lunedì 6 febbraio 2012

Etna - 3 giorni di skialp dai sapori forti e contrastanti.

Finalmente questo "sogno" diventa realtà. Con Giorgio e Piffa si organizza il lungo w-end alla volta di "La Muntagna". Purtroppo visti i futuri impegni SBA2 l'unico w-end buono è quello del 4-5 febbraio (festa di S. Agata) sperando nella neve. Eh si....perchè a differenza del solito l'Etna sembra porprio a secco. Sul versante Sud solo roccia. A Nord pochi itinerari "sciabili". Inoltre la roccia vulcanica è come un rasoio...l'idea di toccare e devastare la split mi preoccupa non poco. Ma la Santa ci ha fatto la grazia (sembra averla fatta un po' a tutta Europa) facendo cadere giusto il w.end prima almeno 1 metro di neve!!!
Vari segnali c'indicano che tutto andrà per il meglio. La neve è arrivata. Il libro di Saro Messina (etanfuroipista.it) con la descrizione dettagliata delle gite è già sotto al cuscino (letto e studiato). GPS impostato. Zaino nuovo (finalmente con il portatavola e tasca pala dedicata) recapitato il giorno prima. Bigwaver (snowciaspolatore di Messina) conosciuto su Splitboard.it giusto in settimana. Il meteo che per il w-end prevede delle finestre di sole. Insomma iniziamo a crederci. L'emozione cresce e non vediamo l'ora di partire.

Day 1 - Atterriamo venerdì a Catania con il sole. Nella fase finale dell'atterraggio si sfiora l'Etna completamente innevato e assolato. A questo punto la carogna dilaga. Recuperiamo l'auto a noleggio (prenotate le catene via internet...il commesso mi ha guardato come se fossi un alieno...alla fine aveva solo catene di mezza misura più grandi che abbiamo preso comunque...e meno male!!!); carichiamo le tavole e ci buttiamo in direzione Rifugio Sapienza. iniziamo a risalire in mezzo alle colate laviche e il paesaggio diventa subito particolare.
Purtroppo a quota 1300 metri in zona pian del Vescovo la statale è completamente sommersa da 60 cm di neve. Nessun mezzo l'ha liberata!!!! Ormai è tardi per scendere e risalire sul versante nord e di rinunciare non ci penso nemmeno. Ci cambiamo e iniziamo a risalire lungo la strada.
Il primo pezzo è abbastanza in piano e monotono. Purtroppo siamo lontani dal rifugio ed è tardi. Continuiamo ancora un po' prima di decidere cosa fare.
Ad un tornante troviamo scritto un'esortazione....che l'Aldone sia passato anche di qui???

Iniziamo a tagliare in mezzo ai tornanti per guadagnare più velocemente la quota. La copertura è buona. O meglio dove c'è la neve è bella spessa. Considerando che siamo in basso e fino a qualche giorno fa non c'era nulla direi che và molto bene. Ovviamente la discesa sarà rigorosamente su strada. Troppo rischioso toccare qui.

Superato un bel bosco di betulle sbuchiamo in vista di una sella. Decidiamo di puntare lì.

Il meteo si mette al brutto. Alcune nuvole minacciose inziano a schiacciarsi contro il pendio. Inizia una pioggerella ghiacciata. Vorremmo tornare indietro ma sentiamo l'occasione sfilarsi dalle mani...non vogliamo mollare. Inoltre un refolo di vento trasforma la pioggia in fiocchi di neve giganti...per 20 secondi nevica a tutto spiano...poi di nuovo pioggerellina...poi si ferma tutto.
Superato il primo valloncello la pendenza aumenta e noi risaliamo su neve compatta per la massima pendenza forti della presa delle nostre ciaspole (o meglio...loro erano "forti"...io tenevo grazie al TLT5 che si è dimostrato ancora una volta fondamentale).

Arriviamo a quota 2000. Oltre il pendio diventa più dolce ma le nubi non permettono di vedere nulla ed è tardi. Abbiamo fatto 700 metri e per oggi, comer antipasto, possono bastare.
Dalla cimotta s'intravede il mare.

La visibilità è scarsa ma la sensazione è pazzesca. Quasi surreale. Il terreno è "lunare" con questi craterotti che si aprono qua e là, segno di una vita passata molto agitata. Ora sembra tutto morto e deserto.
Siamo solo noi tre come esploratori in una terra selvaggia sconosciuta all'uomo. Ha il sapore dell'avventura primitiva. Di quando molto non era stato tracciato e visitato.
Ma è ora di scendere sulla polvere di mare.

Parto con un po' di circospezzione per via delle roccette nere, ma nel canale la neve è buona, un po' ventata e dura ma si scia bene. Ma appena più sotto cambia. Diventa strana. Morbida ma non fresca. Umida ma non lenta. Sciabilissima. Ci concediamo una gran sciata.
Giorgio se la gode con il suo stile "salterino" con le bacchette e le ciaspole appiccicate allo zaino in qualche modo.

Piffa chiude tirando belle curve. Nonostante la poca visibilità si lancia a tutta verso il "mare".

Siamo completamente stregati dalla natura in cui siamo immersi. Il panorama. Il meteo così variabile e biricchino. La neve dalla consistenza particolare. Il silenzio.
Purtroppo la pendenza svanisce e bisogna rientrare lungo la strada spingendo con le bacchette.
Qui se non passa la fresa non si passerà fino alla prossima estate.


Day 2 - dopo aver dormito in un comodo e "strategico" B&B a Zafferana Etnea (La Perla dell'Etna, grazie Giuseppe per l'ottima accoglienza, i consigli e la gentilezza con cui ci hai coccolato), ci svegliamo con una splendida alba sul mare.

Fatta colazione ci sbrighiamo. rapido incontro con Saro e il gruppo dei Cavernicoli. Leggiamo nei loro occhi la nostra stessa passione e amore per questo sport che veramente può unire da nord a sud, facendo parlare la stessa lingua. Loro hanno in mente un giro molto complicato, per chi, essndo del posto, può godere della montagna quando vuole. Ma noi non possiamo. Abbiamo questo gettone da giocarci fino in fondo. Oggi dovrebbe essere il giorno più bello e noi sognamo la cima.
Partiamo alla volta del rifugio Citelli. Saliamo agevolmente la strada fino a qualche chilometro prima del parcheggio dove siamo costretti a montare le catene (e meno male che il noleggiatore non voleva darmele vista la misura sbagliata...nonostante fossero un po' lente si sono dimostrate fondamentali, viceversa non avremmo potuto goderci nemmeno un metro di risalita sull'Etna).
Lo spessore della neve a bordo strada è impressionante. Sarà 1 metro o più. Parcheggiamo appena dopo alcune macchine vicino al rifugio. Al skialper stanno partendo (scopriremo poi essere il gruppo di Cavernicoli che ha ben pensato di ripiegare su questa classica).
Inizio a pellare cercando un passagio tra i rami infuocati delle betulle bianche. Il contrasto con la neve è pazzesco.

La pendenza cambia. La neve è stata lavorata dal vento forte dei giorni passati. Ci sono tratti di verglass giallo sulfureo. Non sarà il massimo in discesa ma noi siamo qui per la gita.
Puntiamo al Pizzo Deneri lungo lo spallone che passa per Rocca della Valle. Entriamo in un vallone sbucando dalla nebbia.

il cielo si apre...

...regalandoci 20 minuti di sole buono per ammirare il panorama.
Saliamo a buon ritmo su pendenza abbastanza sostenuta. Faccio una traccia un po' radicale, da ciaspolatore, che ci permette di colmare un po' il divario con il gruppo che ci precede.
Arriviamo in vista di un cono molto caratterstico: Monte Frumento delle Concazze.

Continuo spedito. inizio a cogliere tutte le sfumature di questo posto incantato. Ora la neve "grigia" è ben visibile. Il vento l'ha resa zebrata.

Percepisco odore di zolfo, mentre lontano sento un boato soffocato. Ma forse è la suggestione di un luogo così particolare a giocari "bei scherzi".
Manacano 50 metri alla dorsale. Da qui il meteo cambia. L'Etna si è concesso fin troppo.
entriamo in una nebbia pesante da non vedere a un palmo dal naso. Se non avessi avuto il GPS con le tracce di salita e di discesa sarebbe impossibile e pericoloso orientarsi.

La cresta è stata fortemente spazzata dal vento. Molte rocce sono fuori. Tiro fuori i ramponi. Arriviamo nei pressi di una croce. Nel frattempo sentiamo le urla di giubilo dei Cavernicoli scendere nel canale a Y. In effetti dentro i canali la neve è molta e bella. Decidiamo di proseguirelungo la dorsale. Un po' perchè non appagati. Un po' perchè curiosi. Un po' perchè speranzosi che sull'altro versante (nord) più riparato rispetto alla direzione delle nubi, potesse migliorare la visibilità.
Proseguiamo in cresta stando attenti a non sporgerci sulla sinistra dove precipita verso il basso la valle del Bove (attenzione nel caso di forti raffiche che possono far sbilanciare). Superiamo il primo canale. Superiamo un altro bel canale molto invitante. Proseguiamo verso il pizzo. Il GPS m'indica che siamo a 150 metri dall'osservatorio. Ma non si vede nulla. Poi, all'improvviso, completamente avvolto nelle nebbie, scorgiamo la figura "marziana" del rifugio.

Sostiamo. Da qui tentare la cima è impossibile. Tornare indietro per fare il canale a Y è troppo lungo. Consultiamo la guida e optiamo per il canale che parte proprio sotto la struttura. Cerco un punto riparato dove togliere le pelli e scaldarmi. Fondamentale qui avere il piumino, un thermos e un paio di guanti di ricambio. Nonostante il freddo e il vento ci si inumidisce parecchio e, appena si sota, si rischia di congelarsi in pochi secondi.
Sono chino sullo zaino che traffico quando vedo la mia ombra. Il sole filtra e illumina per un secondo il Piano delle Concazze. Spero di scorgere la cima ma chiedo troppo e le nubi si richiudono su se stesse riavvolgendoci nella nebbia e nella neve.
Scendiamo cauti verso un casermone. Da qui parte il canale. Mi lancio nel white out. Nonostante tutto la neve è fantastica. E' come trasformata ma non lenta. Capisco perchè Saro mi confermasse che la neve qui è molto più sicura che sulle alpi. Le correnti umide la bagnano e la compattano uniformandola nosotante i forti venti. Le stesse correnti creano un firn superficiale nonostante lo zero termico sia abbondantemente a quote più basse.
Si crea un altro fenomeno particolare. Nonostante la superficie sia bianca, dove viene schiacciata dalla pressione dello snowboard diventa grigia per effetto della polvere racchiusa al suo interno, come la scia di una Freccia Tricolore. In questo modo Giorgio e Piffa hanno un riferimento appena sufficiente per capire dove andare, sciogliendo la tensione e liberandosi a curve gioiose in una neve spettacolare.

Capito il trucco li faccio andare avanti e, per una volta, tracciare da primo non è così fondamentale.
Il canale si apre e vorremmo proseguire verso il fondo. Ma la direzione è sbagliata. Dobbiamo tagliare a destra e puntare al Citelli. Superiamo due dorsali ma, arrivati ad un boschetto di betulle, siamo costretti a seguire quello che sembra un corso di un ruscello. Ci sono 30 cm di neve fresca e sta nevicando intensamente come di rado avevo visto.

Proseguiamo sfruttando la scia fino a un piccolo saltino di roccia...zompando urlo "Japan powder"...ma no, qui è 100% Etna powder!!!

Purtroppo la pendenza è nulla e con la tavola fatichiamo ad avanzare. Arrivati ad un sentiero decidiamo di ripellare e puntare al Citelli. Purtroppo le pelli sono fradice e fredde. Impossibile rimontarle. Provo con del nastro americano ma dopo un po' il mio tirante artigianale (nastro di velcro) si smolla e non tiene. Subito penso che dovrò trovare un sistema alternativo e più affidabile per le gite future. Nel frattempo blocco le pelli con il nastro. Il tutto non è molto agevole, ma la passeggiata di 2 km nel bosco di betulle sotto questa copiosissima nevicata ripaga dei disagi.

Dopo un'oretta sbuchiamo sul piano da dove siamo partiti. Ora è completamente sommerso dalla neve nuova.

La strada è quasi scomparsa. Siamo stanchi e felici.
Come ormai ci siamo abituati ecco il solito scherzetto. Si ferma la neve e in lontananza si schiarisce il cielo, come se ci volesse deridere.

La macchina è sepolta...ci tocca spalare.

Liberata la Musa ripartiamo alla volta di casa sotto un'intensa nevicata. Teniamo le catene fino alla transenna in un panorama quasi Norvegese.
La sera dopo una calda doccia ci spostiamo a pochi chilometri verso il mare.

Passare da -10 a +10 nel giro di pochi chilometri, spogliarsi del piumino ed abbuffarci di buon pesce a poco prezzo è una di quelle chicche che spiegano il perchè questa meta in terra sicula sia così ambita.

Day 3 - Finalmente una vera colazione con l'ottima pasticceria siciliana da Donna Peppina. Non poteva mancare l'immancabile cannolo (non ho preso granita e brioche per ovvi motivi, ma ero fortemente tentato). Rifocillati ci mettiamo in macchina alla volta di piano provenzana. Il peggioramento previsto nel pomeriggio e il poco tempo a disposizione ci fanno propendere per sfruttare gl'impianti per risalire velocemente in quota.
Saliamo la strada spazzata dai mezzi cercando di montare le catene il più tardi possibile. Per fortuna la leggera salita permette di far correre la macchina senza troppi rischi, ma guai a fermarsi pena l'impossibilità di ripartire. Tutto bene finchè il furbacchione che tanto voleva superarmi sfanalando, s'intraversa dietro una curva. Rallento e lo passo ma orami sono lento e ci fermiamo. Montiamo le catene nella nebbia e si riparte. Scolliniamo su una strada piana. Il cielo si apre e sbuca il sole. Siamo immersi nel bianco che domina il panorama in contrasto con l'azzurro terso del cielo velato dalle solite nuvole. Le catene sbatacchiano e siamo costretti a fermarci per tesarle. Giorgio grida: ragazzi ragazi...
Uno sbuffo nero si alza da una bocca secondaria (forse dalla Valle del Bove?). Un saluto? Un omagio ai prodi snowalpinisti della Righini? O fumata nera di presagio alla vetta ancora mancata?

Parcheggiamo a Piano Provenzana. Saliamo con la seggiovia prima e con lo skilift poi. Ci concediamo un po' di freeride tra un impianto e l'altro su dell'ottima powder.

Arrivati allo skilift la neve scende copiosa.
Risaliamo nella nebbia battendo 30 cm di fresca. Ad un certo punto la pista di risalita del secondo skilift (chiuso) ci permette di guadagnare quota velocemente. Da qui seguiamo le tracce fino alle fumarole (così le ha chiamate quello del soccorso alpino incontrato in discesa).
Arriviamo in prossimità di un cratere esausto.

Le tracce terminano. Ma la paretina sopra di me invoglia a proseguire.

Batto traccia su pendio sempre più sostenuto cercando di capire quanto fosse stabile. Mi muovo tra isole rocciose o gelate. Arriviamo a quelle che sembrano essere le famose fumarole.

Qui la gita termina. Siamo umidi e infreddoliti. Meglio scendere.
Parto per primo ma la soletta non scorre per via dello zoccolo. Inoltre il nevischio ghiacciato s'incolla sulla maschera. Non vedo nulla. Sfrutto le tracce di salita come riferimento dimenticando che passavano nei punti meno coperti.
Toccare una roccia è stato inevitabile. Cappottone in avanti e botta al morale.

Proseguo nella nebbia. Bam...ancora una roccia ma senza cadere. Non mi sto divertendo e voglio solo scendere. Supero questa zona e mi ritrovo dentro una valletta molto più innevata. Seguo la scia dello sciatore lasciandomi un po' andare ma non vedo una mazza.
Arrivo al parcheggio e posso costatare con mano quanto la roccia lavica faccia male tanto alla soletta quanto al morale.

Siamo tutti un po' abbacchiati. Realizziamo che dobbiamo tornare a Milano. Le tre chances di salita sono andate. Divertenti ma, purtroppo, nessuna è andata abuon fine. E come se non bastasse il solito spiraglio di luce ci mostra la discesa, sghignazzando, per poi richiudersi e ricominciare a nevicare.

Scendiamo un po' mogi. A due chilometri dalla transenna, in un tornante in discesa a destra, incrociamo una jeep...una lieve distrazione, sfioro i freni, sono in seconda anzichè in prima...insomma il sedere della Musa parte...già mi vedo contro la macchina...ma le catene bloccano il muso e fanno chiudere la piroetta sul posto...ora vedo il muretto...ma tutto si ferma (andavamo piano). Ci guardiamo...ok...ci siamo giocati il jolly...segno che La Muntagna un po' ci ha deriso ma, comunque, ci ha protetto.
Verso sera guidimao verso Catania.
Il cielo è terso e stellato. Il cono bianco si staglia tra le nubi. In lontananza vediamo dei bagliori diffusi mutare d'intensità. Saranno le luci di un paese? Sarà un fenomeno eruttivo legato allo sbuffo di oggi? Sarà la stanchezza e la fantasia?

Per me è l'Etna che ci vuole ringraziare della visita consapevole che ci ha stregato costringendoci già a parlare di un futuro ritorno.

P.S: volevo ringraziare veramente tutti. In primis Saro Messina che è un vero appassionato di montagna, della sua terra e dello scialpinismo duro e puro. Grazie dei consigli sulle gite e delle chiacchierate a riguardo. A Giuseppe Coco per la dispobilità e la gentilezza con cui ci ha accolto nel suo B&B. Al Piffa e Giorgio senza in quali non si sarebbe riusciti ad organizzare ma, soprattutto, non ci saremmo divertiti sempre e comunque.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

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