Siamo arrivati alla fine del corso, ma la voglia di stare assieme e andare in montagna è troppo forte per riporre le armi. Per fortuna riusciamo ad organizzare una gita extra, anche se molti (istruttori e corsisti) purtroppo non riusciranno a partecipare…
Inizialmente dovevamo andare allo Scalino ma il meteo è cambiato all’ultimo e la gita è saltata. Chi ne trova una di ripiego? Mi ci metto io con la consulenza di Manuel… in alternativa c’è il sicuro Breithorn dal Sempione…ma volevamo trovare qualcosa di meno frequentato. Guardo bollettini e previsioni. Andermatt 20 cm di neve. Tra le varie gite trovo il Lucendro da Realp. A tutti sembra una buona meta. Perfetto. Alcuni ragazzi partono già venerdì pomeriggio per dormire a Realp ed evitare la levataccia. Sembra tutto perfetto ma…ci sarà neve a Realp (1500 mt)??? Sembrerà una cavolata ma ho dato per scontato che ad Andermatt la neve certamente non manchi…però quando mi collego alla webcam vedo i prati in fiore!!!!
Ma come? C’erano più di 3 metri di neve solo a novembre!!! Storicamente è uno dei posti più nevosi sulle alpi!!! Ma come ho potuto essere così superficiale!!! Inizia una paranoia pazzesca. Manuel trova un report del Lucendro. E'di giovedì ma in tedesco. Non si capisce il limite della neve. Sembrerebbe che la lunga stradina che da Realp sale alla Rotondhutte sia da fare sci in spalla. NOOOOO…DISASTRO!!!! Sento la responsabilità della disfatta. Mi sento d’aver compromesso l’ultima gita…quella che doveva essere un premio potrebbe essere una ravanata pazzesca. E pensare che il Sempione sarebbe stata una sicurezza…ma no, Gianfranco fidati, Andermatt la conosco bene…
Passo tutta la serata a cercare alternative. Passo del Furka. Valle di Goschen. Oberalppass. Trenino. Mongolfiera…nulla. O i passi sono chiusi, o i pendii troppo ripidi…non ci sono alternative con partenza più alta. L’errore mi tormenta facendomi dormire si e no un paio d’ore. La sveglia è una liberazione, si parte. Ormai è tardi per cambiare meta.
Verso le 6.00 c’incontriamo con gli altri in una deserta e spettrale Realp. Fa un freddo (-5) quasi invernale, però il panorama è desolante. Poca neve e in alto. Sono mortificato. Per fortuna i ragazzi sono molto più easy di me…ma si dai…facciamo un giretto. Grazie, mi sento un po’ più rincuorato.
All’improvviso compare uno svizzero a spasso con il cane. Un fantasma. O un angelo…ci chiede quale gita vorremmo fare. Ah il Lucendro…zi zi bella gita…potete zalire con la macchina sulla strtina verzo Rotondhutte.
Questa informazione segnerà la svolta. Risaliamo la stradina asfaltata con la macchina sfanalando pure ad un paio di skialper che se la stavano facendo a piedi. In questo modo ci mangiamo comodamente i primi 300 metri di prati ma, soprattutto, quasi 3 km di sviluppo su asfalto. Che regalo!!! Parcheggiamo al limite della neve e si sale già con le pelli. La neve è dura. Perfettamente rigelata fin negli strati più profondi. Si sale bene. Le temperature precipitate ci consentono di salire con più tranquillità.
Arriviamo sul pianone che porta alla Rotondhutte.
Il Lucendro compare sulla sinistra. Siamo da soli. Il cielo terso. Non c’è vento. Tutto è perfetto. Se penso alla fila indiana che ci sarà al Sempione dico che abbiamo scelto lo spot giusto. Ma c'è stata una buona dose di fortuna.
Arriviamo vicini al rifugio. Qui dobbiamo svoltare decisamente a sinistra per i ripidi pendii che salgono verso la cima. Purtroppo siamo stati un filo alti ed ora ci tocca scendere.
Ho giusto montato i coltelli (perché come al solito ho preteso troppo dalle pelli e dalla mia scarsa confidenza e sono scivolato) che mi permettono d’improvvisare una discesa più o meno controllata a telemark, senza farmi tribolare troppo.
Inizia la salita vera. Tiriamo su dritti, complice la neve dura. Forse osiamo troppo e dopo la prima rampa ne usciamo un po’ spompi. Arriviamo in vista del ripido canale.
Sulla destra alcune tracce di discesa (un po’ azzardate dice Gianfranco) iniziamo a gasarmi.
Saliamo. La neve non è rigelata ma compattata dal vento. Stessa situazione del Tresero: ripido e non sufficientemente duro per i coltelli. Insomma un calvario per la split (ad oggi l’unica situazione dove soffro rispetto alle ciaspole). Salgo. Per fortuna la neve tiene già di più e l’esperienza accumulata m’aiuta non poco. Arrivo al colletto in pieno sole. Ora fa caldo. Ci spogliamo e ci ricompattiamo. Restano gli ultimi 150 metri sull’altro versante. Alcune tracce scendono sul San Gottardo. La neve sembra spettacolare da questo lato.
In effetti è morbida e solo ora sembra che inizi a trasformare sotto l’effetto del sole. Arriviamo ad una piccola selletta. Di qui in cima solo con i ramponi. Saliamo solo io, Gianfranco, Piffa e Vesco. Onestamente è la prima volta che mi cimento con i ramponi con scarpone da snow su una cresta abbastanza affilata (oddio, nemmeno troppo affilata) e devo dire che l’esperienza non è affatto banale.
Arriviamo in vetta. Il panorama è spettacolare. Foto di rito. Vorrei restare un po’ a contemplare il panorama ma è meglio iniziare a scendere.
Ritornati alla sella si riparte. Dovremo riguadagnare il colletto senza perdere troppa quota, pena dover risalire. I primi restano in traccia. Parto io. Traverso in back. Per paura di perdere troppa quota rinuncio a 4 belle curve e tiro dritto cercando di stare alto. Tiro un bel traversone su neve dura che mi permette di rimanere 5 metri più alto degl’altri. Peccato che Gianfranco mi ferma rimproverandomi: hai fatto esattamente quello che non si deve fare!!!! Incasso male la giusta critica e resterò mogio per tutta la discesa. Seconda leggerezza di giornata ed anche stavolta la fortuna c’ha messo una pezza (ovvero la parete è rimasta su e non è sceso nulla).
Arrviamo al canale. Scendo sul trito. A sinistra sono rimasti 20 cm di neve polverosa ma non ho voglia di sfidare la sorte. Accenno giusto due curve ma me ne sto ben bene sul macinato. Da qui in poi i pendii si aprono, non ci sono più grossi rischi e la neve ci sta regalando un firn superlativo.
Si aprono le danze tutti insieme. Tra dossi e vallette ci godiamo gli uni delle curve degl’altri…
Troviamo un haf pipe naturale. Scendiamo godendoci le curve sulle pareti laterali- Ci fermiamo tutti in fondo. Carlo chiude. Qui il Magister ci ha regalato emozioni, con delle curve in contropendenza fatte a 1000 all’ora. Siamo tutti in estasi. Grande Carlo.
Giungiamo sul piattone dove ci tocca camminare un po’, ma la neve è portante. Inoltre la leggera inclinazione ci permette di scivolare senza troppa fatica. Che neve.
Ultime curve, ultimi salti, ultimi giochi…siamo al ravanage finale ma la macchina è lì. Comodi comodi ci ritroviamo sui prati. Dalle baite escono persone con forconi e falci a preparare i prossimi pascoli. Il sole caldo ma mai opprimente ci culla.
Vorremmo restare qui a crogiolarci ma la super grigliatona da Giorgio chiama. Lì si riunirà tutto il gruppo per la festa finale.
Oggi (lunedì) Cristina scrive “mi mancherete”…ma non sono d’accordo. Nuovi e profondi legami si sono creati in un bel gruppo affiatato che ama la montagna. Qualcuno si troverà ad arrampicare. Qualcuno continuerà con lo scialpinismo finchè si potrà. Magari ci troveremo su qualche mulattiera o con le MTB o a piedi. Magari ci troveremo al lago a fate kite, a nuotare o grigliare…sicuramente ci terremo in contatto aspettando che la neve torni, che faccia freddo e che si possa ricominciare, con la consapevolezza che si riparte da un gradino più alto. Grazie a tutti…
...sarà fantastico.
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSATIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
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