lunedì 4 aprile 2011

Cima delle Lose da Argentera – Sa1

Ultima gita Sa1. Destinazione Sambuco (CN) zona Alpi Marittime. Insomma a casa di dio.
Partenza sabato mattina, ritrovo verso le 13.30 all’Osteria della Pace. Già mi girano. Sprecare una giornata. Fare una gita di soli 1100 mt con vetta a 2800. Guidare per quasi 300 km quando a un tiro di schioppo in Ossola o in Svizzera ci sono mille gite che m’attirano di più lo trovo “insensato”. Aticipo subito che è stata una gita bellissima e una due giorni indimenticabile fatta di grasse risate, utili esercitazioni (oddio la barella chi la farà mai…ma è stato esilarante mollare l’Elisa a tutta legata sulle tavole giù dalla pista), mitiche mangiate, paesaggi lunari e neve strepitosa!!!
Sabato dopo un primo round all’osteria saliamo con la seggiovia ad Argentera per fare la prova arva di gruppo. Ore 15.00, caldo pazzesco. Salgo in pantaloncini. Peccato che un vento teso e freddo m’ha fatto subito cambiare idea: fuori i pantavento!!! Chissà gli skiers cosa avranno pensato (il solito snowboarder)…
Dopo aver ravanato in 20 lungo un pendio con 7 arva sotto (sempre di più mi rendo conto che in caso reale nulla è banale e quanto sia incasinato scavare nella neve compatta e profonda); ci lanciamo lungo la pista chiusa e, quindi, solo per noi!!! I gattisti già iniziavano a tirare la poca neve, come resistere dal tirarci due curve dentro (vero Aldone???).
Appena prima del parcheggio prova barella e via verso la locanda. Espletate l’esercitazioni domani sarà solo gita e divertimento.
La serata passa alla svelta mangiando alla grande (l’osteria era pure recensita sullo slow food…insomma ci si tratta bene) e sbevazzando…tanto che allo schizzo di rotta devo lottare contro il sonno!!! Temo che mi chiameranno “Morfeo 2”….
La notte passa in un attimo ed è già ora di alzarsi. Fuori e buio pesto. Le stelle brillano in un cielo terso (non proprio lo stesso cielo di Milano). Bisogna partire per tempo e concludere entro le 11.30 perché fa molto caldo. Inizia ad albeggiare.

Il primo pezzo della salita è in un bel bosco rado, ripido e fatto a terrazze. In basso la neve è ancora umida e le pelli tengono molto bene. Però dopo 200 metri la neve è un po’ più duretta e preferisco montare i rampant. Li stacco dallo zaino e me ne scappa uno (errore da principiante) giù per iol bosco. Parte a razzo….per fortuna anche il Cero scatta come un felino bloccando la corsa della lama (in effetti ti dovevo una birra…).
Si prosegue. Questo bosco sembra non finire mai. Inoltre i continui stop per trovare la posizione con la bussola mi sfiancano. Fatico a trovare il ritmo. Mi sento fiacco. Forse ho bevuto troppo ieri sera.

Dopo due orette finalmente sbuchiamo fuori. Davanti a noi si para una parete nevosa pazzesca. La punta sulla destra la nostra meta. Qualche sci alpinista ci precede salendo dritto per dritto.

Ripartiamo di buon passo. Con la scusa della split mi stacco dalla traccia dei ragazzi e tiro su. Ora giro meglio, più regolare. Salendo mi rendo conto che tirar dritto con l’alzatacco non è così faticoso, anzi. Almeno fino alla parte più ripida. Qui abbasso il rialzo e proseguo a zigzag. I ragazzi seguono tutti a buon ritmo. Praticamente la seconda metà della gita ce la siamo bevuta in metà tempo rispetto alla prima.

La neve pare proprio bella. Dalla cima la vista spazia su montagne sconosciute. Solo il Monviso in lontananza si riesce a riconoscere. Ancora un pezzettino di cresta per la cima vera e propria ma a metà dobbiamo fare dietrofront: neve dura, servono i ramponi.

Si scende. Finalmente non ho la corda. Parto per primo dietro Gianfranco. Lui si tiene a sinistra passando su alcune roccette e vecchie tracce. Partiamo uno alla volta. Ma io apro. Preferisco portarmi tutto a destra. Qui la neve è un filo più crostosa ma non c’è passato nessuno.

A me và strabene così anche perché tiene bene e si possono fare belle curve a tutta. Prima un po’ più controllate poi, verso il fondo, mollo tutto per proiettarmi a mille sul piano. Spettacolo. La mia firma tutta solitaria.

Gli altri passato più vicini al dosso. Trovano la neve migliore. Li vedo godere. Purtroppo riesco a fare solo un video poi la batteria della fotocamera cede.

Secondo tratto verso il bosco per dossi e vallette. La neve è “fiorita”. Stupenda e sciabilissima. Dentro la valletta ne approfitto per una curva in stile half-pipe. Il gruppo e ben rodato e “disciplinato”, quindi si scende in libertà. Dentro il bosco no comment. Sciare tra gli abeti radi su pendio ripido è uno sballo. Dribblare i tronchi, saltare su ogni dosso…le scie che s’intrecciano…spettacolo. Ultimi metri. Giro un curvone su massima pendenza staccando tutto (la neve era marcissima) e mi fiondo a 200 verso il ponticello e parcheggio. Che goduria.
Si torna in zona Osteria per impadronirci dei tavoloni esterni dove abbiamo banchettato a formaggio, salame e birra in perfetto Righini style (e pensare alla prima gita dove ci siamo presentati a mani vuote). Ultime chiacchiere e bilancio del corso. Ultima gita. Restano solo gli esami. C’è un po’ di malinconia mischiata all’adrenalina della giornata. Tutti siamo cresciuti molto. Siamo più consapevoli. Ma non ancora pronti, indipendenti. Forse non resta che buttarsi, con testa, prudenza e pazienza. Crescendo per gradi. Facendo esperienza. Sa1 is too short, ma le gite non sono finite…

N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

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