lunedì 12 dicembre 2011

Bormio doppio regalo di Natale.

Finalmente il lungo ponte dell'Immacolata è arrivato. Come tutti gli anni andremo a Bormio....ma quest'anno non ha nulla a che vedere con i precedenti: fa caldo e la neve non è caduta. Pazienza, ne approfitterò per riposare e stare con fidanzata e amici. Partiamo con calma mercoledì. Guidando lungo la Valtellina il termometro segna 12 gradi. Attorno a me è pieno autunno. Mesto mesto proseguo fino all'ultimo tunnel prima di Bormio. Primo regalo di Natale!!!! Sta nevicando a tutto spiano!!! Ma come???? Sapevo dell'arrivo di una grossa perturbazione in svizzera, ma non m'aspettavo che sfondasse qui in questo modo. Nevicherà tutta la notte. Alla fine ci saranno 20 cm di neve fresca, asciutta, a ricoprire le piste. Insomma di questi tempi è oro!!! Il giovedì è una splendida giornata. La passo a snowboardare su e giù con gl'impianti (ogni tanto ci vuole). In cima le creste fumano a tutto spiano. C'è un vento fortissimo che, per fortuna, rimane solo in quota.

La neve in alto è pesantmente rimaneggiata ma ci sono diversi punti con bella neve. Così tra un bordopista e l'altro si riescono a tirare delle discrete curve. La fame sale. Individuo della bella farina sulla pista che scende a destra dall'alto...stranamente chiusa. Via senza pensarci. Apro le danze....di lì a poco sarà tutto trifolato!!!

Alla fine ne esco molto soddisfatto nonostante un bello sbrago da riparare al mio rientro (eh eh non c'era fondo).
Dopo la scorpacciata di giovedì, l'indomani pensavo di fare una gitarella. Ma dove? Come al solito mi ritrovo in solitaria. Inoltre il forte vento e l'inesistenza di un fondo decente a quote moderate mi limitano le possibilità. Alla fine preferisco tenere i remi in barca e stare al sicuro: risalirò la bimbi al sole (pista ancora chiusa)fino a Bormio 3000. In questo modo sono sicuro di non cacciarmi nei pasticci e, contemporaneamente, riesco a rimanere abbastanza isolato dagl'impianti e dalla folla degli sciatori. Detto fatto alle 7.30 parto da quota 2000 e inizio a risalire la pista che s'inoltra nel bosco avvolto da un silenzio ideale. Qualche scoiattolo m'attraversa la strada. Le prime luci illuminano il San Colombano e la Cima Piazzi, mete di gite future.

Con passo svelto e cadenzato, in due orette mi ritrovo a Bormio 3000 (non credevo al mio gps). Sono le 10.30 e le piste sono affollate. Ma ho un progettino in mente ben valutato durante la risalita. Il giorno prima ho incontrato Lorenzo, istruttore snowboard del posto e amico comune del Bordons, che mi ha mezzo consigliato il canale della croce dal Vallecetta. Inoltre il vento che spirava proprio dentro il vallone e sulla cresta sommitale mi faceva bene sperare per la riuscita della gita. L'idea era di fare la cresta fino alla croce e valutare la stabilità del canale. Se qualcosa non m'avesse convinto, dietro front fino a 3000 e giù per le piste.
Calzo i ramponi e infilo la tavola sullo zaino. Parto. La prima metà della cresta è abbastanza facile, con neve portante o rocce affioranti. Arrivo ad un colletto con la palina dei sentieri estivi. Mi dà 30 minuti alla vetta. Ma di fronte a me la cresta cambia faccia. Lo spessore della neve sale rapidamente e presto mi ritrovo a sprofondare fin oltre le ginocchia. Avanzare risulta quasi impossibile. Preferisco tornare indietro.

Arrivato al colletto vedo il bel ingresso centrale con tanta neve. Tutto sembra in ottime condizioni. Potrei scendere fino a metà dove c'è un piano, per poi ripellare in diagonale fino alle piste. Sembra un sentiero gippabile probabilmente usato in estate. Non ha senso scendere oltre visto che il fondo rapidamente sparisce e restano solo 20cm di neve nuova su rocce affilate.
Mi preparo. Spingo forte sulla parete. Non accade nulla. In effetti da questo lato la neve risulta schiacciata dal vento. Ma anzichè essere dura e crostosa, si rivela semplicemente compressa ma molto bella da sciare. Mi lancio a capofitto con super curvoni. Purtroppo la visibilità è pessima visto che le nuvole stanno sopravanzando e nel vallone tutto è in ombra.

Davanti c'è una conca abbastanza grossa. Punto a sinistra per evitarla, verso un dosso da dove vien comodo osservare il resto della discesa. Appena risalgo si apre una fessura ortogonale alla mia scia. Mi fermo in cima al dosso per valutare la situazione. La crepa la dice lunga. Quindi valuto la traccia più sicura in cima ai dossi e, tenendomi alla larga dal lato destro che sembra instabile, scendo. La neve è stupenda ma la tensione mi fa stare all'erta. Curvo verso destra per cercare di rientrare ma sono costretto a scendere sul cambio di pendenza. Il lastrone soffice di 20 cm si spacca tutto intorno e parte. Continuo la curva per uscire dalla traiettoria e mettermi in un punto più sicuro.

Più sotto la pendenza aumenta oltre a diversi sassi che affiorano. Scendere rischiando una caduta su terreno instabile mi sembra una scelta pessima (ma con il senno del poi non è che fin lì sia stato da manuale).
Risalire mi sembra ugualmente delicato. Forse traversare verso le rocce per sfruttarle come "isole sicure" risalendo verso la pista può essere una soluzione. Detto fatto mi ritrovo a risalire in un punto che normalmente è molto pericoloso ma oggi con pochissima neve e solide rocce a farmi da scalini mi è sembrata la soluzione ottimale. Purtroppo non sempre si riesce a stare sul duro e, tra una roccia e l'altra, c'è una crosticina non portante che poggia su grani grossi mal legati. Non mi sento molto a mio agio. Ho solo voglia di togliermi d'impaccio, di tornare sulle piste e a casa farmi un bagno caldo e riflettere sul perchè riesco sempre a cacciarmi nei guai (qualcuno direbbe che non ho abbastanza esperienza e la costante ricerca della traccia personale è la causa del tutto...in effetti queste parole risuonano nelle mie orecchie anche se ora hanno un sapore ben più amaro).
Ormai mancano pochi metri, ma l'accumulo più grosso mi sbarra la strada. Sopra di me ci sono 5 metri di roccia facilmente scalabile. La via d'uscita. Con grande sforzo m'arrampico forte della presa dei ramponi che per fortuna, accoppiati allo scarpone hard, fanno salda presa sulla roccia.
Sbuco fuori vicino alle piste come se fossi uscito da un profondo pozzo facendo leva sulle unghie. La tensione si scioglie e mi riverso stremato, quasi commosso. Metto lo snowboard e punto il parcheggio. Sono esausto e triste. Questo secondo regalo di natale mi lascia alquanto amareggiato.
Anche oggi ho imparato una lezione. Ora sarebbe il momento di metterle in pratica.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

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