Quando il troppo stroppia. La tanta sospirata neve è arrivata in quantità...accompagnata da forti venti che l'hanno spazzata, rimaneggiata e accumulata per bene. Insomma un bel mix che ha fatto scattare il rischio 4 se non 5 su tutta la Valle d'Aosta. Che fare? Sicuramente non programmare alcuna gita (anche perchè a quote inferiori non c'è fondo e in alto è meglio non avventurarsi); però non voglio stare a casa. Bisogna sfruttare la situazione.
Sabato mi mollano un po' tutti per vari impegni. Forse riesco ad agganciarmi al Fisio e al superpulman di 50 persone che partirà da Parma. Però iniziano gli sbattimenti. Non sanno dove andare. Troppo incasinato darsi un puntello. Una delle alternative è buona, Salice d'Ulzio, ma andarci da solo vuol dire spendere un patrimonio. Mollo il colpo e mi dirigo verso Madesimo dove qualcosina ha fatto.
Arrivo a Campodolcino e subito riconosco almeno 30 cm di polverella sui tetti delle macchine!!! All'alpe Motta i cm sono diventati 50. Il meteo non è un gran chè ma si vede bene, non c'è nessuno e la neve è da urlo.
Inizio subito il duro lavoro. Tiro due curve all'alpe e poi mi sposto rapidamente puntando la nera di Mad. Come immaginavo il tratto centrale non è battuto. Pronti via mi ci butto a capofitto!!! Che spettacolo!!!
Purtroppo la concorrenza è spietata e dopo poco tutto è trifolato. Biasogna invetarsi dei passaggi dietro le reti per fare due curve. Però con la coda dell'occhio vedo una traccia nuova che scende verso Madesimo.
Mi ci butto dentro. Più a valle ringrazio lo sciatore che ha aperto la via (e uno snowboarder che faticosamente arrancava...ma la sciolina????). Aspetto che apra lui. Poi l'amico. Alla fine tocca a me ma c'è spazio per fare le mie curve.
Dopo 3 ore non rimane che improvvisare...mi butto nel bosco dove c'è un bello strato di polvere sopra la vegetazione bassa. Ogni tanto sbuca un po' di verde ma non si tocca mai. I boschetti di Madesimo sono uno sballo. Scendo fluido impovvisando a ogni curva. Ogni tanto bisogna cinghialare ma il bosco è così. Bisogna saperlo interpretare. E' una sciata di puro istinto che mi piace molto.
Dopo 4 ore sono talmente pago e cotto (ormai ho tritato tutto)...
...che preferisco tornarmene a Milano a riposare...domani ce il bis!!!
Pila. Apertura parziale per domenica 18...ergo sabato è rimasta intonsa!!! Siamo un bel gruppone eterogeneo che si presenta in biglietteria alle 8.20...ma c'è già una ressa impressionate. Come pesa l'inizo della stagione senza neve. Oggi sembrano tutti assatanati.
Finalmente riusciamo a salire ma sono già le 9.30. L'ansia sale. Cosa troveremo?
In un rigurgito di coscienza mattutino ho rimesso via la coda di rondine in favore della solita tavola, considerando che sicuramente la parte alta rimarrà chiusa, e resteranno solo i boschi. Che errore madornale!!! Maledetto me quando non ho dato retta al mio istinto.
Allo sbarco si presenta uno spettacolo epico: 80 cm di powder leggerissima imbiancano il paesaggio. Diverse piste non sono state battute e sarebbero perfette per la mia Volkl 175....ma mi devo accontentare della mia 164 e cercare la velocità.
Ci lasciamo ingananre dalla prima seggiovia Chamolè che ci porta in alto sul lato sinistro, quando bastava prendere la sfigata seggiovia a 2 e poi quella a 4 per lanciarci nel cuore del comprensorio dove c'erano ettari di powder a disposizione...mentre noi restiamo qui a litigarci alcuni fazzoletti.
Ma non importa perchè Beppe ha un asso nella manica. Scendiamo nella conca di destra e siamo i primi.
Dietro subito qualcuno c'insegue. I poliziotti non riescono a tamponare l'emorragia di persone che scavalcano le reti in voglia di powder. La frenesia è tale che quasi non mi godo queste curve fantastiche. Arriviamo al colletto che dà su un bel pendio ripido. Forse troppo. Come sarà...chi apre? Come facciamo??? Vabbè...prima che qualcuno potesse reagire metto l'avalung in bocca e parto....boccone troppo ghiotto per farmelo scappare.
La neve è spaziae e la conca completamante riparata dal vento permette di scendere in sicurezza. Mi tengo al centro. Schivo alcuni rami che fuoriescono, slalomeggio qua e là per avventarmi sul primo dosso e abbozzare un saltello....arrivo in fondo e mi fermo in un punto riparato per seguire la discesa degl'altri e vedere che tutto sia ok.
Scendono uno alla volta intepretando. Purtroppo ho solo il cellulare per fare pessime foto ma il ricordo rimarrà vivo come la più bella discesa della giornata.
Il resto sarà una gara all'ultimo centimetro di powder. Una gara che dopo un po' mi deprime. Troppa ressa. Troppa concorrenza. Troppa ansia. Piano piano mi rendo conto di come mi senta meno frerrider e più snowalper...il bello della salita, il silenzio, il panorama incontaminato, la neve intonsa e la tua linea come firma del tutto...
Nel pomeriggio finalmente m'incontro con Puppi e Cedric (Elisa ma dove sei finita????) e ci concediamo alcuni boschetti presi dalle antenne. Belle linee ma corte.
Tutto finisce troppo in fretta e mi sento stanco. Le gambe faticano a reagire e dopo due jolly realizzo che è ora di rientrare. Il sole cala e il freddo mi fa tremare. Per fortuna c'è un bel party per festeggiare il tardivo inizio della stagione...trangugio due tazzone di cioccolata calda fumante che mi salvano dal freddo e mi butto in ovovia verso Aosta. Durante il ritorno consulto i vari siti e mi rendo conto che quasi nessuno ha fatto gite. Troppo rischioso. Mi consolo con il fatto che, vista la situazione, siamo rimasti "agganciati" e ci siamo divertiti. Ora la neve c'è.
Aspettiamo che si stabilizzi e prepariamo le pelli...ho voglia di un po' di silenzio..
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
domenica 18 dicembre 2011
lunedì 12 dicembre 2011
La neve non vuole arrivare ;-)
Tornato sabato sera tardi da Bormio con il morale un po' giù non so se programamre una gita per l'indomani. Inoltre Stefano molla il colpo causa tonsillite fulminante. Se fossi rimasto da solo probabilmente sarei rimasto sul divano. Per fortuna Giorgio e Vesco si svegliano dal letargo e decidono di cominciare la stagione (avevo mandato una mail dal tono minatorio).
Ci guardiamo un po' in giro e sembra che a Realp ci sia molta neve. Leggo il bollettino svizzero, alcuni report sullo Stotzinger Firsten e la descrizione della gita. Ma c'è qualcosa che non mi convince. L'esposizione è proprio quella più delicata. Inoltre troppa gente nei giorni scorsi con parte alta crostosa e ventata. Mah. Però è una gita facile e tendenzialmente sicura. Come prima di stagione si può fare. Meglio non improvvisare altre "cazzate".
Ho quasi spento il pc quando leggo un timido report sulla Val Bedretto: metri di neve, polvere dalla cima al parcheggio e poca gente. Domenica mattina prelevo Giorgo e Vesco e punto deciso ad Airolo. Inoltre abbiamo già fatto questa gita con SA1 l'anno scorso. Tutti concordi si parte.
Fino ad Airolo nulla. Poi, appena svoltiamo nella valle, la neve inizia a crescere di spessore. Arriviamo al parcheggio in località All'Acqua e il paesaggio è pieno inverno!
Siamo tra i primi ma presto si creerà ressa. Non credo d'esser stato l'unico a leggere il report.
Ci prepariamo e partiamo.
Dopo il ponticello alla prima svolta....prendiamo quella sbagliata. Meno male che l'avevamo già fatta!!!
Perdiamo un po' di tempo e forze a rientrare sulla traccia giusta, ma da lì fin in cima procederemo senza indugi su traccia larga e ben battuta...una specie d'autostrada.
Usciti dal bosco si presenta un terreno vario, gibboso, con alcuni salti naturali. Già fremo....ma un paio di valanghe di lastroni smorzano subito l'entusiasmo. La più grossa ha dei segni d'entrata e presenta tutto il tratto superiore fessurato ma ancora lì.
Se non è stato volontario è andata proprio bene a chi l'ha provocata.
Arriviamo al pianone prima del muro dove, l'anno scorso, abbiamo trovato ottima polvere. In realtà la polvere c'è fin dal parcheggio e ogni metro di risalita in più e un ulteriore millimetro di sorriso pensando alla discesa.
Superata la parete mi fermo a rifiatare aspettando i ragazzi. Nel mentre altri due snowboarder arrivano di passo svelto: ciao Lele (l'istruttore del Cai Nembro)...che bello quando ci s'incontra in giro!!! Scambiate due chiacchiere si riparte...oggi la concorrenza è alta.
Dopo altri valloncelli sempre all'ombra, sbuchiamo al colle dove ci siamo fermati l'anno prima.
Il Poncione è al sole e presenta neve rigelata con lo strato superficiale che sta "fiorendo". Ora la traccia diventa più insidiosa ma, nonostante un paio di svirgole, procedo tranquillamente. Lo scarpone reagisce decisamente bene.
Arrivati sulla crestina esposta l'aderenza diminuisce. A questo punto una scivolata sarebbe rovinosa: da un lato rischierei di ruzzolare fino al colle, dall'altro volerei giù dal precipizio lasciandoci le penne!!! Meglio sganciare e salire gli ultimi 5 metri a piedi. Perdo non più di 30 secondi ad aprire l'attacchino e bloccare la split in modo che non scivolasse di sotto che mi sento gentilmente appuntare: " porco d....levati dai cojoni"....un gentile skialper bergamasco. Che carino....ma perdi l'autobus?
Passata l'incazzatura ci ritroviamo tutti in cima felici e contenti. Vorremmo trattenerci ancora un po' ma alcune nuvolette iniziano ad essere minacciose.
Una in particolare inizia a tracimare dalla cresta e cola come un liquido denso. Non vorrei sputtanare la discesa con zero visibilità...quindi ninte panino e giù a capofitto.
Mi aggancio e parto. Ci sono ancora tante formichine che stanno salendo....quindi mi butto a sisnistra dove la neve ha smollato e consente due curve carine e sicure. Ritornati all'ombra ci buttiamo nel valloncello meno battuto (quello che comunque abbiamo risalito) dove riusciamo a saggiare la bontà della neve: ottima polverella invernale.
Tornato sui nostri passi vado a buttare il naso da dove avevo visto risalire due skialper dalla Val Piana. Ora ci sono diverse curve ma ancora tanta powder. Via...mi giro e la traccia della tavola è inconfondibile...più larga e più morbida...ma soprattutto più in là.
Da qui ci perdiamo un po' di vista. Sento le voci di Vesco e Giorgio ma non li vedo arrivare. Aspetto ancora ma nulla. Decido di procedere, al massimo ci ritroveremo più avanti. Esco dalla conca e arrivo sulla paretona. Vedo una skialper e chiedo se avesse visto due snowboarders: "si sono appena passati"....ma come???? Vedo le due tavole sparire dopo il pianone. Vabbè provo a raggiungerli: mi butto di sotto tenendomi vicino alle due tracce isolate viste all'andata. Ora sono molte di più. La neve è stupenda. Sfrutto ogni gobba e contropendenza per curvare veloce. Arrivo su un primo sasso e via...saltino...ci prendo gusto...punto un sasso più alto...divoro la parete veloce e fluido...in un attimo mi ritrovo a tutta sulla traccia di salita così da superare il piano. In fondo mi giro e godo. Le tavole viste all'orizzonte erano i Bergamaschi!!! Indietro restano Vesco e Giorgio...ora me li gusto vedendoli come si godono il pendio e la bella polvere. Ci siamo gustati la discesa giusto in tempo...le nuvole hanno offuscato tutto.
Ma non è finita: forse ora c'è la zona più bella fatta da gobbe e salti naturali. Il vento non l'ha toccata e le pendenze moderate la rendono facile e sicura. Scendiamo come tre assatanti interpretando curve e salti...ci sta anche un cappottone per troppa foga (oltre un albero amico che mi ha fatto da "sponda").
Arriviamo sul successivo piano dove sono riuniti gli sciatori...alcuni dondolano la testa, altri imprecano...alcuni sorridono perchè capiscono quanto ce la stiamo godendo.
Utlimo tratto: boschetto. Qui la sciata è meno divertente tra trito e boschina non completamente ricoperta...ma appena si apre verso il basso ci concediamo le ultime curve veloci i leggera polvere, puntando rapidi verso il ponticello.
Ci sdraiamo stanchi e appagati: in pochi minuti ci siamo bevuti tutto il pendio. Vorremmo rislaire e godere...ma rimaniamo inebetiti a guardarci sorridenti mentre gli sciatori passano in parata salutandoci. Alcuni si sono gasati nel vederci. Forse molleranno le due assi.
Che bella gita. Che bella compagnia. Quando la prossima?
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
Ci guardiamo un po' in giro e sembra che a Realp ci sia molta neve. Leggo il bollettino svizzero, alcuni report sullo Stotzinger Firsten e la descrizione della gita. Ma c'è qualcosa che non mi convince. L'esposizione è proprio quella più delicata. Inoltre troppa gente nei giorni scorsi con parte alta crostosa e ventata. Mah. Però è una gita facile e tendenzialmente sicura. Come prima di stagione si può fare. Meglio non improvvisare altre "cazzate".
Ho quasi spento il pc quando leggo un timido report sulla Val Bedretto: metri di neve, polvere dalla cima al parcheggio e poca gente. Domenica mattina prelevo Giorgo e Vesco e punto deciso ad Airolo. Inoltre abbiamo già fatto questa gita con SA1 l'anno scorso. Tutti concordi si parte.
Fino ad Airolo nulla. Poi, appena svoltiamo nella valle, la neve inizia a crescere di spessore. Arriviamo al parcheggio in località All'Acqua e il paesaggio è pieno inverno!
Siamo tra i primi ma presto si creerà ressa. Non credo d'esser stato l'unico a leggere il report.
Ci prepariamo e partiamo.
Dopo il ponticello alla prima svolta....prendiamo quella sbagliata. Meno male che l'avevamo già fatta!!!
Perdiamo un po' di tempo e forze a rientrare sulla traccia giusta, ma da lì fin in cima procederemo senza indugi su traccia larga e ben battuta...una specie d'autostrada.
Usciti dal bosco si presenta un terreno vario, gibboso, con alcuni salti naturali. Già fremo....ma un paio di valanghe di lastroni smorzano subito l'entusiasmo. La più grossa ha dei segni d'entrata e presenta tutto il tratto superiore fessurato ma ancora lì.
Se non è stato volontario è andata proprio bene a chi l'ha provocata.
Arriviamo al pianone prima del muro dove, l'anno scorso, abbiamo trovato ottima polvere. In realtà la polvere c'è fin dal parcheggio e ogni metro di risalita in più e un ulteriore millimetro di sorriso pensando alla discesa.
Superata la parete mi fermo a rifiatare aspettando i ragazzi. Nel mentre altri due snowboarder arrivano di passo svelto: ciao Lele (l'istruttore del Cai Nembro)...che bello quando ci s'incontra in giro!!! Scambiate due chiacchiere si riparte...oggi la concorrenza è alta.
Dopo altri valloncelli sempre all'ombra, sbuchiamo al colle dove ci siamo fermati l'anno prima.
Il Poncione è al sole e presenta neve rigelata con lo strato superficiale che sta "fiorendo". Ora la traccia diventa più insidiosa ma, nonostante un paio di svirgole, procedo tranquillamente. Lo scarpone reagisce decisamente bene.
Arrivati sulla crestina esposta l'aderenza diminuisce. A questo punto una scivolata sarebbe rovinosa: da un lato rischierei di ruzzolare fino al colle, dall'altro volerei giù dal precipizio lasciandoci le penne!!! Meglio sganciare e salire gli ultimi 5 metri a piedi. Perdo non più di 30 secondi ad aprire l'attacchino e bloccare la split in modo che non scivolasse di sotto che mi sento gentilmente appuntare: " porco d....levati dai cojoni"....un gentile skialper bergamasco. Che carino....ma perdi l'autobus?
Passata l'incazzatura ci ritroviamo tutti in cima felici e contenti. Vorremmo trattenerci ancora un po' ma alcune nuvolette iniziano ad essere minacciose.
Una in particolare inizia a tracimare dalla cresta e cola come un liquido denso. Non vorrei sputtanare la discesa con zero visibilità...quindi ninte panino e giù a capofitto.
Mi aggancio e parto. Ci sono ancora tante formichine che stanno salendo....quindi mi butto a sisnistra dove la neve ha smollato e consente due curve carine e sicure. Ritornati all'ombra ci buttiamo nel valloncello meno battuto (quello che comunque abbiamo risalito) dove riusciamo a saggiare la bontà della neve: ottima polverella invernale.
Tornato sui nostri passi vado a buttare il naso da dove avevo visto risalire due skialper dalla Val Piana. Ora ci sono diverse curve ma ancora tanta powder. Via...mi giro e la traccia della tavola è inconfondibile...più larga e più morbida...ma soprattutto più in là.
Da qui ci perdiamo un po' di vista. Sento le voci di Vesco e Giorgio ma non li vedo arrivare. Aspetto ancora ma nulla. Decido di procedere, al massimo ci ritroveremo più avanti. Esco dalla conca e arrivo sulla paretona. Vedo una skialper e chiedo se avesse visto due snowboarders: "si sono appena passati"....ma come???? Vedo le due tavole sparire dopo il pianone. Vabbè provo a raggiungerli: mi butto di sotto tenendomi vicino alle due tracce isolate viste all'andata. Ora sono molte di più. La neve è stupenda. Sfrutto ogni gobba e contropendenza per curvare veloce. Arrivo su un primo sasso e via...saltino...ci prendo gusto...punto un sasso più alto...divoro la parete veloce e fluido...in un attimo mi ritrovo a tutta sulla traccia di salita così da superare il piano. In fondo mi giro e godo. Le tavole viste all'orizzonte erano i Bergamaschi!!! Indietro restano Vesco e Giorgio...ora me li gusto vedendoli come si godono il pendio e la bella polvere. Ci siamo gustati la discesa giusto in tempo...le nuvole hanno offuscato tutto.
Ma non è finita: forse ora c'è la zona più bella fatta da gobbe e salti naturali. Il vento non l'ha toccata e le pendenze moderate la rendono facile e sicura. Scendiamo come tre assatanti interpretando curve e salti...ci sta anche un cappottone per troppa foga (oltre un albero amico che mi ha fatto da "sponda").
Arriviamo sul successivo piano dove sono riuniti gli sciatori...alcuni dondolano la testa, altri imprecano...alcuni sorridono perchè capiscono quanto ce la stiamo godendo.
Utlimo tratto: boschetto. Qui la sciata è meno divertente tra trito e boschina non completamente ricoperta...ma appena si apre verso il basso ci concediamo le ultime curve veloci i leggera polvere, puntando rapidi verso il ponticello.
Ci sdraiamo stanchi e appagati: in pochi minuti ci siamo bevuti tutto il pendio. Vorremmo rislaire e godere...ma rimaniamo inebetiti a guardarci sorridenti mentre gli sciatori passano in parata salutandoci. Alcuni si sono gasati nel vederci. Forse molleranno le due assi.
Che bella gita. Che bella compagnia. Quando la prossima?
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
Bormio doppio regalo di Natale.
Finalmente il lungo ponte dell'Immacolata è arrivato. Come tutti gli anni andremo a Bormio....ma quest'anno non ha nulla a che vedere con i precedenti: fa caldo e la neve non è caduta. Pazienza, ne approfitterò per riposare e stare con fidanzata e amici. Partiamo con calma mercoledì. Guidando lungo la Valtellina il termometro segna 12 gradi. Attorno a me è pieno autunno. Mesto mesto proseguo fino all'ultimo tunnel prima di Bormio. Primo regalo di Natale!!!! Sta nevicando a tutto spiano!!! Ma come???? Sapevo dell'arrivo di una grossa perturbazione in svizzera, ma non m'aspettavo che sfondasse qui in questo modo. Nevicherà tutta la notte. Alla fine ci saranno 20 cm di neve fresca, asciutta, a ricoprire le piste. Insomma di questi tempi è oro!!! Il giovedì è una splendida giornata. La passo a snowboardare su e giù con gl'impianti (ogni tanto ci vuole). In cima le creste fumano a tutto spiano. C'è un vento fortissimo che, per fortuna, rimane solo in quota.
La neve in alto è pesantmente rimaneggiata ma ci sono diversi punti con bella neve. Così tra un bordopista e l'altro si riescono a tirare delle discrete curve. La fame sale. Individuo della bella farina sulla pista che scende a destra dall'alto...stranamente chiusa. Via senza pensarci. Apro le danze....di lì a poco sarà tutto trifolato!!!
Alla fine ne esco molto soddisfatto nonostante un bello sbrago da riparare al mio rientro (eh eh non c'era fondo).
Dopo la scorpacciata di giovedì, l'indomani pensavo di fare una gitarella. Ma dove? Come al solito mi ritrovo in solitaria. Inoltre il forte vento e l'inesistenza di un fondo decente a quote moderate mi limitano le possibilità. Alla fine preferisco tenere i remi in barca e stare al sicuro: risalirò la bimbi al sole (pista ancora chiusa)fino a Bormio 3000. In questo modo sono sicuro di non cacciarmi nei pasticci e, contemporaneamente, riesco a rimanere abbastanza isolato dagl'impianti e dalla folla degli sciatori. Detto fatto alle 7.30 parto da quota 2000 e inizio a risalire la pista che s'inoltra nel bosco avvolto da un silenzio ideale. Qualche scoiattolo m'attraversa la strada. Le prime luci illuminano il San Colombano e la Cima Piazzi, mete di gite future.
Con passo svelto e cadenzato, in due orette mi ritrovo a Bormio 3000 (non credevo al mio gps). Sono le 10.30 e le piste sono affollate. Ma ho un progettino in mente ben valutato durante la risalita. Il giorno prima ho incontrato Lorenzo, istruttore snowboard del posto e amico comune del Bordons, che mi ha mezzo consigliato il canale della croce dal Vallecetta. Inoltre il vento che spirava proprio dentro il vallone e sulla cresta sommitale mi faceva bene sperare per la riuscita della gita. L'idea era di fare la cresta fino alla croce e valutare la stabilità del canale. Se qualcosa non m'avesse convinto, dietro front fino a 3000 e giù per le piste.
Calzo i ramponi e infilo la tavola sullo zaino. Parto. La prima metà della cresta è abbastanza facile, con neve portante o rocce affioranti. Arrivo ad un colletto con la palina dei sentieri estivi. Mi dà 30 minuti alla vetta. Ma di fronte a me la cresta cambia faccia. Lo spessore della neve sale rapidamente e presto mi ritrovo a sprofondare fin oltre le ginocchia. Avanzare risulta quasi impossibile. Preferisco tornare indietro.
Arrivato al colletto vedo il bel ingresso centrale con tanta neve. Tutto sembra in ottime condizioni. Potrei scendere fino a metà dove c'è un piano, per poi ripellare in diagonale fino alle piste. Sembra un sentiero gippabile probabilmente usato in estate. Non ha senso scendere oltre visto che il fondo rapidamente sparisce e restano solo 20cm di neve nuova su rocce affilate.
Mi preparo. Spingo forte sulla parete. Non accade nulla. In effetti da questo lato la neve risulta schiacciata dal vento. Ma anzichè essere dura e crostosa, si rivela semplicemente compressa ma molto bella da sciare. Mi lancio a capofitto con super curvoni. Purtroppo la visibilità è pessima visto che le nuvole stanno sopravanzando e nel vallone tutto è in ombra.
Davanti c'è una conca abbastanza grossa. Punto a sinistra per evitarla, verso un dosso da dove vien comodo osservare il resto della discesa. Appena risalgo si apre una fessura ortogonale alla mia scia. Mi fermo in cima al dosso per valutare la situazione. La crepa la dice lunga. Quindi valuto la traccia più sicura in cima ai dossi e, tenendomi alla larga dal lato destro che sembra instabile, scendo. La neve è stupenda ma la tensione mi fa stare all'erta. Curvo verso destra per cercare di rientrare ma sono costretto a scendere sul cambio di pendenza. Il lastrone soffice di 20 cm si spacca tutto intorno e parte. Continuo la curva per uscire dalla traiettoria e mettermi in un punto più sicuro.
Più sotto la pendenza aumenta oltre a diversi sassi che affiorano. Scendere rischiando una caduta su terreno instabile mi sembra una scelta pessima (ma con il senno del poi non è che fin lì sia stato da manuale).
Risalire mi sembra ugualmente delicato. Forse traversare verso le rocce per sfruttarle come "isole sicure" risalendo verso la pista può essere una soluzione. Detto fatto mi ritrovo a risalire in un punto che normalmente è molto pericoloso ma oggi con pochissima neve e solide rocce a farmi da scalini mi è sembrata la soluzione ottimale. Purtroppo non sempre si riesce a stare sul duro e, tra una roccia e l'altra, c'è una crosticina non portante che poggia su grani grossi mal legati. Non mi sento molto a mio agio. Ho solo voglia di togliermi d'impaccio, di tornare sulle piste e a casa farmi un bagno caldo e riflettere sul perchè riesco sempre a cacciarmi nei guai (qualcuno direbbe che non ho abbastanza esperienza e la costante ricerca della traccia personale è la causa del tutto...in effetti queste parole risuonano nelle mie orecchie anche se ora hanno un sapore ben più amaro).
Ormai mancano pochi metri, ma l'accumulo più grosso mi sbarra la strada. Sopra di me ci sono 5 metri di roccia facilmente scalabile. La via d'uscita. Con grande sforzo m'arrampico forte della presa dei ramponi che per fortuna, accoppiati allo scarpone hard, fanno salda presa sulla roccia.
Sbuco fuori vicino alle piste come se fossi uscito da un profondo pozzo facendo leva sulle unghie. La tensione si scioglie e mi riverso stremato, quasi commosso. Metto lo snowboard e punto il parcheggio. Sono esausto e triste. Questo secondo regalo di natale mi lascia alquanto amareggiato.
Anche oggi ho imparato una lezione. Ora sarebbe il momento di metterle in pratica.
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
La neve in alto è pesantmente rimaneggiata ma ci sono diversi punti con bella neve. Così tra un bordopista e l'altro si riescono a tirare delle discrete curve. La fame sale. Individuo della bella farina sulla pista che scende a destra dall'alto...stranamente chiusa. Via senza pensarci. Apro le danze....di lì a poco sarà tutto trifolato!!!
Alla fine ne esco molto soddisfatto nonostante un bello sbrago da riparare al mio rientro (eh eh non c'era fondo).
Dopo la scorpacciata di giovedì, l'indomani pensavo di fare una gitarella. Ma dove? Come al solito mi ritrovo in solitaria. Inoltre il forte vento e l'inesistenza di un fondo decente a quote moderate mi limitano le possibilità. Alla fine preferisco tenere i remi in barca e stare al sicuro: risalirò la bimbi al sole (pista ancora chiusa)fino a Bormio 3000. In questo modo sono sicuro di non cacciarmi nei pasticci e, contemporaneamente, riesco a rimanere abbastanza isolato dagl'impianti e dalla folla degli sciatori. Detto fatto alle 7.30 parto da quota 2000 e inizio a risalire la pista che s'inoltra nel bosco avvolto da un silenzio ideale. Qualche scoiattolo m'attraversa la strada. Le prime luci illuminano il San Colombano e la Cima Piazzi, mete di gite future.
Con passo svelto e cadenzato, in due orette mi ritrovo a Bormio 3000 (non credevo al mio gps). Sono le 10.30 e le piste sono affollate. Ma ho un progettino in mente ben valutato durante la risalita. Il giorno prima ho incontrato Lorenzo, istruttore snowboard del posto e amico comune del Bordons, che mi ha mezzo consigliato il canale della croce dal Vallecetta. Inoltre il vento che spirava proprio dentro il vallone e sulla cresta sommitale mi faceva bene sperare per la riuscita della gita. L'idea era di fare la cresta fino alla croce e valutare la stabilità del canale. Se qualcosa non m'avesse convinto, dietro front fino a 3000 e giù per le piste.
Calzo i ramponi e infilo la tavola sullo zaino. Parto. La prima metà della cresta è abbastanza facile, con neve portante o rocce affioranti. Arrivo ad un colletto con la palina dei sentieri estivi. Mi dà 30 minuti alla vetta. Ma di fronte a me la cresta cambia faccia. Lo spessore della neve sale rapidamente e presto mi ritrovo a sprofondare fin oltre le ginocchia. Avanzare risulta quasi impossibile. Preferisco tornare indietro.
Arrivato al colletto vedo il bel ingresso centrale con tanta neve. Tutto sembra in ottime condizioni. Potrei scendere fino a metà dove c'è un piano, per poi ripellare in diagonale fino alle piste. Sembra un sentiero gippabile probabilmente usato in estate. Non ha senso scendere oltre visto che il fondo rapidamente sparisce e restano solo 20cm di neve nuova su rocce affilate.
Mi preparo. Spingo forte sulla parete. Non accade nulla. In effetti da questo lato la neve risulta schiacciata dal vento. Ma anzichè essere dura e crostosa, si rivela semplicemente compressa ma molto bella da sciare. Mi lancio a capofitto con super curvoni. Purtroppo la visibilità è pessima visto che le nuvole stanno sopravanzando e nel vallone tutto è in ombra.
Davanti c'è una conca abbastanza grossa. Punto a sinistra per evitarla, verso un dosso da dove vien comodo osservare il resto della discesa. Appena risalgo si apre una fessura ortogonale alla mia scia. Mi fermo in cima al dosso per valutare la situazione. La crepa la dice lunga. Quindi valuto la traccia più sicura in cima ai dossi e, tenendomi alla larga dal lato destro che sembra instabile, scendo. La neve è stupenda ma la tensione mi fa stare all'erta. Curvo verso destra per cercare di rientrare ma sono costretto a scendere sul cambio di pendenza. Il lastrone soffice di 20 cm si spacca tutto intorno e parte. Continuo la curva per uscire dalla traiettoria e mettermi in un punto più sicuro.
Più sotto la pendenza aumenta oltre a diversi sassi che affiorano. Scendere rischiando una caduta su terreno instabile mi sembra una scelta pessima (ma con il senno del poi non è che fin lì sia stato da manuale).
Risalire mi sembra ugualmente delicato. Forse traversare verso le rocce per sfruttarle come "isole sicure" risalendo verso la pista può essere una soluzione. Detto fatto mi ritrovo a risalire in un punto che normalmente è molto pericoloso ma oggi con pochissima neve e solide rocce a farmi da scalini mi è sembrata la soluzione ottimale. Purtroppo non sempre si riesce a stare sul duro e, tra una roccia e l'altra, c'è una crosticina non portante che poggia su grani grossi mal legati. Non mi sento molto a mio agio. Ho solo voglia di togliermi d'impaccio, di tornare sulle piste e a casa farmi un bagno caldo e riflettere sul perchè riesco sempre a cacciarmi nei guai (qualcuno direbbe che non ho abbastanza esperienza e la costante ricerca della traccia personale è la causa del tutto...in effetti queste parole risuonano nelle mie orecchie anche se ora hanno un sapore ben più amaro).
Ormai mancano pochi metri, ma l'accumulo più grosso mi sbarra la strada. Sopra di me ci sono 5 metri di roccia facilmente scalabile. La via d'uscita. Con grande sforzo m'arrampico forte della presa dei ramponi che per fortuna, accoppiati allo scarpone hard, fanno salda presa sulla roccia.
Sbuco fuori vicino alle piste come se fossi uscito da un profondo pozzo facendo leva sulle unghie. La tensione si scioglie e mi riverso stremato, quasi commosso. Metto lo snowboard e punto il parcheggio. Sono esausto e triste. Questo secondo regalo di natale mi lascia alquanto amareggiato.
Anche oggi ho imparato una lezione. Ora sarebbe il momento di metterle in pratica.
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
Iscriviti a:
Post (Atom)