Primo w-end di “lavori” all’interno dell’organico
Righini…sabato corso di aggiornamento sulle tecniche di ricerca e scavo in
valanga, domenica giornata di selezione degli aspiranti allievi
SA1…bellissimo…ma proprio per il w-end più nevoso e fico di tutto la stagione
(se non degli ultimi 3 anni)!!!!!
Purtroppo fare l’osservatore vuol dire anche questo. A
malincuore partiamo sabato in direzione Valpeline (Val D’Aosta). Gli umori in
macchina sono pessimi. Già c’immaginiamo i report e le super condizioni da est
a ovest e noi costretti a scavar buche per tutto il giorno.
Arriviamo a Prenoud. Siamo all’ombra e fa un freddo polare.
La neve è durissima e poca (praticamente prati fino a poche curve prima). In
fondo verso il colle del Gran San Bernardo vediamo cime innevate e
assolate…perché non andare là??? No, meglio risalire in questa gelida valle in
cerca di un punto dove scavare.
Giacché domani si andrà in pista, ho riesumato scarponi
soft, Ride Yukon 164 camber classico e ciaspole. Nel prepararci siamo dubbiosi
se portare la tavola o meno…alla fine, anche se il dislivello sarà di pochi
metri, perché non portarsela???
Risaliamo le piste fino al bosco rado. Qui ci accoglie una neve bellina
a ricordarmi che potrei essere altrove a tracciar curve. Per fortuna la
compagnia è bella e, tra quattro chiacchiere e molte risate, risaliamo
velocemente. Finalmente troviamo una rada con 40 cm di polvere intonsa. Posto
perfetto per un campo arva. Bisogna battere il campo. Mentre sprofondo con le
ciaspe su e giù schiacciando ogni cm quadrato di tanto ben di dio…penso che
questo sarà il mio inferno: avere a disposizione tanta neve fresca ed essere
costretto a calpestarla!!!
Facciamo due gruppi: uno si occuperà di estrarre il
manichino da sotto un paio di metri di neve imparando le tecniche di scavo,
l’altro farà ricerca multipla di 3 Arva di cui uno analogico. Parto con la
ricerca. Siamo in due e ci dividiamo il campo. In pochi secondi agganciamo i
segnali dei due arva digitali e li marchiamo per escluderli (dopo averli
trovati anche con la sonda). Il 3° arva analogico ci da non pochi problemi. I
segnali si sovrappongono e il Mammut inizia a sfasare. Dopo un po’ che giro in
tondo passo a modalità analogica e inizio a fare una microgreca. Raggiunto uno
strano minimo (mi segnalava comunque una decina di metri) ho deciso di sondare.
Dopo poco ho sentito la tavoletta e trovato l’Arva. Tempo: 23’. Sarà che
quell’Arva risulterà starato, ma la compatibilità tra analogici e digitali non
sembra delle migliori. Inoltre piccola riflessione a freddo: in un caso reale
con 5 persone in gita di cui 3 sotto e due a cercare cosa è meglio fare? Già so
che 1 su 3 è spacciato. Dei 2 rimasti è meglio concentrarsi su una sola
persona o dividere le forze rischiando
di arrivare tardi su entrambi? Certo non è facile rispondere, dipende da mille
fattori, ma la consapevolezza di perdere una persona, non sapere se riuscirai a
salvare le altre, la tensione per il momento…dev’essere drammatico. Già solo in
esercitazione mi sento sgomento.
Passiamo allo scavo. La nuova tecnica è quella di formare
una V a distanza di una pala o due uno dall’altro e scavare dal fianco per
arrivare sul travolto e creare contemporaneamente una piazzola per il soccorso.
Arriviamo sul tronco del manichino e bisogna capire com’è
orientato. Dov’è la testa? Com’è girato? Prima cosa bisogna liberare le vie
aeree. Scaviamo un tunnel con le mani e una persona si sdraia per mantenere una
mano sul viso, magari due dita in bocca, per liberare e proteggere dalla neve.
Il travolto è girato a faccia in giù come la maggior parte dei casi. La neve
inconsistente continua a tracimare dentro la buca rendendo molto faticoso e
frustrante l’operazione di soccorso. Bisogna
infilare delle giacche o un telo termico sotto il corpo per isolarlo dalla
neve.
Mi “dimentico” che si tratti di un manichino e inizio a
turbarmi. Non è affatto facile come si pensi. Per cercare di scavare lo stiamo
schiacciando, calpestando, ostacolandoci a vicenda…insomma un bel casino.
Dopo 3 ore al freddo (mai un raggio di sole) siamo
completamente congelati. La lezione è stata veramente utile e interessante…ma
adesso è ora di muoversi perché non sento più mani e piedi.
Partiamo in direzione…boh…onestamente ero così svogliato che
non so nemmeno dove mi trovo!!! Incrociamo alcuni in discesa che ci riportano
di buone condizioni. Tentiamo la gita nonostante sia tardi. Mi ricarico al volo
e parto avanti come un treno. Guido, Franco e Astrid carichi come me tirano per
benino. Dopo un po’ la traccia si fa un po’ più sfondosa e inizio a sentire la
fatica di procedere con le ciaspole e tavola in spalla. Arriviamo alle baite.
Guido, Federico e Gianni devono rientrare. I ragazzi con lo snow sono un filo
stanchi. Gli stambecchi con gli sci decidono di risalire…non posso astenermi
dal seguirli. Risaliamo il ripido canale. La neve è sempre meno portante e sto
accusando la fatica. Se avessi la mia cara split…quanto la sto rimpiangendo!!!
Usciamo in vista del Col Flassin. Ormai faccio una diagonale e mi fermo per
rifiatare. Solo la vista della meta m’infonde un po’ di forze ma sono quasi
stremato. Mancano 50 metri. Mi fermo per prendere un gellino e coprirmi un
filo. I ragazzi pensano che abbia ceduto e iniziano a esortarmi: dai, ci sei,
manca poco…arrivo!!!!
Finalmente in cima. Mi sono sparato 1400 mt di dislivello con
le ciaspole e una tavola pesantissima, dopo aver scavato per tutta la mattina e
aver preso un freddo boia. Ma sono felice d’esser arrivato fin qui. Sono le
16.10. La luce inizia a calare tra le velature del cielo. La vista sul Monte
Bianco è spettacolare.
Franco vorrebbe valicare la punta e scendere dal fianco
intonso…ma è tardi. Per fortuna troviamo una linea parallela alla salita
completamente vergine. Inizialmente la neve è compressa dal vento, ma appena
sotto è stupenda.
Scendiamo veloci e gioiosi sfruttando il riverbero della
neve. Puntiamo al boschetto. Qui la neve è ancora migliore. Ci dividiamo. Ormai
è una discesa in libertà alla ricerca della linea migliore. Arriviamo al
parcheggio tardi (ormai è una consuetudine) ma appagati.
La sera bella cena in compagnia del gruppo. Tante belle
risate e quello spirito di chi ha piacere a stare insieme.
Il giorno dopo bellissima giornata a Courmayeur.
Sono nel gruppo di Carlo. Gruppo molto forte. Ci siamo
divertiti inizialmente in pista e poi per fantastici boschetti.
W-end da incorniciare. Certo in giro c’erano condizioni
super…ma a volte basta stare con le persone giuste per godere appieno di un
ambiente spettacolare.
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSARIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
2 commenti:
:DD
grande trimbax: il compagno ideale di gita.
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