lunedì 2 aprile 2012

Albaron di Savoia SBA2

Ebbene ci siamo. La 4° e penultima uscita del corso...ma finalmente bel tempo!!! Nonostante la stagione sia strana e troppo densa d'impegni mi sta tornando la voglia di andare in montagna. Ebbe si, mi stava quasi passando. Sono talmente incasinato che vorrei essere libero di stare due giorni sul divano...o di scegliere di andare per picchi...ma con i miei tempi. Inoltre la nuvoletta di Fantozzi che ha sempre rovinato la domenica delle ultime due uscite mi aveva proprio smaronato. Perturba in arrivo anche questa volta...ma più ad est e, comunque, dall'indomani!!!
Il giovedì ci si ritrova per pianificare la gita e la "gaina" sale. Nessuno ha mai fatto questa gita. Nemmeno gli istruttori. Ma in cuor nostro sappiamo già che sarà una gita stupenda. Il venerdì sera arriva rapidamente. Mentre Silvia è all'allenamento di beach è sempre bello preparare zaino e attrezzatura spargendo ogni cosa sul tappeto di casa, tutto a vista, con la musica giusta che pompa e la lista in mano (per non dimenticare nulla...tipo le pelli o la tavola da snow!!!!).
Si fa tardi ma non ho troppo sonno. Inoltre ho commesso l'errore di guardare il film 127 ore prima di una gita e prima di andare a dormire. Prendo le goccine e crollo senza troppi incubi fino alla sveglia. La Cri mi passa a prendere verso le 6.30. Il lungo viaggio passando per il Frejus passa rapidamente tra battute e racconti. Arrivati a Bessans sembra estate. La neve...non c'è. Fa caldo. Che si fa? Grigliata? Prendiamo il sole?
No, ci spariamo 7 km di piattone fino al Rifugio dell'Averole. Il versante sud, inizialmente considerato per la discesa, è completamente verde. Fa strano vedere tanti snow-alper andare per margherite...

Per fortuna abbiamo lasciato una macchina dal'altra parte in modo da poter avere entrambe le opzioni di discesa.
Proseguiamo a testa bassa. Non c'è salita, ma lo sviluppo unito al caldo, alle calze sottili a chissà che cosa (non mi è mai capitato prima) mi sta massacrando i piedi. Visto che domani è il 1 aprile mi avranno fatto lo scherzo e sostituito le solette con della carta vetrata...la sensazione è proprio questa. Ad ogni passo mi sembra che la pelle venga raspata via dal piede. Dopo 1 ora è chiaro che mi si sono formate delle vesciche imbarazzanti. Purtroppo manca ancora 1 ora al rifugio. Davanti la parete verticale della Bessanese mi guida e distrae dal dolore.

Finalmente siamo in vista del rifugio. Manca l'ultimo strappetto. Ho un dolore lancinante ai piedi. Il mio unico pensiero e svaccarmi al sole con un panino in una mano, una birra nell'altra e i piedi nudi conficcati nella neve!!!!

Il rifugio è molto bello. Fanno anche la birra artigianale. Rimanere sul portico a rimirare i monti scaldati (o scottati alcuni) dal sole è fantastico. Ho tolto gli scarponi con un sollievo come uno scarcerato della Santa Inquisizione. Mezzo calcagno si è letteralmente sollevato. Alluce e mignolo non sono messi meglio.
Dopo un' oretta di relax bisogna fare le prove di recupero da crepaccio...volo in camera per prendere un letto, togliere peso inutile dallo zaino e prepararmi. La vista è notevole.

Purtroppo rimettersi gli scarponi è un vero incubo. Assisto impietrito a tutte le manovre ma, purtroppo, ho solo voglia di rientrare. Appena prima di cena (verso le 19.00) ho un po' di tempo per provare a curare le vesciche. Opto per forarle senza rompere la pelle. La situazione migliora ma, in realtà, mi salva Ale con una bustina propizia di Compeed!!!
Buona cena in compagnia internazionale (francese e fidanzata norvegese). Vedere il bollore del Botta di fronte al pallore della scandinava è stato esilarante....ma Jorge che protezione hai usato...mah quella di mia madre...antirughe e abbronzante....ops...
Schizzo di rotta e via a letto. Sveglia ore 4.30. Devo dormire assolutamente...sono le 23.30...devo addormentarmi...sono le 00.30...ancora nulla...mi giro e mi rigiro ma ho il sonno troppo leggero...e Manuel russa a intermittenza incominciando proprio nell'istante in cui mi sto addormentando...dopo un po' provo a farlo girare o farlo smettere con il risultato che si sveglia scocciato...a questo punto e lui che mi sveglia pensando che russassi...cazzo ma allora chi russava, forse il Piffa!!! Insomma notte da incubo...solo verso le 2.00 sprofondo in un sonno continuo ma a breve la sveglia mi riporta alla realtà: 1400 metri di dislivello.

La neve è durissima, ghiacciata. Ci sono ampie chiazze d'erba. Optiamo per salire sci in spalla...o meglio split in spalla...più mezza corda da 60 metri. I primi 400 metri passano via veloci con salita diretta. Al momento non sento la fatica ma questo portage più il poco sonno si fa sentire.
Leo ci guida a luci spente. Infatti consiglia di usare la frontale solo per brevi momenti, giusto per vedere cosa si pesta...ma per valutare la traccia meglio affidarsi alla luce diffusa dalle stelle e dalla neve. La salita così al buio è strepitosa. Il manto di stelle è così continuo da risultare abbacinante... ogni tanto qualche puntino si muove cadendo all'orizzonte.
Piano piano la luce aumenta mostrando i numerosi dossi di questo versante.

In effetti al buio abbiamo fatto un po' troppo su e giù...inoltre ho preparato bene la discesa...la salita (fatta dall'altro gruppo) l'ho vista velocemente e pensavo di dover stare molto più a destra. Mi perdo un po'. Avrei dovuto fare meglio i compiti...
Nel frattempo il sole infiamma le cime dietro di noi.


Finalmente il pendio spiana e si può calzare la split. Mi sembra di volare. Purtroppo il falso piano dura poco e subito si riprende a salire. La neve dura non aiuta e spesso la tenuta della sola pelle è precaria. Ma non voglio ancora mettere le lame.
Ancora un falsopiano e poi un dosso ripido. La salita è tutta così.

Arriviamo dentro una valletta ripida. Demordo e metto le lame. Ora inizio a salire rapido e sicuro. La breve valletta sembra non finire mai. Tra infinite inversioni mi rincorro con il Leo come in una gara di Coppa America. A volte incrociamo le tracce, altre andiamo via paralleli. Ad ogni inversione mi sembra d'essere un filo avanti ma appena incrociamo le sue punte passano davanti (o forse accelerava). Non è una gara anzi. Andiamo avanti con il nostro ritmo in una specie di danza sincrona ma non organizzata.
Finalmente arriviamo al colletto. La Cri insegue con il suo passo Yoga...lento ma costante...come la goccia che rompe la roccia...

L'ultimo pezzo è troppo ripido e duro anche per i coltelli. Tolgo la tavola e procedo a piedi visto che lo scarpone incide bene. Ho freddo. Ogni tanto una leggera brezza fa rabbrividire. Piano piano il sole si alza incuneandosi nelle vallette. Finalmente usciamo dall'ombra delle creste e la temperatura schizza. Passo dal piumino alle maniche corte.
Velocemente mi scaldo...anzi inizio a sudare. Siamo a 3000 metri.Oltre metà gita. Davanti un dosso bello ripido.


Dalla cartina appena sopra c'è un bacino glaciale. Manuel opta per aggirare il dosso, fare più strada ma più dolcemente. Io non ho molta voglia di allungare e perdere quota (seppur minima). Con Leo e Giorgio optiamo per andar su dritti. Pessima scelta. Inizialmente la forte pendenza non disturba troppo poichè la neve sta fiorendo e la split con le lame tiene bene. Ma dopo il primo dosso c'è un successivo strappo ancora più ripido e con passaggi stretti tra le roccette. Leo toglie gli sci. Giorgio passa abbastanza comodo con le ciaspole. Io salgo a piedi. Ne usciamo stravolti. Al momento ho fatto quasi tutta la gita con la tavola in spalla...sono stanco. Ci ricongiungiamo con l'altro gruppo. Davanti l'ennesima parete ripida e dura con una sella sulla sinistra. Leo mi consiglia di mettere i ramponi. Loro mettono i coltelli. Ma la diagonale che taglia la parete mi sembra fattibile senza inversioni. Direttamente andrei alla sella.
Ci provo. Forse per dimostrare a loro che con la split si può fare tutto. Forse per stare al passo dei ragazzi che con le ciaspole si muovono sicuri e veloci. Forse per me, per vedere se sono capace. Di fatto a fatica salgo. Piano piano ma salgo. Tutti sono avanti. Appena dopo la sella scompaiono dalla mia vista. A 20 metri dal traguardo sono da solo. Manca così poco. Ma la pendenza sarà sui 40°. La neve ghiacciata. Talmente dura che una lama si slabbra in fuori. I coltelli non bastano. In questo istante mi rendo conto d'essere nella...
Ok, non perdiamo la calma. Tiro fuori la picca, la lego con una longe all'imbrago e la pianto nel ghiaccio (becca e punta) come sicura. A questo punto riesco a togliere le mezze tavole e fissarle sullo zaino. Tiro fuori anche i ramponi ma infilarli risulterebbe troppo problematico visto l'appiglio precario. Punto bene i piedi e sembrano tenere. Probabilmente con la picca e puntando un po' ce la dovrei fare...sono solo 20 metri...non faccio in tempo a finire il pensiero che l'appiglio cede e mi sdraio. La longe và in tensione e tira fuori la picca dalla neve. In un secondo mi rendo conto che sto scivolando. Qualsiasi manovra sarebbe inutile. Inizio a dirmi: prendi la picca prendi la picca...la vedo rimbalzarmi davanti legata al cordino. La prendo e mi ci butto sopra. Per fortuna la manovra di auto-arresto me l'hanno insegnata bene. Sarò fischiato giù 50 metri. Non c'erano grossi pericoli e, tutto sommato, non mi sono spaventato. Però mi brucia un braccio e devo ritornare al punto di prima. Calzo i ramponi e salgo. Ho le forze al lumicino. Con i ramponi non ho problemi e giungo alla sella. Mi accascio esausto. Metto via tutto e calzo la split. Mi tremano le gambe. In lontananza vedo i ragazzi già al deposito sci. A me manca tutto il plateù sommitale. Una distanza infinita. Inizio a pensare di non avere la forza di arrivare su. Provo con la chimica...in effetti il gellino mi dà quello spunto per arrivare al deposito sci. A questo punto ho uno scatto d'orgoglio e salgo. Sono solo 20 metri. C'è una corda fissa e mi ci assicuro velocemente con un moschettone. Non è una gran sicura ma bollito come sono temo di poter scivolare giù di sotto.
Arrivo in cima e spiego come mai ci ho messo tanto. Mi dispiace un po' per essere scivolato. Sono talmente sconvolto che fatico a godermi il panorama...anche se è sublime...

I ragazzi sono arrivati primi in vetta (credo). Poi, alla spicciolata, arrivano anche delle cordate a 3 di sciatori dell' SA2. Stessa cima da un itinerario diverso. Forse la mini gara informale è stata vinta? Che la ciaspola su neve dura e ripida sia meglio degli sci??? Chissà...io con la split chiudo il nostro gruppo e mi "classifico" nel mezzo (come giusto ibrido tra i due gruppi).
La cima è una piazza d'armi...ci si sta tutti comodamente come ad una ritrovo di amici.

Ma non mi trattengo...cerco di recuperare scendendo in doppia tra i primi così da poter togliere le pelli e sistemarmi per la discesa. Finito lo sforzo ho in mente solo questo.

Mossa azzeccata. Mangio e recupero le forze. Passato lo spavento ora sono ritornato in "mood" con la montagna. Pronti via...si sta in traccia, distanti e niente cazzate come al solito...ci ammoniscono gli istruttori...io seguo docile docile...oggi ho già dato.
Seguo il Leo...la neve è leggermente ventata ma non è male...basta un po' spingere e si fanno belle curve. Però bisogna andare dritti e veloci per superare il plateù sommitale fino ad un dosso che domina i seracchi. Qualche buco coperto è difficilmente riconoscibile (giusto una piccola ombra e avvallamento). Però il ghiacciaio è ben chiuso e non sembra troppo pericoloso. Ad ogni modo discesa in sicurezza con tanto di picca nello spallaccio (e se cado? meglio non cadere).
La cima tronca è laggiù...

Dalle premesse ci aspetta una discesa super.
Appena ci si affaccia sul grosso bacino la sorpresa...15 cm di neve fresca tutta da surfare nonostante le numerose tracce...

Vietato uscire dal seminato per cercare di tracciare....Gianfranco apre (godendosela) e noi dietro (godendo altrettanto).

Superiamo un punto potenzialmente più pericoloso e ci si apre un giardino non troppo pendente e uniforme. Il ghiacciaio è in buone condizioni e qui molto regolare.
Luce verde, in libertà ma occhio...
L'apoteosi...

Mi fermo a immortalare la mia linea e quelle degl'altri...mentre sorridono a più non posso...
Scendiamo insieme...intersecando le linee...

Ah se fosse tutto così....mmmm....
Arriviamo ad un bel collo di bottiglia. Un ripidissimo canale a S con neve trasformata. Si scende uno alla volta in modo molto controllato. Ma non in piattone...ci valutano...forse per capire cosa possiamo fare, quanto ci si può spingere con l'ultima gita (OSA, 4000????).
Usciamo dal canale e davanti una bella prateria e le piste sullo sfondo.

Silvia e Cero studiano la situazione...si bisogna mollare e puntare al letto del torrente fino in pista.

Ci si lancia. La neve cambia radicalmente tra ombra e luce...tra fresca e trasformata. Vietato perdere la velocità pena rimanere infossati. Ci si butta nel half pipe naturale...purtroppo non abbastanza pendente ma comunque divertente. Finalmente arriviamo alle piste da dove si può cogliere tutta la bellezza di questa discesa.

Stanchi ma soddisfatti scendiamo giù sulle piste.
Le gambe vanno a fuoco ma vietato fermarsi...giù fino alla macchina, verso le birre ghiacciate e le torte salate...quale miglior modo per festeggiare una gita del genere.



N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSARIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

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