Dopo l’abbuffata d’impianti a Courmayeur ho deciso di
cogliere l’occasione e cambiare tavola. Grazie a Pietro posso sfoggiare una
bellissima Jones Flagship 168W. Dal vivo si presenta proprio bene. La
dimensione è importante ma, in realtà, è solo 4 cm più lunga della mia Yukon. Ce
l’hanno tutti e tutti si divertono troppo, non ho saputo resistere. In sostanza
è la tavola ufficiale della Righini…
Condizioni difficili questo w-end. E’ previsto un vento
impetuoso. Inoltre ha nevicato bene (Vallese, Devero e Formazza circa 40 cm).
Insomma condizioni non proprio ideali per fare una gita. Poi ho troppa scimmia
di provare questo tavolone… Rapido giro di consultazioni e troviamo la quadra:
si và a R….otella!!!
Stefano è subito della partita…Cristina, Giorgio, Luca e
Veschino inizialmente tentennano…loro sono uomini da gita…ma dopo pochi e
blandi convincimenti si aggiungono alla partita.
Un amico è stato su ieri cogliendo l’attimo. Hanno tritato
bene ai lati dell’ancora e il solito boschetto laterale. Arriviamo al
parcheggio molto presto. La neve c’è. Sul passo anche i segni del vento. Qui,
incredibilmente, nulla. Eppure che l’esposizione nord non dovrebbe aiutare. In
realtà sembra che soffi alto. Le cime fumano ma dentro al bosco non ci sono ne
sastrugi ne rametti spezzati. Ottimo!!!
Il posto è piccolo….forse varrebbe la pena scendere verso
Betmeralp che lentamente si sta aprendo al sole. Ma no, restiamo qui…ed è
andata benissimo!!!
Prima discesa a sinistra: partiamo in alto e troviamo subito
70 cm di fresca. E’ quasi difficile far partire la tavola. Meno male che i
pendii sono ripidi perché oltre alla neve, la soletta nuova di pacca mi sembra
un po’ lenta…mannaggia a me che non ho sciolinato. Ci sono ampi spazi da
tracciare…mi faccio prendere la mano e arrivo a fuoco sul primo cambio di
pendenza…tiro un salto da paura…atterro leggermente avanzato…già mi aspetto il
cappottone…ma il nose della Jones resiste quel decimo di secondo che mi
permette di riprendere l’assetto…che figata di tavola!!!
I ragazzi sono euforici, non credono ai loro occhi. Stefano
scalpita…ma preferisco tirare il freno a mano e tenere il gruppo unito.
Dopo una seconda discesa a destra ancora migliore, ecco la
botta di cu…lo. Aprono la seconda ancora. Tutto vergine e inesplorato!!! Apriamo
traccia sul dosso leggermente esposto a destra ma immacolato…
…e ci buttiamo a capofitto in una valletta stretta tipo half
pipe davvero spettacolare. Pago pegno per essermi fermato a fotografare e rimango
indietro…ci sono giornate dove non ci si può fermare…
In realtà quello che mi piace di questo posto è che ci sono
mille varianti (ne ho scoperte altrettante) e c’è, quasi, tutto il tempo di
gustarsi ogni linea. Questo è il freeride che mi piace. Scendere senza ansia,
godendomi ogni curva, ogni salto, ogni passaggio insieme ad un bel gruppo.
Rientriamo da una stradina. C’è tutto un dosso da esplorare.
Ci buttiamo dentro al bosco vergine. Questo è il paradiso!!!
Pendenza ideale e tronchi tagliati che permettono ogni genere
di salto in un orgasmo di powder.
Purtroppo ci facciamo prendere la mano…anzi…i ragazzi si
fanno prendere e tirano dritto verso la strada. Noi rientriamo veloci verso gl’impianti
dove troviamo Ale e altri due skiers. Facciamo un paio di run con loro. Ci
portano in un bosco ancora più bello che termina sulla strada a 5’ a piedi.
Bisogna solo stare attenti quando si cinghiala in mezzo alle fronde secche…non
tutte cedono al passaggio… il pantalone di uno skier viene completamente
sventrato dal ginocchio alla cintura…per fortuna la sua “virilità” è salva (e
per fortuna con il nastro telato gli faccio un rattoppo).
Risaliamo. Lascio Stefano con i ragazzi mentre cerco di
ricompattarmi con il gruppo. Loro sono giù che mi aspettano. Mi butto a tutta in
mezzo e trovo una bellissima linea. Però sono da solo quindi non esagero e mi
ributto in pista per raggiungerli il prima possibile. Ovviamente li porto nel
boschetto della felicità!!!
La giornata si apre e vediamo alcune tracce che salgono i
pendii soprastanti. Niente vento pure là. Bellissima neve ma siamo stanchi e di
mettere le ciaspole non ne ho proprio voglia.
Loro si fermano…io e Stefano ci concediamo un paio di
discese nei boschetti ripidi di sinistra. Qui è bello tritato, soprattutto la
parte bassa. Seconda discesa: troviamo un bello spazio. Guardo il gps e vedo
che di qui non ero mai passato. Tentiamo. Ci sono poche tracce e dopo un po’
capisco il perché: c’è un salto di roccia. Freno a tutta rischiando di cadere e
perdere il controllo (in realtà mi sono sdraiato e fermato al pelo…1° jolly
della giornata). Fermo anche Stefano per evitare che s’infogni come me. Da dove
sono io ci saranno 4 o 5 metri. Saltare la vedo grigia. Però ci sono come dei
gradoni che scendono. Con il passo del granchio scendo finchè non rimango
bloccato su un pinnacolo a 2 metri d’altezza. Game over. Per fortuna c’è una
bella radice solida a cui aggrapparmi. Sgancio la tavola per disarrampicare. Ma come
fare? La lancio capovolta nella neve fresca…peccato che urti con lo spoiler una
roccia, si giri perfettamente in linea
con la massima pendenza e parta giù come una fucilata!!! Resto sbigottito
mentre la vedo scomparire dopo le prime fronde. Con l’orecchio, teso verso
valle, sento dei rumori raccapriccianti di legna fracassata. Già m’immagino la
tavola divelta lungo un tronco. Scendo giù dalla paretina e mi metto seduto con
le gambe aperte verso valle. Scivolo seguendo una linea dritta sperando di
ritrovarla. Dopo una ventina di metri mi rendo conto che l’ho persa. Troppo
vario il terreno, potrebbe essere ovunque. Inoltre sto rimestando tanta neve
con il rischio di ricoprirla. Piano piano prendo consapevolezza di averla persa
per sempre. Proprio in quel momento la pendenza aumenta ed inizio a scivolare. Per
non perdere il controllo mi attacco a un pino e inizio a ragionare sul da
farsi. Inizio a pensare che in basso ci sarà un canale di neve dura…e come ci
scendo da lì con solo gli scarponi soft??? Di Stefano neanche l’ombra. Sono
solo. Mentre lo sconforto m’assale noto a destra del tronco una scia di pochi
mm. Sicuramente è la tavola “scossa”. Uso le fronde per scendere ancora un po’.
Arrivo in vista del canale. A destra un gruppo di alberi prima di un risalto.
Alla base una cunetta di neve. Sopra la tavola, appoggiata come in esposizione.
L’ho ritrovata!!! (2° jolly della giornata).
La raggiungo. Sono commosso. Sono salvo. Temo di non essermela cavata
tanto alla leggera…inizio a ispezionarla in cerca di una crepa, un solco, un
buco…sicuramente sarà distrutta…invece no…non ha un graffio!!! (3° jolly…meglio
tornare a casa).
Rientro alla partenza dell’ancora convinto di trovare
Stefano in ansia…ma lui non c’è. Lo chiamo ma nulla. Inizio a preoccuparmi. Per
fortuna lo vedo rientrare. Anche lui si è impestato bene per passare la balza.
Siamo due cazzoni.
Risaliamo per recuperare gli altri. La giornata volge quasi
al termine e già abbiamo esagerato. Giusto per non rimanere con l’amaro in
bocca risaliamo sul dosso per prenderlo dritto dalla cima e seguirlo dentro il
bosco fin verso la strada.
Questa linea è forse la più bella con una sequenza di salti
su tronchi tagliati entusiasmante.
Ultime curve. Gambe lese. Luca sbaglia a frenare e s’incunea
tra le gambe di Stefano. Per un pelo non gli sfascia il ginocchio.
Vabbè…jolly anche per lui…ne era giusto rimasto uno nel
mazzo!!!
N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSARIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.
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