La neve è spaziae e la conca completamante riparata dal vento permette di scendere in sicurezza. Mi tengo al centro. Schivo alcuni rami che fuoriescono, slalomeggio qua e là per avventarmi sul primo dosso e abbozzare un saltello....arrivo in fondo e mi fermo in un punto riparato per seguire la discesa degl'altri e vedere che tutto sia ok.

Scendono uno alla volta intepretando. Purtroppo ho solo il cellulare per fare pessime foto ma il ricordo rimarrà vivo come la più bella discesa della giornata.
Il resto sarà una gara all'ultimo centimetro di powder. Una gara che dopo un po' mi deprime. Troppa ressa. Troppa concorrenza. Troppa ansia. Piano piano mi rendo conto di come mi senta meno frerrider e più snowalper...il bello della salita, il silenzio, il panorama incontaminato, la neve intonsa e la tua linea come firma del tutto...

Nel pomeriggio finalmente m'incontro con Puppi e Cedric (Elisa ma dove sei finita????) e ci concediamo alcuni boschetti presi dalle antenne. Belle linee ma corte.

Tutto finisce troppo in fretta e mi sento stanco. Le gambe faticano a reagire e dopo due jolly realizzo che è ora di rientrare. Il sole cala e il freddo mi fa tremare. Per fortuna c'è un bel party per festeggiare il tardivo inizio della stagione...trangugio due tazzone di cioccolata calda fumante che mi salvano dal freddo e mi butto in ovovia verso Aosta. Durante il ritorno consulto i vari siti e mi rendo conto che quasi nessuno ha fatto gite. Troppo rischioso. Mi consolo con il fatto che, vista la situazione, siamo rimasti "agganciati" e ci siamo divertiti. Ora la neve c'è.

Aspettiamo che si stabilizzi e prepariamo le pelli...ho voglia di un po' di silenzio..

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 12 dicembre 2011

La neve non vuole arrivare ;-)

Tornato sabato sera tardi da Bormio con il morale un po' giù non so se programamre una gita per l'indomani. Inoltre Stefano molla il colpo causa tonsillite fulminante. Se fossi rimasto da solo probabilmente sarei rimasto sul divano. Per fortuna Giorgio e Vesco si svegliano dal letargo e decidono di cominciare la stagione (avevo mandato una mail dal tono minatorio).
Ci guardiamo un po' in giro e sembra che a Realp ci sia molta neve. Leggo il bollettino svizzero, alcuni report sullo Stotzinger Firsten e la descrizione della gita. Ma c'è qualcosa che non mi convince. L'esposizione è proprio quella più delicata. Inoltre troppa gente nei giorni scorsi con parte alta crostosa e ventata. Mah. Però è una gita facile e tendenzialmente sicura. Come prima di stagione si può fare. Meglio non improvvisare altre "cazzate".
Ho quasi spento il pc quando leggo un timido report sulla Val Bedretto: metri di neve, polvere dalla cima al parcheggio e poca gente. Domenica mattina prelevo Giorgo e Vesco e punto deciso ad Airolo. Inoltre abbiamo già fatto questa gita con SA1 l'anno scorso. Tutti concordi si parte.
Fino ad Airolo nulla. Poi, appena svoltiamo nella valle, la neve inizia a crescere di spessore. Arriviamo al parcheggio in località All'Acqua e il paesaggio è pieno inverno!
Siamo tra i primi ma presto si creerà ressa. Non credo d'esser stato l'unico a leggere il report.

Ci prepariamo e partiamo.
Dopo il ponticello alla prima svolta....prendiamo quella sbagliata. Meno male che l'avevamo già fatta!!!
Perdiamo un po' di tempo e forze a rientrare sulla traccia giusta, ma da lì fin in cima procederemo senza indugi su traccia larga e ben battuta...una specie d'autostrada.

Usciti dal bosco si presenta un terreno vario, gibboso, con alcuni salti naturali. Già fremo....ma un paio di valanghe di lastroni smorzano subito l'entusiasmo. La più grossa ha dei segni d'entrata e presenta tutto il tratto superiore fessurato ma ancora lì.

Se non è stato volontario è andata proprio bene a chi l'ha provocata.
Arriviamo al pianone prima del muro dove, l'anno scorso, abbiamo trovato ottima polvere. In realtà la polvere c'è fin dal parcheggio e ogni metro di risalita in più e un ulteriore millimetro di sorriso pensando alla discesa.

Superata la parete mi fermo a rifiatare aspettando i ragazzi. Nel mentre altri due snowboarder arrivano di passo svelto: ciao Lele (l'istruttore del Cai Nembro)...che bello quando ci s'incontra in giro!!! Scambiate due chiacchiere si riparte...oggi la concorrenza è alta.
Dopo altri valloncelli sempre all'ombra, sbuchiamo al colle dove ci siamo fermati l'anno prima.

Il Poncione è al sole e presenta neve rigelata con lo strato superficiale che sta "fiorendo". Ora la traccia diventa più insidiosa ma, nonostante un paio di svirgole, procedo tranquillamente. Lo scarpone reagisce decisamente bene.
Arrivati sulla crestina esposta l'aderenza diminuisce. A questo punto una scivolata sarebbe rovinosa: da un lato rischierei di ruzzolare fino al colle, dall'altro volerei giù dal precipizio lasciandoci le penne!!! Meglio sganciare e salire gli ultimi 5 metri a piedi. Perdo non più di 30 secondi ad aprire l'attacchino e bloccare la split in modo che non scivolasse di sotto che mi sento gentilmente appuntare: " porco d....levati dai cojoni"....un gentile skialper bergamasco. Che carino....ma perdi l'autobus?
Passata l'incazzatura ci ritroviamo tutti in cima felici e contenti. Vorremmo trattenerci ancora un po' ma alcune nuvolette iniziano ad essere minacciose.

Una in particolare inizia a tracimare dalla cresta e cola come un liquido denso. Non vorrei sputtanare la discesa con zero visibilità...quindi ninte panino e giù a capofitto.

Mi aggancio e parto. Ci sono ancora tante formichine che stanno salendo....quindi mi butto a sisnistra dove la neve ha smollato e consente due curve carine e sicure. Ritornati all'ombra ci buttiamo nel valloncello meno battuto (quello che comunque abbiamo risalito) dove riusciamo a saggiare la bontà della neve: ottima polverella invernale.

Tornato sui nostri passi vado a buttare il naso da dove avevo visto risalire due skialper dalla Val Piana. Ora ci sono diverse curve ma ancora tanta powder. Via...mi giro e la traccia della tavola è inconfondibile...più larga e più morbida...ma soprattutto più in là.

Da qui ci perdiamo un po' di vista. Sento le voci di Vesco e Giorgio ma non li vedo arrivare. Aspetto ancora ma nulla. Decido di procedere, al massimo ci ritroveremo più avanti. Esco dalla conca e arrivo sulla paretona. Vedo una skialper e chiedo se avesse visto due snowboarders: "si sono appena passati"....ma come???? Vedo le due tavole sparire dopo il pianone. Vabbè provo a raggiungerli: mi butto di sotto tenendomi vicino alle due tracce isolate viste all'andata. Ora sono molte di più. La neve è stupenda. Sfrutto ogni gobba e contropendenza per curvare veloce. Arrivo su un primo sasso e via...saltino...ci prendo gusto...punto un sasso più alto...divoro la parete veloce e fluido...in un attimo mi ritrovo a tutta sulla traccia di salita così da superare il piano. In fondo mi giro e godo. Le tavole viste all'orizzonte erano i Bergamaschi!!! Indietro restano Vesco e Giorgio...ora me li gusto vedendoli come si godono il pendio e la bella polvere. Ci siamo gustati la discesa giusto in tempo...le nuvole hanno offuscato tutto.

Ma non è finita: forse ora c'è la zona più bella fatta da gobbe e salti naturali. Il vento non l'ha toccata e le pendenze moderate la rendono facile e sicura. Scendiamo come tre assatanti interpretando curve e salti...ci sta anche un cappottone per troppa foga (oltre un albero amico che mi ha fatto da "sponda").

Arriviamo sul successivo piano dove sono riuniti gli sciatori...alcuni dondolano la testa, altri imprecano...alcuni sorridono perchè capiscono quanto ce la stiamo godendo.
Utlimo tratto: boschetto. Qui la sciata è meno divertente tra trito e boschina non completamente ricoperta...ma appena si apre verso il basso ci concediamo le ultime curve veloci i leggera polvere, puntando rapidi verso il ponticello.

Ci sdraiamo stanchi e appagati: in pochi minuti ci siamo bevuti tutto il pendio. Vorremmo rislaire e godere...ma rimaniamo inebetiti a guardarci sorridenti mentre gli sciatori passano in parata salutandoci. Alcuni si sono gasati nel vederci. Forse molleranno le due assi.
Che bella gita. Che bella compagnia. Quando la prossima?

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

Bormio doppio regalo di Natale.

Finalmente il lungo ponte dell'Immacolata è arrivato. Come tutti gli anni andremo a Bormio....ma quest'anno non ha nulla a che vedere con i precedenti: fa caldo e la neve non è caduta. Pazienza, ne approfitterò per riposare e stare con fidanzata e amici. Partiamo con calma mercoledì. Guidando lungo la Valtellina il termometro segna 12 gradi. Attorno a me è pieno autunno. Mesto mesto proseguo fino all'ultimo tunnel prima di Bormio. Primo regalo di Natale!!!! Sta nevicando a tutto spiano!!! Ma come???? Sapevo dell'arrivo di una grossa perturbazione in svizzera, ma non m'aspettavo che sfondasse qui in questo modo. Nevicherà tutta la notte. Alla fine ci saranno 20 cm di neve fresca, asciutta, a ricoprire le piste. Insomma di questi tempi è oro!!! Il giovedì è una splendida giornata. La passo a snowboardare su e giù con gl'impianti (ogni tanto ci vuole). In cima le creste fumano a tutto spiano. C'è un vento fortissimo che, per fortuna, rimane solo in quota.

La neve in alto è pesantmente rimaneggiata ma ci sono diversi punti con bella neve. Così tra un bordopista e l'altro si riescono a tirare delle discrete curve. La fame sale. Individuo della bella farina sulla pista che scende a destra dall'alto...stranamente chiusa. Via senza pensarci. Apro le danze....di lì a poco sarà tutto trifolato!!!

Alla fine ne esco molto soddisfatto nonostante un bello sbrago da riparare al mio rientro (eh eh non c'era fondo).
Dopo la scorpacciata di giovedì, l'indomani pensavo di fare una gitarella. Ma dove? Come al solito mi ritrovo in solitaria. Inoltre il forte vento e l'inesistenza di un fondo decente a quote moderate mi limitano le possibilità. Alla fine preferisco tenere i remi in barca e stare al sicuro: risalirò la bimbi al sole (pista ancora chiusa)fino a Bormio 3000. In questo modo sono sicuro di non cacciarmi nei pasticci e, contemporaneamente, riesco a rimanere abbastanza isolato dagl'impianti e dalla folla degli sciatori. Detto fatto alle 7.30 parto da quota 2000 e inizio a risalire la pista che s'inoltra nel bosco avvolto da un silenzio ideale. Qualche scoiattolo m'attraversa la strada. Le prime luci illuminano il San Colombano e la Cima Piazzi, mete di gite future.

Con passo svelto e cadenzato, in due orette mi ritrovo a Bormio 3000 (non credevo al mio gps). Sono le 10.30 e le piste sono affollate. Ma ho un progettino in mente ben valutato durante la risalita. Il giorno prima ho incontrato Lorenzo, istruttore snowboard del posto e amico comune del Bordons, che mi ha mezzo consigliato il canale della croce dal Vallecetta. Inoltre il vento che spirava proprio dentro il vallone e sulla cresta sommitale mi faceva bene sperare per la riuscita della gita. L'idea era di fare la cresta fino alla croce e valutare la stabilità del canale. Se qualcosa non m'avesse convinto, dietro front fino a 3000 e giù per le piste.
Calzo i ramponi e infilo la tavola sullo zaino. Parto. La prima metà della cresta è abbastanza facile, con neve portante o rocce affioranti. Arrivo ad un colletto con la palina dei sentieri estivi. Mi dà 30 minuti alla vetta. Ma di fronte a me la cresta cambia faccia. Lo spessore della neve sale rapidamente e presto mi ritrovo a sprofondare fin oltre le ginocchia. Avanzare risulta quasi impossibile. Preferisco tornare indietro.

Arrivato al colletto vedo il bel ingresso centrale con tanta neve. Tutto sembra in ottime condizioni. Potrei scendere fino a metà dove c'è un piano, per poi ripellare in diagonale fino alle piste. Sembra un sentiero gippabile probabilmente usato in estate. Non ha senso scendere oltre visto che il fondo rapidamente sparisce e restano solo 20cm di neve nuova su rocce affilate.
Mi preparo. Spingo forte sulla parete. Non accade nulla. In effetti da questo lato la neve risulta schiacciata dal vento. Ma anzichè essere dura e crostosa, si rivela semplicemente compressa ma molto bella da sciare. Mi lancio a capofitto con super curvoni. Purtroppo la visibilità è pessima visto che le nuvole stanno sopravanzando e nel vallone tutto è in ombra.

Davanti c'è una conca abbastanza grossa. Punto a sinistra per evitarla, verso un dosso da dove vien comodo osservare il resto della discesa. Appena risalgo si apre una fessura ortogonale alla mia scia. Mi fermo in cima al dosso per valutare la situazione. La crepa la dice lunga. Quindi valuto la traccia più sicura in cima ai dossi e, tenendomi alla larga dal lato destro che sembra instabile, scendo. La neve è stupenda ma la tensione mi fa stare all'erta. Curvo verso destra per cercare di rientrare ma sono costretto a scendere sul cambio di pendenza. Il lastrone soffice di 20 cm si spacca tutto intorno e parte. Continuo la curva per uscire dalla traiettoria e mettermi in un punto più sicuro.

Più sotto la pendenza aumenta oltre a diversi sassi che affiorano. Scendere rischiando una caduta su terreno instabile mi sembra una scelta pessima (ma con il senno del poi non è che fin lì sia stato da manuale).
Risalire mi sembra ugualmente delicato. Forse traversare verso le rocce per sfruttarle come "isole sicure" risalendo verso la pista può essere una soluzione. Detto fatto mi ritrovo a risalire in un punto che normalmente è molto pericoloso ma oggi con pochissima neve e solide rocce a farmi da scalini mi è sembrata la soluzione ottimale. Purtroppo non sempre si riesce a stare sul duro e, tra una roccia e l'altra, c'è una crosticina non portante che poggia su grani grossi mal legati. Non mi sento molto a mio agio. Ho solo voglia di togliermi d'impaccio, di tornare sulle piste e a casa farmi un bagno caldo e riflettere sul perchè riesco sempre a cacciarmi nei guai (qualcuno direbbe che non ho abbastanza esperienza e la costante ricerca della traccia personale è la causa del tutto...in effetti queste parole risuonano nelle mie orecchie anche se ora hanno un sapore ben più amaro).
Ormai mancano pochi metri, ma l'accumulo più grosso mi sbarra la strada. Sopra di me ci sono 5 metri di roccia facilmente scalabile. La via d'uscita. Con grande sforzo m'arrampico forte della presa dei ramponi che per fortuna, accoppiati allo scarpone hard, fanno salda presa sulla roccia.
Sbuco fuori vicino alle piste come se fossi uscito da un profondo pozzo facendo leva sulle unghie. La tensione si scioglie e mi riverso stremato, quasi commosso. Metto lo snowboard e punto il parcheggio. Sono esausto e triste. Questo secondo regalo di natale mi lascia alquanto amareggiato.
Anche oggi ho imparato una lezione. Ora sarebbe il momento di metterle in pratica.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

lunedì 28 novembre 2011

Doppietta al Breithorn (ma quello del Sempione)

Tutto nasce da on-ice dove diversi, troppi post, su questa gita mi mettono la pulce nell'orecchio... in realtà mi dico: se c'è neve lì ce ne sarà di più sul Senggchuppa...inoltre la funivia di Saas-Grund facilita le cose. Ma siamo alle solite: non c'è nessuno libero e da solo, alla seconda uscita, con l' hard, meglio rimanere sul seminato.
Quindi punto verso il Sempione fiducioso nel bel tempo e in temperature quasi primaverili che dovrebbero garantirmi una bella surfata.
Ore 8:00 si parte. Al parcheggio c'è già molta gente...ovvio visto che non ci sono molti altri posti in "condizione".
Oggi la mia split raccoglie interesse positivo...forse vedendomi con scarponi skialp sono più tollerato.

Ad ogni modo lo scarpone con l' attacchino è proprio comodo in salita...parto più o meno a razzo ed in poco sono all'infido traverso. Anche se il feeling è nettamente migliorato non mi fido e metto i coltelli. Montarli è abbastanza semplice ma sono costretto ad inginocchiarmi per non sganciare le mezze tavole. Ora procedono spedito, forte di una presa granitica. In effetti sembra garantire molta più presa rispetto al sistema soft (Voille o Spark che sia) ma per contro appena posso stacco i rampant perché frenano troppo.
Ora ho davanti il vascone del Breithorn.

Inizio la salita cercando di non rompere il ritmo fino al colle. C'è già chi scende, altri partono giusto ora dal passo...una lunga fila umana.
Arrivo al colle. Al momento sono salito alla mia velocità (non fortissima visto che diversi skialper mi hanno sverniciato) e sono arrivato in poco tempo, ma ora mancano gli ultimi 150 metri e la vedo dura. Come seconda gita un 1400 non è male.
Avanzo sul diagonalone verso la cima ma già penso alla discesa...e mi stuzzica un'ideuzza niente male.

Arrivo in cima. Panorama mozzafiato. Però sembra giugno e non quasi dicembre. Ma ho fiducia. So che la stagione decollerà.
Mi preparo e via...giù verso il piano glaciale completamente intonso.

Eh si... sacrificare 150 metri per fare un diagonale ghiacciato non ha senso...meglio tirare dritto e godersi l'intonsitè per poi ripellare .
Mi lancio a capofitto puntando il grosso buco davanti.

Vorrei andare giù fino in fondo ma la neve non è così bella e l'idea di risalire ora mi sembra meno brillante.
Giro a sinistra e scollino: surprise, in questo piccolo valloncello la neve è rimasta morbida con una leggera crosticina che non disturba. Riesco a tirare una decina di curve che valgono la giornata.

In alto guardano stupefatti. Chissà i commenti (già me l'immagino). Ora cambio set up per la risalita. Ed ecco un inconveniente non da poco. L'attacchino Dynafit pieno di neve non ne vuole sapere. Perdo molto tempo per ripulirlo nonostante la spatolina e una piccola spazzola da calzolaio che si è rivelata fondamentale. Riesco finalmente a liberare il sotto dalla neve ma l'operazione di aggancio risulta molto poco agevole. Se fosse stato ghiaccio duro non so se sarei riuscito a toglierlo così facilmente. Dovrò modificare la spatolina voillè per farla infilare sotto l'attacco al meglio.
Risalgo. I 100 metri per arrivare al colle mi sfiancano un po'....ma tracciare da solo mi dà gusto.

Arrivato sulla cresta mi preparo. Sotto di me tutto è tritato ma confido che tenendomi a destra dove il sole ha picchiato maggiormente troverò neve rammollata e divertente. Mi lancio. I primi metri sono un po' grumosi e non facili con lo scarpone rigido. Però mi sono imposto di stare basso e centrato, di aggredire le curve e la cosa funziona. Questo mix di tavola rockerata da fresca con scarpone hard và sciato così. E la cosa ripaga ampiamente. Appena arrivo sul lato destro si può mollare il freno e mi lancio in una serie di curvoni ben supportato dal mezzo. Che spettacolo. Certo le gambe arrivano presto al limite ma che godimento. Mi tengo in un bel valloncello, poi al centro, e di nuovo a destra verso la paretona che scende in diagonale dove giro un curvone in contropendenza che mi sembra di surfare un'onda oceanica. Mi lancio in picchiata e...bam....un bel tomahawk testa piedi...un nano della neve mi ha mangiato la punta!!! (in realtà devo aver spinto troppo in avanti).
Rido. Godo. La giornata è stupenda ed io mi sento veramente in sintonia con la montagna.
Più a valle numerosi campi arva. Mi spiace passare vicino ma la neve lì è migliore.
Le gambe bruciano ma ormai il bello è finito. All'ombra del Hubschhorn la neve ha rigelato (o forse non è mai cambiata) e la sciata si fa più nervosa. Nello strettissimo mi manca un po' la mobilità della caviglia e devo compensare guardando un po' più in là e prevedendo prima dove passare.
Mi fermo al cospetto di un grosso buco che mi ricorda che siamo su un ghiacciaio...e con poca neve.

Arrivo al traverso. Sgancio tutto, modalità walk e via. Gli scarponi fanno una bella presa. Molto meglio che con i soft dove sembra sempre di camminare sulle uova.
Superato il passaggio mi ferma un ragazzo. Emanuele istruttore snowboard del Cai di Nembro. Parliamo un po' sui pro e contro della split. Poi la domanda è venuta spontanea: ma conosci un certo Mar...si lo conosco. Il mondo è piccolo.
Ultime curve al sole. Qui la copertura è minima e bisogna stare attenti ai sassi. Purtroppo mi faccio ingolosire dal lato più morbido e a 100 metri dal parcheggio mi fermo e scendo a piedi, mentre dall'altra parte si riesce ancora a scendere con gli sci.

Poco male. Mi godo la passeggiatina defaticante, riassaporo l'emozioni di questa splendida discesa. Ricordo che la prima volta qui è stato in mezzo al nebbione. Ora il Breithorn si è concesso in tutto il suo splendore. Una gita veramente bella con vista mozzafiato.
Al parcheggio ci sono 10 gradi e sembra primavera. A quota 2000 ci sono i prati verdi ma non mi scoraggio. Mentre torno verso Milano l'eccitazione sale. Sento che arriverà la tanto sospirata neve. Sento che sarà una stagione stupenda. Ci credo.

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lunedì 14 novembre 2011

Inizio col botto.

Novembre 2011. Vacche magre. Sembra che la crisi internazionale abbia colpito anche il meteo così avaro di neve. Almeno a bassa quota. Sopra i 3000 metri ne ha scaricata parecchia. E' arrivato il momento di sciolinare le tavole, mettere le pile nell'arva, fare lo zaino e riaprire le cartine.
La meta è il Breithorn da Cervinia. I compagni sono Stefano e Davide. I presupposti ci sono tutti affinché si prospetti una splendida giornata.
Sabato siamo tra i primi, scalpitanti, davanti alla nuova cabina che porta su a Plateu Rosà.

Devo ammettere che è molto bella, quasi un'astronave aliena che ti teletrasporta in quel "parco giochi" di ghiaccio che anche d'estate sà regalare un po' di neve decente da sciare. Ma il nostro obbiettivo non è il park ma la montagna. La giornata è splendida e nemmeno troppo fredda. Mettiamo le pelli e siamo quasi pronti a partire. Stefano prova la modalità "traino" della tavola (scelta che si rivelerà azzeccata sul primo tratto molto omogeneo). Si parte. Subito è si fa un buon ritmo ma la quota si fa sentire. Risaliamo le piste già affollate cercando di non essere travolti. Non vedo l'ora di togliermi da questa confusione. Non ho mai compreso fino in fondo quei sci alpinisti che risalgono le piste. Ma oggi non ci sono alternative (soprattutto su un ghiacciaio molto crepacciato come quello di Cervinia).
Finalmente sbuchiamo al sole in prossimità della Gobba di Rollin. Davanti a noi si presenta il Breithorn come una facile gobba.

Ma siamo a 3700 mt e la quota rende il tutto meno scontato. Attraverso il facile pianone facendo scivolare la split. I TLT5 con attacchino Dynafit rendono la progressione un vero piacere.

Oggi è il primo vero test sul campo. La neve si presenta un po' compatta e ventata, per cui temo la prossima discesa. Ma prima bisogna arrivare là in cima. Davanti 6 sci alpinisti battono traccia. La pendenza cambia e si sale rapidamente. Arriviamo in prossimità delle roccette dove s'inizia il lungo traverso che taglia tutto il fianco. Sono indeciso se calzare i rampanti. Ma sono qui anche per valutare il nuovo setting, quindi procedo cercando di copiare bene il terreno con le pelli in modo da mantenere il massimo grip. Funziona. Certo non senza fatica e concentrazione, ma sembra che si viaggi molto meglio, non c'è paragone con il soft. Anche il confort è soddisfacente considerando che dopo un po' lo scafo rigido inizia a puntare.
Mi giro. I ragazzi sono un filo attardati. Stefano continua a trainare la tavola ma ora, sul pendio più ripido, l'operazione risulta alquanto scomoda. Davide chiude.

Io tengo botta....sento la testa pulsare e preferisco mantenere questo ritmo per arrivare il prima possibile. Ormai manca poco.
Arrivo sulla cresta ghiacciata. Non ho i ramponi e preferisco rimanere sul sicuro, quindi non riesco a vedere cosa c'è "dietro". Ad ogni modo la vista è strepitosa....spazia dal Castore e Polluce al Cervino passando per la pianura padana coperta dalla foschia.

Arrivano i ragazzi. Siamo un po' storditi dalla quota e dallo sforzo. Meglio scendere il prima possibile. Pronti via.
Purtroppo la sciata non è strepitosa. Faccio un po' fatica ad interpretare il setting hard. Le prime curve non sono ne belle ne fluide. Capisco che devo stare basso, centrato e allargare il raggio di curva. Arrivo a metà parete e mi ricordo di un punto con neve più bella vicino al grosso crepaccio visibile in salita. Riesco a fare 6 curve decenti e inizio a gasarmi.

Sul piattone filo veloce sfruttando i sastrugi per abbozzare qualche saltello. Tutto sommato mi piace la risposta secca dello scarpone. Seguo la traccia di salita filando veloce e cercando di fare più metri possibile. Quei metri che non riuscirò a guadagnare dovrò farli a piedi. Mi fermo. Il togli/metti è veloce e molto comodo, ma appena abbasso la testa questa m'esplode come un palloncino che tocca uno spillo. Davide passa comodo con i suoi sci. Io e Stefano, per pigrizia, procediamo a piedi con la tavola in mano. Saranno solo 500 metri ma devastanti. Raggiungiamo finalmente la pista, stremati. Ora vogliamo solo scendere alla svelta. Loro passano dalla pista ma io non posso non tagliare poiché la neve qui sembra proprio bella. E lo è!!! Il vento l'ha risparmiata e riesco a fare una bella e morbida sciata....

su questa neve facile mi trovo nettamente meglio con l'hard...è sul grumoso irregolare che mi manca un po' quel gioco di caviglia che aiuta ad ammortizzare le vibrazioni...insomma mi sento sempre più rapito da questa soluzione...
Arriviamo sotto la Testa Grigia. Dovremmo rientrare dalle piste che portano al Teodulo ma le tracce che puntano verso la Spazzatura sono troppo invitanti.

Inoltre è una variante che non avevo mai fatto e la curiosità, oltre alla voglia di bella neve, è incontenibile. E qui la neve è proprio bella. Ci saranno 30 cm di fresca su ottimo fondo. Quasi quasi sarebbe stato meglio puntare tutto sul freeride ma sono molto più contento di aver fatto una gita e chiarirmi un po' le idee sul nuovo set-up.

Ci buttiamo giù in questo diagonale tobogoso che ci butta a tutta verso le piste di Cervinia. Peccato che siamo veramente cotti per godercelo al 100%...inoltre ho paura di toccare e distruggere la tavola...quindi scendo con il freno tirato.

Pazzesco: sopra i 2800 mt circa neve stupenda e gran fondo, sotto direttamente i prati!!! Prego veramente che ne arrivi tanta e per tutta la stagione. Troppi progetti in testa per un altro inverno avaro come lo scorso.
Arriviamo a Plain Maison. Sono le 15.30. Altro che sciare ancora...siamo bolliti. La testa mi scoppia e prevarica l'euforia della prima sciata di stagione.
Solo la sera, tranquillo, riguardo le foto e riassaporo le mille emozioni della giornata. Realizzo del mio primo 4000. Certo, il più facile delle alpi, ma era tempo che volevo farlo e capire come sia l'alta quota.
Benissimo, altro sassolino tolto....il problema in questa passione è che più sassolini si tolgono uno per volta....più se ne trovano da togliere.
ma la stagione è appena iniziata ed io mi sento un po' più forte dei nuovi mezzi.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

sabato 14 maggio 2011

Chiudo il forno al San Matteo

Sembra che diverse cose si stiano incastrando nel modo giusto. Silvia è via per il w-end. Ho trovato un socio di giornata con il mio stesso obbiettivo. Ho letto gli ultimi report che parlano di condizioni favorevoli e nuova neve. Entrambi (io e Alex) decidiamo di anticipare al venerdì e sabato per trovare posto in rifugio ed evitare il solito casino. Insomma, sembra che tutto fili nel verso giusto per salire il Gran Paradiso dallo Chabod!!!! Peccato che ci si è messo il meteo di traverso, con previsioni di spiccata inabilità e caldo, caldissimo. Fino a mercoledì/giovedì spero che qualcosa cambi, ma nulla. Inoltre mi si accavalla un impegno di lavoro per il sabato. Mi sento con Alex e a malincuore dobbiamo rimandare. Non riusciamo nemmeno a trovarci per una gita riparatrice poiché gl’impegni non s’incastrano. Non posso mollare il colpo….mi prendo il venerdì e parto alla volta dei Forni.
Questa volta opto per la levataccia (ore 3.00) e il viaggio diretto (figata, non c’era nessuno e dopo 1h 50’ parcheggiavo) con tanto di thermos di caffè…devo dire che è andata meglio dell’ultima volta in tenda, ma inizio a salire verso le 6.30 e quell’ora e mezza di ritardo mi penalizzerà poi.

Immaginavo di dover spallare per un po’, ma non credevo ai miei occhi quando ho visto la prima neve là in fondo!!! Fino a 2400 nulla, ma solo verso i 2600 il manto inizia ad essere significativamente continuo. La neve quando c’è è smollata, altrimenti sono sfasciumi e fango. In vista del ponticello a pioli finalmente riesco a calzare la split ai piedi. Opto subito per i rampanti dato che un po’ si stava indurendo. Peccato che ogni tre per due i rampanti decidono di uscire dalla sede. Soprattutto a mezza costa appena prendono un colpetto di lato si sganciano dal perno. Questo difetto non mi era mai capitato con il puntale normale, ma con quello dedicato (Blaze) è un disastro! Ma non dovrebbe essere meglio?!?!?! Nulla, anche sul piano si staccano con il rischio di perderli. Li blocco sotto l’alzatacco e la situazione un po’ migliora.
Esco al sole e sotto di me vedo un laghetto blu/verde…sembra quasi il polo.

Non c’è nessuno in giro. C’erano due macchine al parcheggio ma nemmeno sulle vette vicine si vede anima viva. Altro che fila indiana, sono in completa solitudine e sprofondo nel paesaggio sublime.
Davanti mi si para la punta Cadini.

Si vede il crollo di un seracco. La parete è bella ripida, troppo per il momento, ma non sarebbe male un giorno.
Mi giro e vedo il Palon. I canalini sono belli spelacchiati, Manuel, temo che dovremo fare l’anno prossimo.

Ripongo i mille viaggi e riparto. La pendenza inizia a farsi sentire e a mezza costa i soliti problemi della split. In realtà meno. Forse perché le pelli grippano bene. Forse perché ho imparato a mettere meglio lo sci a valle sentento bene il peso sul tallone. Forse perché rinuncio alla vecchia traccia e ne batto una tutta mia…o forse perché ho riposto quell’ansia e quel nervosismo di dover dimostrare qualcosa, che mi portavo dietro nelle ultime gite e che, in un modo o nell’altro, non me le hanno fatte godere fino in fondo. Mi sento riappacificato con la montagna, mi sento in sintonia. Salgo meglio, scivolo meno e non m’incazzo.
Arrivo al traverso, sopra di me la terminale.

Come letto su alcuni post (On-ice) metto i ramponi e opto per la salita diretta. Trovo un punto abbastanza chiuso e sondo il passaggio con la picca. Guardo dentro. Buio. Non sono molti centimetri di gap ma quel buio, quel nero mi fa salire una bella ansia. Mi punto bene e passo. Da lì tiro dritto, picca e ramponi. Salgo bene ma a che prezzo: esco in vista del colle degli Orsi che sono spompo.

Il cuore batte come una furia e sembra che l’aria che inspiro sia finta, non serva a nulla contro l’affanno.
Manca poco. 300 mt forse meno. Qui ci sono 5 cm di neve nuova ma già cotta dal sole, che s’incolla alle pelli affaticando ulteriormente il passo. Procedo lentamente cercando la continuità come il buon Aldone m’ha insegnato. Iniziano a vedersi delle condense ed è tardi. Ma non posso mollare ora. Manca così poco!!!
Finalmente a 12.00 arrivo alla croce.

La soddisfazione è massima. Ma non è finita, ora bisogna scendere. Mi sbrigo dato che le nuvole si fanno minacciose. Vorrei soffermarmi ma il ritardo alla partenza si fa sentire. Assetto da discesa e via sul filo di cresta. Neve spettacolare, un filo pesante ma si lascia surfare alla grande. Le gambe sono ancora legate dalla risalita, ma la tavola gira bene. Non resta che scegliere dove scendere: destra o sinistra? Ovvero giù per il lato nord o per la via di salita?

Mah, meglio rimanere sul seminato anche se prima, da sotto, una linea di discesa per la nord, in mezzo ai crepi e seracchi si vedeva e non sembrava impossibile…ma da sopra è un’altra storia, se non sai dove passare è meglio stare sul sicuro.
Mi lancio a destra sul dosso superato con i ramponi.

La nuova posizione (più centrata) mi garantisce un bel supporto in back e non mi scappa più via come sul Tresero: posso spingere!!!
Arrivo nei pressi di u grosso buco. Un crepo a campana nel senso longitudinale del ghiacciaio…una bella trappola.

Passo alla larga. Davanti lo spettacolo dei grandi seracchi del San Matteo. La luce ha creato dei colori grigio-bluastri che rendono il tutto così surreale. Mi sento quasi imbarazzato di fronte a questo spettacolo. Non ho parole.

Riparto tenendomi abbastanza sulla sinistra verso l’isola persa dove m’infilo in un bel fianco ripido e vergine (dove non è svalangato). Che sballo!!!

Tengo controllata la velocità con curve larghe e regolari finchè non sono fuori: ora posso lanciarmi a bomba!!!!

Firn perfetto per la mia Venture che galleggia e curva da sola…peccato sia tutto così breve….sono talmente dentro la discesa, cercando la linea più bella è isolata, che non mi rendo conto di finire in trappola. Sono su un salto di roccia ma non riesco a valutare se c’è il passaggio.

Che fare? Risalire? Neve marcia e pendio troppo ripido. Proseguire dritto? Troppi sassi fuori con il rischio di cadere. Traversare? Proviamo. Taglio verso quella che sembrava l’uscita, solo per ritrovarmi su una bella placca di roccia liscia dove appena ti muovi la neve scivola tutta. Che situazione del c…
Oltretutto sotto c’è un sasso che mi blocca la soletta. Sono costretto a sganciare e mettere tutto sullo zaino usando la picca come sicura. Avanzo a fatica cercando sempre un punto dove assicurarmi ma la situazione è precaria. Mancano pochi metri all’uscita ma davanti c’è un velo ghiacciato che mi sbarra la strada. Impossibile passare senza i ramponi ai piedi ma non sono in grado di metterli in scurezza. Provo a scendere diretto puntando i talloni e la picca. Scelta sbagliata. Frana tutto. Impossibile trovare un appiglio. Mi sento come sul toboga, scivolar giù sulla neve, finchè la roccia finisce e salto di sotto.
Atterrò di schiena. Per fortuna la neve e lo zaino hanno attutito la caduta. Per fortuna la picca non mi ha ferito. Per fortuna non ho rotto nulla.
Ancora scombussolato cerco di riordinare i pensieri. Ringrazio tutti i santi in paradiso.
A questo punto ho solo voglia di tornare presto alla macchina. Ma la neve è troppo marcia e poco scorrevole. Inoltre scender dritto vuol dire rischiare di prendere un sasso e spaccare tutto. Opto per tagliare alto verso il Branca e scendere a piedi.
In questo modo ci vorranno 2 ore per arrivare al parcheggio, tempo per riordinare le idee e pensare agli errori e conseguenze, anche solo possibili. Mi giro a salutare, San Matteo mi ha protetto lui.

Forse è il segno che la stagione è finita e non devo ostinarmi. Forse. Onestamente lo considero un errore in una giornata dove tutto è filato liscio, dove ho fatto le cose per bene e dove, soprattutto, mi sono riconciliato con la montagna.
Non mi pongo limiti, non faccio programmi. Ad oggi, con i forni, ho chiuso qui.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.