sabato 29 marzo 2014

Finalmente Boshorn

Venerdì ore 17,45. “Ragazzi dai che mancano 15’ al week end!!!”.
Sarà tutta la settimana che penso a questa gita. Dopo quella del corso (sotto la neve) e il prossimo week end precettato dal compleanno di Massimo, questo è IL week end per fare qualcosa di bello, agognato da tempo. Dopo 2 tentativi falliti e tanta voglia di chiudere questa gita, non potevo che non andare al Boshorn.
Venerdì ore 18,00. “Silvia come sei ammalata?”…vedo la gita abortire per la 3° volta ancora prima di partire.
Pedalo verso casa e non nego che tra smoccoloni vari mi sale la frustrazione. Non ci posso credere. Però…ecco l’idea geniale. “Mamma puoi salire a tenere Massimo domani e dare una mano a Silvia?”
Lo so, lei è una santa ed io uno stronzo egoista…ma non potevo mollare il colpo.
Sabato mattina partiamo con Ale, Mise e Nicola. Siamo belli carichi. Tengo basso il piede sul gas…non vedo l’ora di arrivare
.
Come sempre ci sono molte persone su questa classica. Però poche tracce di discesa ma, soprattutto, tracce in neve fresca. La smania sale. Il cielo è già velato nonostante solo pochi chilometri prima ci fosse il sole e cielo blu. Scena già vista. Meglio accelerare.
Oggi cambio di set up: Furberg appena sciolinata e puntale Maruelli. Ci metto diversi minuti per fissare lo scarpone sul puntale. Non comodo ne pratico. Ed ero anche in piano. Mi chiedo come andrebbe in condizioni non favorevoli. Per contro, una volta fissato, è bello stabile e sicuramente non si stacca sui traversi ripidi e duri dove c’è da spingere bene. Ancora presto per capire se è meglio del puntale Dynafit o meno.
Rimontiamo la prima balza quando troviamo dei crateri grigi e neve rigelata e crostata. 

Non ci posso credere quando realizzo che sono colpi di mortaio o cannone. Ricordo di commenti analoghi sul fatto che il Boshorn era usato come poligono…ma in piena stagione skialp non pensavo!!!
Seconda balza. Le nuvole iniziano a trafilare da sud. Studio bene l’uscita del canale diretto (masso quadrato) e sembra davvero una bella linea. Purtroppo il vento da sud accumula proprio all’ingresso (bisognerà bonificare) ma, soprattutto, le nuvole ci ricadono dentro.

Forse vale la pena la discesa normale.
Superiamo la seconda balza e ci portiamo a destra verso la “buccia d’arancia”. Qui il vento cessa, c’è il sole e fa un caldo pazzesco. Sembra di essere su un’altra gita.
Giriamo l’angolo e siamo sulla “buccia”…più di banana che altro. 30/40 cm su fondo durissimo. Le pelli faticano a tenere e solo grazie alla fida Furberg proseguo facilmente.
Siamo in vista dello spallone. Fin qui ero arrivato anche l’altra volta. Nebbia che va e viene ma questa volta l’obbiettivo è la cima. L’ultimo pezzo è davvero insidioso ma non voglio montare le lame per 50 metri.
Finalmente arrivo al deposito sci. 2h45’ in movimento…non male. Ci cambiamo per la parte alpinistica.
Primo pezzo facile…diverse persone che salgono e scendono…finchè arriviamo al punto chiave: una “facile” colonna a gradoni da arrampicare in libera. Per me che non sono molto avvezzo, chiappette strette. Cedo il passo ad Ale che mi condurrà sia in salita che in discesa (grazie).
Finalmente in cima. Finalmente. Anche se avvolti nelle nuvole la soddisfazione è infinita. 

Per fortuna ogni tanto la nebbia si abbassa permettendoci di ammirare Sengchuppa e Nord del Fletschorn (davvero inarrivabile). Che spettacolo. Ok…moh bisogna scendere!

Ritorno al deposito. Ormai visibilità azzerata. Peccato ma, forse, meglio così per via delle numerose pietre nascoste…almeno sono costretto ad andare piano.
Scendiamo con cautela e subito si apre. Mi porto molto a destra come per entrare nel canale. Qui pendio vergine e neve borotalco…ed evito il fastidioso traverso.

Buccia d’arancia in crosta ventata…l’unico pezzo brutto della giornata. Ad ogni modo sulla destra si apre un pendio vergine di neve compressa…ed inizia lo spettacolo. Da qui serie di pendii sempre più ripidi, ampi e intonsi…perfetti per lo snowboard. L’ultimo che butta sui laghi di Sirwolte è commovente.

La neve a destra è più riparata dal sole e dal vento…ma ci potrebbero essere mille linee di discesa.
Dopo l’ultima balza neve più trasformata ma comunque ben sciabile. Slalom tra gli alberelli e, a gambe completamente finite, arrivo in fondo. Che spettacolo. Che gita.

Finalmente Boshorn.

Video:

domenica 23 marzo 2014

Colle della Rossa @Grivola – SBA1

Ultima di SBA1 e dopo 20 giorni di sole pieno e incontrastato ecco che…una bella perturbazione!!!
Ma questa è sfiga…no, di più, questa è iella nera!!! Secondo me c’è qualcuno che l’attira…
Quindi saltano tutti i programmi (Ruitor dal rifugio degli Angeli inizialmente) e si cercano alternative.
Fino all'ultimo siamo incerti, poi una timida speranza. Sembrerebbe esserci una “finestra di bel tempo” domenica mattina.
Ormai siamo in ballo e sarebbe forse più complicato rimandare. Prenotiamo al Vittorio Sella sopra Cogne.
Sabato arriviamo con comodo. Non fa caldissimo ma nemmeno freddo. Cielo velato.
Iniziamo a risalire nel bosco su ripidi pendii. Il sentiero è già mezzo spelato, quindi optiamo per la linea diretta alla Bergamasca sfruttando le lingue di neve. Branchi di camosci ci guardano un po’ intontiti. Si chiedono cosa stiamo andando a fare. Forse anche qualcuno di noi. Ma bisogna crederci sempre.

Usciamo sul piano superiore dove lo spessore della neve è più importante. Manca ancora un bel pezzo al rifugio quando inizia a fioccare.
Ma bisogna crederci. Sarà tutta powder per domani (speriamo visto il ghiaccione che ci sarà per il mancato disgelo).
Saliamo sotto fiocchi sempre più grandi ma fa caldo. Letteralmente mi squaglio sotto al guscio. Guardo freneticamente il gps per capire quanto manca. Ma ecco un bel sasso e un incavo che si prestano a fare una bella truna. Disastro!!! Il sudore si ghiaccia all’istante. Mi metto su tutto quello che ho (piumino sempre a tiro). Ci manca solo di ammalarmi ancora.
Ci passano gli skiers puntando alle brande migliori (in realtà fermi anche loro dopo 50 metri), mentre noi ci accoccoliamo dentro la truna…

Nebbia bassa e umido quando sbattiamo contro il rifugio. Mi cambio al volo e subito giù verso una serie di birre crude al Genepy davvero notevoli.
 Il pomeriggio passa veloce. La cena ottima e le risate scorrono al pari del vino e degli ammazza caffè. Davvero momenti preziosi. Sarà la passione, la fatica condivisa, la magia della situazione, ma si creano delle alchimie davvero incredibili con persone speciali.
Secondo giorno. Nevica. Non si vede una mazza. C’è un po’ di delusione nel gruppo ma la montagna è così…imprevedibile. La finestra e più chiusa che aperta. Iniziamo a salire verso il colle. Poi vedremo.

Fuori 15-20 cm di farina su fondo durissimo. Nel traverso subito fuori i rampant che verranno comodi anche nel canale. La pendenza s’impenna. Le inversioni si sprecano. Nel tratto finale, stretto e ripido, diversi ragazzi s’inchiodano. Ci sono sassi che non fanno mordere bene il rampant. Si scivola. Bisogna fare delle aperture a 180° rimanendo in bilico. Leo guarda dall'alto. Umbi dal basso urlaccia. 

Alla fine, mentre i miei ragazzi passano agili, devo recuperarne uno accartocciato come lo shangai, un altro che gli tremavano le gambe e non riusciva a fare più le inversioni (dai saliamo a piedi, come avrebbero fatto Franco e Alessia di lì a poco…ma no, bisogna soffrire…quindi riattacchiamo gli sci ricevuto l’ordine, e me lo trascino al colle) e arrivo per ultimo anche se prima degli ultimi sciatori.
Mossa indovinata (il sorpasso) ci garantirà la prima traccia sull'altro lato: neve polverosa a go go.
Ci lanciamo. La visibilità è quello che è ma almeno si riescono a tirare belle curve su neve veloce.
I ragazzi sono in gran forma…si vede che godono!!! Almeno siamo stati ricompensati da tanta fatica…i panorami ce li teniamo per la prossima volta.

 Chiudo…giusto per godermi in pace le curve. Arrivo a fuoco su un dosso e tutti si sbracciano. Azz era una placca di roccia liscia. Freno ma ormai è tardi e ci cado sopra sbucciandomi gomito e ginocchio. Mannaggia davanti c’è un pendio strepitoso e immacolato. Franco ha scelto il lato destro per cui io e Manuel abbiamo tutto da tracciare. Sotto A. si è incrodata ma è ok. Aspettiamo ma non riparte subito. Arrivano gli skiers. Famelici. Vedono il pendio vergine. Sento la loro eccitazione. Temo che si possano lanciare a momenti. Eh no…via!!! Sfreccio in basso verso Franco, dietro Manuel, laggiù A. 

La foto la dice tutta, noi che scappiamo incuranti delle allieve in difficoltà…vabbè davanti a un pendio vergine non guardo in faccia a nessuno.
Cazziatone (ci sta)…Quindi retroguardia Aspettando che tutti siano ok. Comunque ancora diverse curve molto divertenti. Ma a volte ne bastano 3 fatte bene che valgono la giornata.
Più sotto tra sci persi e ritrovati, neve pacco e boschina malefica è stata una sciata di sopravvivenza, ma tutti arrivati a casa con quelle 3 curve nel cuore.

Grazie ragazzi, ci siamo proprio divertiti.

Video: 

sabato 15 marzo 2014

Canale ovest Kastelhorn

Sono appena atterrato dopo l’ennesima trasferta invernale (questa volta Cina) e già mi preparo per l’impresa dell’indomani. Ho solo un giorno (l’altro è della family) e vorrei compiere una gita di livello.
Ho fatto una lista con diversi obbiettivi. Niente di stratosferico ma il giusto step per migliorare tecnicamente.
Il Canale Ovest del Kastelhorn è uno di questi sassolini. Condizioni perfette con lunga serie di sole e rigelo per cui neve assestata e sicura. Purtroppo sono da solo ma non mi scoraggio. Dopo 15 giorni tra raffreddori, poco allenamento e trasferte non sono molto in forma ma ho proprio voglia di una gita!!!
Dormo poco ma, almeno, mi alzo prima e prendo un buon vantaggio che si rivelerà fondamentale.
Arrivo al bivio con il Devero e c’è la strada chiusa per pericolo valanghe. Non faccio in tempo a metabolizzare il perché che giusto a 5 km da Riale c’è lo stesso divieto. Non ci posso credere. Ad ogni modo sono arrivato, fa freddo e non vedo cosa possa svalangare ora (forse più rischioso il rientro verso le 13.00…ma ci penseremo poi).
Parcheggio. Poche macchine. Cielo velato e freddo. Mi preparo e inizio a pensare che sarò davvero solo in tutta la valle.
Pronti via e rompo l’attacco dello scarpone. Ma che sfiga. Per fortuna ritrovo il cricchetto nella neve ma impossibile da riparare al momento. Per fortuna ho appena preso delle cinghie…proprio per gestire questi casi…che culo!!!
Salgo veloce fino al rifugio Maria Luisa.
Il cielo è velato e fa freddo. Temo che non smollerà troppo.
Arrivo sul lago del Kastel e lo vedo di fronte a me. Dal davanti incute timore reverenziale.
Vedo alcuni scialpinisti risalire in direzione Basodino. Sono già al colle. Vabbè…non sono proprio solo solo ma saremo in 5 in tutta la montagna.
Supero con diversi Sali e scendi delle doline mostruose…ma c’è un lago sotto tutti questi metri???

Finalmente arrivo al conoide e mi spaventa meno…tanto che lo risalgo per il primo terzo in split.
Ora è più ripido e duro. Carico tutto come un mulo e inizio a risalire con i ramponi.
Nel mentre valuto dove la neve è rimasta più decente da sciare. C’è tutto il lato di destra salendo che ha neve compressa, mentre al centro e a sinistra dei grumi di una vecchia valanga.
A due terzi del canale la pendenza aumenta ancora. Niente di sconvolgente, saremo sui 40° ma ho preferito tirare fuori la picca… un bel sostegno psicologico.
Continuo a salire a zig zag. La progressione è lenta e il fardello sulle spalle si fa sentire. Gli ultimi 100 metri sono su crosta non portante e neve polistirolo. Praticamente gattono per fare un po’ di portanza ma non ce la faccio più. Vedo il colle a poche decine di metri ma sembra non arrivare mai.
Inizio a darmi mini obbiettivi: conto 20 passi e mi fermo…via via fino in cima, finalmente.
Qui un vento fortissimo rischia di strapparmi le pelli direttamente via dalla soletta.
Cambio veloce e via in discesa. Picca in mano. Trovo neve dura, un po’ di moquette ma si scende bene. Certo non è powder e il bello è stato salire. Dopo un po’ vedo che raccordando le chiazze compresse c’è un discreto margine di sicurezza, quindi metto via la picca, che mi rompe nelle curve e basta, e inizio a scendere divertendomi.
Supero la strettoia e mi lancio sul conoide. Qui bella polvere compressa. Peccato che le gambe siano cotte. Mi giro e la mia firma è lì stampata, per quanto flebile, sulla neve.

Ripello 100 metri per riprendere la traccia di discesa quando incrocio il gruppo di svizzeri. La guida mi chiede del canale…aha ah ve l’ho scippato io!!!
Il resto della discesa sarebbe anche bello, con ottimo remollo e pendenze…ma le gambe ormai non ne avevano più e cadevo ogni due curve.
A Riale i bei muri di neve per raggiungere il parcheggio promettono bene. 

Speriamo di toglierci un po’ di questi sassolini allora.

Video: 

domenica 2 marzo 2014

Cima della Bedoletta – Sa1

Finalmente gita di 2 giorni e un bel progettino: Poncione di Braga dormendo in capanna autogestita. Non male…peccato che sto malissimo causa raffreddore devastante…inoltre ho fatto 2 giorni a Parigi sotto l’acqua e al freddo, atterrato di notte il venerdì ho avuto giusto il tempo di salutare a casa e fare lo zaino. Insomma non il massimo.
Sabato mattina diluvia dopo che ha piovuto tutta notte. Ma non doveva essere una “robetta” passeggera?
Partiamo verso il confine quando due classi vengono rimbalzate dal Sempione, chiuso per pericolo valanghe. Non finiamo gli sfottò che SLF indica pericolo 4 proprio in Val Maggia…peraltro siamo stoppati anche noi da una valanga sulla strada.
Fermi in dogana propongo San Bernardino, strutture ricettive e possibilità di fare un paio di gite senza perdere troppo tempo. Ma, mi, mo…passano 2 ore a discutere…”Deciso: si và a San Bernardino!” Cazzo bastavano 5 minuti!!!
Scherzi a parte, siamo riusciti a trovare una capanna autogestita libera. Anche se in paese non è male.
Apriamo la capanna e ci organizziamo alla meglio (pane fresco, cartine della zona, turni per il cibo). Riusciamo a fare anche un po’ di dislivello sotto la neve e tanto di profilo stratrigrafico. 

Mi sento uno straccio e fare 400 metri è stato come salire il K2.
Nottata allegra e schizzo di rotta. Domani Chilchalphorn (classicona). Peccato che il giorno dopo ci svegliamo ed ancora nevica. Sembra aprire ma, come al solito, Hinterein è avvolta nella nebbia. Inoltre il forte vento sicuramente avrà crostato la neve.
Cambio di programma, scendiamo appena verso sud dove è già bello. Decisione giusta o sbagliata che sia (ci sono state un po’ di polemiche in merito) tiriamo su armi e bagagli e ci muoviamo verso la nuova meta: Cima della Bedoletta.
Inutile dire che siamo partiti tardissimo. Inutile dire che abbiamo cannato strada due se non tre volte. Inutile dire che il forte vento a crostato tutta la bella neve che c’era qui anche nel bosco.
A circa metà gita sono molto attardato per accompagnare un’alunna che non ce la fa più (seri problemi agli scarponi). Quel ritmo lento e i due errori di traccia mi hanno segato un po’ le gambe ma, nonostante tutto, oggi mi sento in forma. Sono l’ultimo quando A. esplode. Lei resta in baita a prendere il sole…io parto a recuperare il gruppo di testa. Parto a razzo. Salgo a 200 sudando e sbanfando come un bufalo. Passo tutti in volata e a 300 metri dalla vetta mi ricongiungo con i miei ragazzi. Franco e gli altri skier molto più avanti.

A questo punto sono io ad esplodere: post influenza, ritmo prima lento poi folle…insomma sono fuorigiri ed ora ne pago le conseguenze. Do fondo alla scorta di gellini (anzi, Cri grazie, mi hai salvato).
Pala finale. Mi porto su Paola, Federico e Luca. 

Arriva l’ordine di tornare giù (sono le 14,00) ma mancano solo 50 metri e non esiste che non arrivi almeno al colletto con gli altri.
Metto il turbo e arrivo giusto mentre Franco inizia a scendere. Solito cambio di setup un po’ lunghetto e sono pronto alla discesa. Apro io…mi porto a sinistra del trifolo…solo crosta, ma almeno untracked!!!
Io, Manuel e Ale continuiamo la discesa con i ragazzi. Purtroppo è crosta ovunque e la salita di ben 1500 metri tra errori vari ha tagliato le gambe a molti.
Nel bosco qualche bella curva prima di un traverso infernale davvero no per lo snowboard. A vedere la cartina si poteva tentare il lato a destra della forra (se non addirittura dentro la forra…ma senza allievi magari).
Insomma in qualche modo scendiamo fino a raggiungere Franco e gli altri per una bella prova artva. Ma no dai, è tardissimo e fa un freddo porco!!!
Insomma prova doppia e congelamento garantito: ergo ripiombo nel baratro della tosse e raffreddore che non mi mollerà per tutta la settimana seguente.

Finiamo quasi in notturna…stanchi e un po’ abbacchiati per la neve cartone…ma almeno sotto il sole.

Video: