lunedì 20 febbraio 2012

E l'aura fai son vir - Val Maira SBA2

Finalmente il corso è partito. Tutti fremevamo. Già avevamo fatto qualche gita per fare la gamba e ritrovare i vecchi-nuovi amici. Ma il sapore del corso è un'altra cosa.
La settimana è passata veloce nonostante i 37,5° di febbriciattola che mi ha quasi fatto desistere (alla fine vado...o schiatto, o passa!!!). Inoltre l'incombenza di dover trovare la gita giusta (meteo mutevole, nuove precipitazioni e tanto, ma tanto vento) mi anticipa il gusto del w-end. Io e il Puppi abbiamo letto di tutto e di più...e non sapevamo più dove sbattere la testa. Ci era stata assegnata la svizzera...ma ci siamo resi subito conto che la nuova neve e il forte vento (oltre al peggioramento previsto per domenica) avrebbe limitato fortemente le possibilità. Quindi abbiamo svolto il compitino proponendo qualcosa in zona Prali come alternativa...ma per fortuna il Vesco e Giorgio hanno avuto ragione: Val Maira.
Partiamo relativamente presto (oddio, per me relativamente tardi) e guidiamo come disperati alla volta delle Marittime. Arrivati in zona Cuneo le autostrade finiscono e ci si butta in un dedalo di strade sconosciute anche al navigatore. Il sole splende, la voglia di salire è tanta ma la meta è ancora lontana...tanto che mentre aspettiamo un vecchietto ci ammonisce: "non è un po' tardi per andare in montagna???" Ha ragione ma si aspetta impotenti la comitiva.
Ad ogni modo si parte:

Monte Boscasso da Chialvetta: nel parcheggio di Chialvetta ci sono diversi sci alpinisti ma di lì a poco si disperderanno sui diversi itinerari che partono direttamente in mezzo alle case. Come se la sciura Maria, dopo aver preparato il sugo, s'infilasse scarponi e sci per farsi una sci alpinistica prima di pranzo!!!! Di fatto ci si prepara sul sagrato della Chiesa.

La giornata è assolata e calda. Il mio zaino scoppia...per controllare la febbriciattola mi sono portato almeno mille strati diversi per coprirmi/scoprirmi in funzione della temperatura, vento, ombra, sudore e chi più ne ha più ne metta!!!
Iniziamo la salita lungo una stradina. Da lì a poco ci si butterà nel bosco rado di larici dove la neve è rimasta meno crostosa.

Ci fermiamo al cospetto di un cono roccioso descritto dalla relazione. Facciamo il punto con Leo (affettuosamente ribattezzato "uomo ARVA"). Mi sembra d'esser sotto esame. Ma, in effetti, siamo qui per imparare e le soste per fare il punto su posizione, orientamento, neve, accumuli e microtraccia anche se ci rallentano sono fondamentali per prendere coscienza del "campo di gioco".
Sbucati dai larici un primo abbozzo di panorama sulla valle incassata. Il panorama ci dà forza e morale per proseguire.

La neve rimane buona, non troppo scaldata e si decide di proseguire fino alla vetta. Gambe in spalla. Il gruppo 1 segue la traccia allargandosi a sinistra e risparmiando le forze. Noi, dopo una simpatica dissertazione tra Manuel e Leo su quale sia la migliore microtraccia per le ciaspole...si sale alla "bergamasca" dritto per dritto...battendo su una fetida crosta non portante dove si sfonda fino al ginocchio.
Per fortuna con la mia split galleggio. Infatti seguo il Leo e battiamo un po' per non far sprofondare i ragazzi. Dopo che ci sfianchiamo per bene troviamo una bella traccia e siamo tutti concordi che sia meglio seguire questa!!!

Nel frattempo io e Leo ci portiamo un po' avanti. Ne approfittiamo per parlare un po'. Credo che mi stia prendendo le misure...in effetti mi confessa del monito di Gianfranco: "stai attento a Mirko!!!!".
Siamo in vista del colletto. Di lì a poco la cima. Proseguiamo compatti mentre il gruppo 1 è avanti. Manuel vaga solitario valutando la linea di discesa.

Finalmente in vetta. Sono le 14.00 ma le temperature freschine ci consentono di godere giustamente del panorama.

Aspettiamo che i ragazzi sgomberino la cima per fare i pochi metri di crestina e salire alla croce.

Che bello e che pace stare qui. Le emozioni si mescolano tra adrenalina per lo sforzo e pace interiore ammirando l'orizzonte, tra eccitazione per la prossima discesa e soddisfazione per la vetta raggiunta. Il tutto rafforzato dal collante dell'amicizia. Che bello stare qui con questo gruppo.
Torniamo al deposito. Mi affretto a ricomporre la split per non rimanere indietro. Nel frattempo Gianfranco e gli altri si portano all'imbocco del vallone di discesa, completamente all'ombra e riparato dal vento. Chissà cosa troveremo qui???

Arriviamo anche noi. Gli altri sono già giù e godono della farina perfetta e incontaminata (solo due vecchie tracce prima).
Ma ce n'è per tutti. E la vecchia volpe si porta ancora più sotto la bastionata, dove è più pendente e più polveroso.

La neve è da urlo. Le curve si susseguono veloci mentre la quota diminuisce velocemente. Sto cercando qualche pillow per abbozzare un saltino ma tiro il freno, non posso farmi subito riconoscere.
Leo ci raggiunge. Giustamente ci fa notare come la linea di discesa più sicura corra sul piccolo dosso, mentre noi "ingainati" da paura siamo scesi come un'orda barbarica. Purtroppo noi snowboarder ci facciamo un po' prendere la mano. Giustamente bisogna tenere il cervello acceso anche in condizioni di grande sicurezza.
Arriviamo nel tratto mediano della discesa in mezzo ai larici. Qui è l'ora di cinghialare. I passaggi sono veloci schivando gli ostacoli. Ogni tanto si tocca ma la goduria è tale che non ci penso. Qualcuno esplode trattenuto da un nano della neve. Arrivo in un punto dove c'è un larice piegato ad arco...lo punto al centro e mi sdraio all'indietro con un piegamento estremo sulla schiena cercando di slidare sena fermarmi...la mossa riesce, ma Ale ingannato dalla mia linea si inchioda sotto l'ostacolo.
Più sotto scopriamo un half-pipe naturale completamente intonso. Purtroppo entriamo bassi ma ce lo godiamo alla grande.

Il Botta si porta all'ingresso alto. Può sverginare da solo. Inspiegabilmente si sposta di lato sulle nostre tracce mentre tutti urliamo NOOOOO desolati.
Dopo il canale solo disastro. Sassi appena ricoperti e crosta. Le gambe sono molli.
Trovo una stradina che sfrutto per il rientro. Sto scendendo a fuoco quando incontro due ciaspolatori. Se urlo attenzione come minimo si mettono di traverso. Quindi in silenzio li passo come un fulmine facendoli trasalire. Per fortuna non si sono buttati nel fiume per lo spavento.
Rientriamo tra le case. E' tardi e bisogna scappare alla locanda per riuscire a docciarci tutti e cenare per tempo.

Ci si porta in Località Preit, piccolo borgo dove il cellulare prende solo in un punto preciso vicino al campanile della chiesa (sfruttando ponti radio "superiori" evidentemente).
Qui la signora della locanda Lou Lindal ci accoglie calorosamente con quel suo atteggiamento bonario e burbero che tanto sa di chi ti accetta tra gli amici più confidenziali. Gran cena, gran bevuta di Genepì e improbabile schizzo di rotta alle 23.00 di sera, mezzi ciucchi e completamente assonnati. Finalmente ci si butta nel letto.

Sveglia verso le 6.00. Presto per un'invernale da 1200mt ma dobbiamo battere in velocità l'incombente maltempo. Dopo una lauta colazione ci portiamo in località Saretto dove la prima prova è "scava la piazzola per parcheggiare la macchina!!!!!

Monte Soubeyran da Saretto: la penuria di neve e la voglia di fare una gita in una vallata diversa ci fa scegliere questa bellissima gita che prevede una salita varia e articolata e una discesa prima in un vallone a 35° e poi, eventualmente, in un canale a 45°. Il versante est presenta subito una bella crosta non portante anche se appena al riparo dai raggi si trova ancora della farina.
Il sole inonda la valle filtrato dalle nebbie creando un'atmosfera surreale.

Non c'è un'anima in giro. saliamo veloci sfruttando la traccia. Ogni tanto proviamo a battere per didattica ma subito la crosta sfonda e si fatica a salire. Inoltre il sole batte forte e fa caldo. Raggiunta la vecchia strada militare risaliamo veloci tra i muretti a secco che potrebbero essere delle ottime rampe per mega drop in discesa (già mi sento il cazziatone degl'istruttori alla sola fantasia).
Arrivati al colle si gira a sinistra di 90° buttandosi nell'ombra. Qui il venticello gelido mi fa rabbrividire ma per fortuna ho i miei mille strati.

Si prosegue in fila indiana su terreno ondulato e vario. Qui la neve è fresca e morbida, risparmiata da vento e caldo. Già pregusto la discesa. Un dossetto ripido tra due pareti concave e accumulate diventa l'occasione migliore per batter traccia intelligentemente. Ale davanti si rivela perfetto facendo uno stretto zig-zag senza toccare le zone potenzialmente pericolose. Dal basso il gruppo di Leo osserva mentre lui fa l'istruttore di "fondovalle".

Superato il risalto troviamo delle vecchie fortificazioni militari diroccate. Questa zona di confine con la Francia doveva essere strettamente presidiata. Chissà che vita è toccata agli alpini che sorvegliavano il confine.
Superiamo un piano in direzione di un "muro verticale". Il sole da dietro lo lascia completamente in ombra. La pendenza sembra estrema. Gianfranco lo punta.

Per fortuna c'è una traccia che sale in diagonale. Ci avviciniamo e, arrivati nel cono d'ombra, ci rendiamo conto dell'illusione creata dal gioco di luci. Alla fine la pendenza non è così elevata e si passa facile.

Superato il muro ci ritroviamo al cospetto del vallone di discesa. In uscita c'è una conca che dovremo evitare pena il ravanamento. Iniziamo ad essere stanchi. La gita ha un lungo sviluppo. Inoltre il 1100 di ieri si fa sentire. Ma procedere solitari al cospetto di torrioni "dolomitici" ci ricarica le batterie.

Ci portiamo verso il passo che dà accesso al versante francese. Qui il vento ha tirato parecchio. Inizialmente sono tentato di salire sena coltelli, ma subito mi rendo conto che non è il caso. Troppo duro e troppo inclinato il traverso. Monto le lame e procedo spedito. Gianfranco e Leo procedo solo con le pelli. A fatica salgono ma la loro esperienza non è comparabile.
Guadagno il passo della Cavalla dove sono ancora presenti gli sbarramenti di filo spinato.

Ultimo sforzo. Bisogna risalire la piramide sommitale con un lungo traverso esposto a sud. Il caldo di ieri ha fatto svalangare la cima. Ma oggi le temperature si sono abbassate e la traccia si svolge su neve grumosa e ghiacciata. Faccio fatica anche con i coltelli.

l'ultimo pezzo è ripido ed esposto. Devo fare attenzione perchè se non punto lateralmente le lame rischio di scivolare giù come un sasso. Il fondo è ondulato e ghiacciato tanto da non fare aderire le pelli. Sto salendo solo con le lame. Finalmente arrivo in vetta e la tensione si scioglie.

Ci abbracciamo e congratuliamo l'uno con l'altro. Il panorama è maestoso.

Inizio a prepararmi. Come un segugio sto incollato a Gianfranco aspettando che mi dia il comando per partire. Affrontiamo un fetido traverso gelato ma in qualche modo arriviamo al colle da dove parte la discesa. I primi metri presentano sassi sparsi e roccette. Poi la neve sembra migliore.

Entro con circospezione. Supero i sassi e mi porto in posizione. Ho luce verde e parto. Mi tengo tutto a destra e subito trovo bella farina. Sono stanco e ho le gambe molli ma lascio correre la tavola sulla pendenza ideale di 35°. Dopo 6 curve magiche trovo una placca crostosa. La ollo al volo. Purtroppo, dopo il saltello, la velocità s'impenna e alla seconda crostona mi sbilancio. Cerco di reagire ma le gambe restano ferme e dritte. Mi ribalto, piroetto e scivolo sulla crosta dura e compatta per qualche metro. Dentro di me mi dico "non puoi giocarti il vallone così"...punto la lamina e mi rialzo al volo. La facciata m'ha svegliato ed ora scendo più controllato e attento. Laneve è troppo variabile per essere divertente ma non ci si lamenta. Arrivo sul dosso per evitare la conca e osservo gli altri.

Anche loro faticano. La crosta improvvisa è maledetta. Inizialmente la polvere invoglia a spingere. Tu vai e appena prendi ritmo e velocità bam cambia senza preavviso (la superficie rimane identica e leggermente ondulata) e ti ruba la punta costringendoti al cappottone. Gianfranco conferma che la neve non è banale. Molti sono comunque euforici. Qualcuno meno. In effetti, dopo la discesa di ieri, ci siamo abituati bene. ma il vento è entrato nella valle e ha girato vorticoso incasinando non poco.
Superiamo la conca. Ci affacciamo sopra "the wall". Gianfranco scende per primo tutto a destra verso le tracce di discesa. Botta insegue (anche lui sverginatore folle). Purtroppo (o per fortuna per me che per una volta ho aspettato) da quel lato la neve è un po' cartonata e la linea in traverso non è fantastica. ma ora è il mio turno. Alla fine della parete c'è una conca e poi un dosso. Probabilmente Giorgio (e tutti gli altri dopo di me) temendo di scarpinare ha scelto la diagonale. Ma dentro di me ho pensato alla peggio sgancio e risalgo a piedi. Mi lancio dritto per dritto. La neve è stupenda. L'ombra vista all'andata ha tenuto compatta e fresca la polvere. Terreno di caccia ideale per la Venture. Il suo naso a punta galleggia che è un piacere. Inizio ad inanellare curva su curva. Giusto a metà un leggero cambio di pendenza potrebbe essere occasione di un saltino...ma proprio mentre approccio nella mia mente risuonano le parole di Leo nella lezione di neve e valanghe (attenzione ai cambi di pendenza e a non sovraccaricare il pendio). Detto fatto curvo a destra ed evito il dossetto e mi rilancio a tutta curva su curva velocissimo. Verso la fine raddrizzo e sfrutto tutto il potenziale per superare la valletta e risalire il dosso mentre urlo a Giorgio: "non si sprecano i pendii!!!". In effetti la paretina era davvero super. Un vero peccato non godersela.

Piffa subito dietro se la gode portandosi al centro. Gli altri purtroppo tengono la diagonale mentre noi ci sbracciamo dal basso per dirgli che al centro è una favola.
Arriviamo nella parte mediana fatta di dossetti e valloncelli dove la neve è da paura.

Di dosso in dosso è impossibile contenere l'entusiasmo (il sorriso a 32 denti di Giorgio la dice lunga).

Pochi metri ma ce n'è per tutti.

Purtroppo è arrivato il momento della prova arva. Nooooooo. Non si può spezzare il ritmo. Noooooo vogliamo scendere. Sono le 15.30 e c'è un briciolo di sole. Proviamo a sbrigarci a fare la ricerca di 3 sepolti. Qualcuno si lamenta del Pulse che spesso si blocca. Nel frattempo il sole cala e l'ombra delle creste ci avvolge. Inizio ad avere freddo e temo per una ricaduta della mia febbriciattola.
Mi metto addosso tutto quello che ho come l'omino Michlain.
Sgomberato il campo si riparte. Arrivati sul versante est crosta dura e sassi ci attendono. Una roccia sembra poter proteggere la neve dal vento e dal sole. Mi lancio e Ale insegue. Subito la neve è buona ma proprio sotto diventa un crostone pazzesco. Tiro un curvone a destra con uno sforzo notevole mentre la neve si rompe bloccando la punta. Ale mi spiace ma stavolta il mio istinto m'ha tradito. Faccio segno di stare più a destra in mezzo ai pinetti radi. Lì la neve è da urlo. Il Puppi urla di godimento...i guaiti risuonano fino a fondovalle. Anche Gianfranco molla il freno e se la gode tutta a suo ui, yeah, wow...
Anch'io mi lancio e vengo ripagato subito da una linea veloce tra un pinetto e l'altro. Poche tracce mi permettono di scegliere la direzione che voglio. Vorrei che questo pendio fosse lungo 500 metri!!!
Tutti sono euforici. Purtroppo il resto della discesa sarà pura sopravvivenza tra la crosta e i sassi. Tocco anche pesantemente ma non importa. Avere una tavola della madonna per tenerla appesa in casa non ha senso.
Arriviamo alla macchina. Sono le 17.00 e solo alcune creste restano illuminate.

Vorremmo non partire ma è tardi e la strada è lunga.
Oggi al lavoro è dura concentrarsi. Restano i mille flash back dello splendido w-end. Restano i sapori forti di due giorni vissuti intensamente a stretto contatto di persone fantastiche in posti meravigliosi. Le mail rimbalzano da un pc all'altro mantenendo viva l'emozione vissuta.
Silvia L. (l'unica nuova aggiunta al gruppo Sa1 dell'anno scorso, ma già dei nostri a pieno titolo) descrive quello che provo e non riesco ad esprimere:
"Ogni volta che vado in montagna...sono emozioni fortissime, quel bianco, quella luce, quella grandezza. Sgomento positivo, un po' ti sembra di toccarlo e di far parte di quell'infinito. Sei in un posto non tuo, sei ospite di una meraviglia.
Un po' ti senti un dio a dominare da lassù, un po' ti senti minuscolo, impotente e fragile.
è bello condividere tutto ciò oltre alle salite e alle discese."

grazie a tutti, non vedo l'ora di ritrovarci per la prossima uscita.

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

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