domenica 17 febbraio 2013

1200mt x 40° = superdiscesa!!!!

La grande abbuffata infrasettimanale non è passata indenne…mercoledì mi sono trascinato al lavoro con un raffreddore fulminante…giovedì sono capitolato con 38° di febbre…venerdì l’ho passato a letto…sabato mi sentivo parzialmente ripreso ma non è che fossi proprio un fiore. Insomma i miei grandi progetti sono sfumati…però domenica…terapia d’urto: o miglioro di brutto, o peggioro definitivamente.
Mi aggancio a un gruppetto di miei amici che hanno deciso per la Val Bedretto. Arriviamo ad Airolo e il meteo non è dei migliori. Le previsioni hanno cannato in pieno. C’è della nuvolaglia che spinge da sud. Con questa condizione sarebbe meglio imboccare il tunnel e puntare a Nord dove, per altro, ha fatto anche un po’ di fresca. Però improvvisare non è semplice…decidiamo di rimanere sui nostri passi.
Grande affollamento all’Acqua. Molti sulle gite classiche. Partiamo di gran carriera su buona pista in direzione Piansecco. La neve è scaldata, rigelata, crostosa ma non portante. Insomma una schifezza. Inoltre è pesantemente tracciata. Saliamo arrancando un po’ sul dosso sotto la capanna. Un paio di splitter sono in difficoltà. Io, forte del TLT5, passo più agilmente evitando di montare i rampant. Matteo, che sta testando dei coltelli self made tenuti in sede da una barra filettata e due bulloni, si aggancia alla mia coda…e non mi mollerà più. Ma si…vengo con voi fino alla capanna.
Passiamo i primi 600 mt in 1 ora e 20’. Il ritmo è alto ma io mi sento fiacco. Non vorrei aver sottovalutato la convalescenza. Puntiamo al Gerenpass. Simone e Ambro vanno molto forte. Loro puntano il Chubodenhorn. Io sono più perplesso. Quella dorsale prende molto vento e temo di trovarla spelata. Il Poncione fa una conca esposta a nord, secondo me più riparata. Arriviamo in 4 al passo. Giorgio e Vesco si sono un filo attardati. Mi copro ma sono molto sudato (ho espulso tutti i batteri) e mi raffreddo subito. Non ho le forze per fare il Chuboden scendere e risalire al canale. Inoltre verso il Maniò ci sono 20 cm di polverella intonsa.

Discutiamo un po’. Non mi piace dividere il gruppo e nemmeno fare il bastian contrario però non ho voglia di mollare il Maniò e la discesa del canale per un sasso spelacchiato. Gli skier vanno al Chuboden, io e Matteo al Maniò. Giorgio e Vesco vorrebbero riconciliare tutti (nel frattempo mi stavo così raffreddando che ho perso un po’ a pazienza) salendo il Chuboden per scendere dalla via di salita…meno male che si sono convinti a seguirmi. Anche Giorgio era in convalescenza ed entrambi eravamo al limite.
Ci separiamo. Arrivo nei pressi del canale: vergine!!! Testo la neve all’interno: perfetta. Ritorno sulla via di salita…inizio a gasarmi. Mancano pochi metri al Poncione ma una nuvola sale proprio dal canale appoggiandosi al pendio. Non vedo nemmeno le punte della split. Altro che canale, già mi vedo a fare una discesa strumentale con il gps.
A pochi metri dal deposito sci ritorna un minimo di visibilità. Siamo stanchi e di fare la cresta (affilata, lunga ed esposta) non ne abbiamo voglia. Ci raggiunge uno sciatore solo soletto (Christian) chiedendoci se volevamo scendere dal canale. Certo che si. Matteo, che doveva prima venire con noi solo fino alla capanna, poi fino al passo, poi fino al Poncione, è un po’ titubante. Mi cambio velocemente per non prendere freddo e non perdere tempo. Aspetto una finestra di visibilità e parto. La neve non è male ma ho in testa solo il canale.

Arriviamo all’imbocco. I dubbi crescono. La pendenza c’è (ingresso a 40° poi sui 35°) e non c’è una traccia. Mirko che facciamo? E che facciamo…lo facciamo!!!! Mi raccomando uno per volta!!!
Parto. La neve è leggermente pressata ma perfetta. Sparo delle curve velocissime. Mi spiace essere sceso per primo perchè se da un lato godo per l’apertura, dall’altro  avevo un po’ di timore reverenziale. Mi sarebbe piaciuto spingere di più. Inoltre l’uscita è su una balza e volevo capire bene dov’era per non sbagliare. Ad ogni modo è stato spettacolare!!!

Christian arriva. Parte Vesco con gran stile. A questo punto i ragazzi non resistono e partono tutti assieme in gruppo. Vabbè…bollettino grado 2 perfettamente rispettato…non c’erano problemi e si andava alla grande. Matteo ha sciolto tutti gli indugi (tra l’altro se non era per la mia pinza sarebbe ridisceso in modalità sci causa bullone ghiacciato!!!) ed è felice come una pasqua.
Identifico la balza. C’è molto spazio per passar fuori. Ci giriamo ad ammirare il pendio tronfi di soddisfazione.

In uscita c’è un po’ di crostone. Vabbè abbiamo goduto adesso vediamo di scendere in qualche modo. C’è un pianone da superare. La luce non aiuta a definire le pendenze. Mollo tutto sperando di traversare. La sciolina aiuta. Appena cambia la pendenza ritorna la polvere. Spettacolo. Punto due ciaspolatori che mi guardano attoniti, pietrificati.  Chiedo info per superare la fascia boscosa ma non sanno nemmeno dove si trovano…puntano alla Piansecco su sentiero piatto e lungo. Con lo snow sarebbe un suicidio. Consulto la cartina. Secondo me si passa nel rio. Mi butto nell’imbuto sopra il canale. Polvere spettacolare. Mi faccio prendere la mano. Arrivo verso l’attaco e…bum, pareti a strapiombo!!! Fermi tutti…fermi!!!

Da qui non si passa…meglio traversare e cercare una linea oltre il dosso. Vesco apre. Siamo bassi e non credo che riusciremo a passare. Però, all’improvviso, quasi per miracolo, si apre sulla sinistra un canale raccolto, dritto come una canna di fucile, bello in piedi e completamente intonso. Si vede il fondo del rio per cui si passa. Vesco m’interroga se è il caso di scendere da qui…aspetta che te lo dico: mi butto dentro a tutta!!! La pendenza sarà tra i 40 e i 45° costanti. Ogni curva è in appoggio. E’ uno spettacolo. Forse ancora più bello del canale superiore, con neve migliore nella parte alta. A metà spacco una leggera crosta che parte verso il basso. Sopra di me i ragazzi scendono scaricandomi addosso pezzi di neve.

Il canale è stabile ma preferisco fermarmi all’uscita su un lato per vedere che non succeda nulla. Discesa spettacolare, più rognosa per Christian ma ottima per noi.
Ragazzi che goduria…discesa epica…spettacolare…ripida, raccolta, intonsa!!!
Vabbè…adesso sarà una schifezza…e invece no!!!! Discesa sul letto del rio con polvere su dossi, sassi e buchi da saltare.

Usciamo sulla sinistra verso il bosco con altra polvere intoccata. Scendo tutto d’un fiato godendomi ogni millimetro. Si arriva sulla strada dei caspolatori che, con leggero falsopiano, ci riporta senza il minimo sbattimento al parcheggio. Ragazzi che gita. Certo non c’era il sole e poteva essere un filo più polveroso. Ma chissenefrega!!!! E’ stato da paura!!!!
Adesso che nel gruppo è partita la scimmia dei canali ci sarà da divertirsi!!!


N:B: PER AFFRONTARE UN FUORIPISTA IN SICUREZZA (ANCHE QUELLO PIU’ BANALE VICINO ALLE PISTE) E’ NECESSARIO AVERE ARVA (ACCESO IN TRASMISSIONE) PALA E SONDA. NON IMPROVVISATEVI SE NON AVETE ESPERIENZA DELLA ZONA O DELLA NEVE. CHIEDETE A PERSONE COMPETENTI TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE CONDIZIONI DEGLI ITINERARI E DELLE ZONE PERICOLOSE CHE SOLO QUELLI DEL POSTO CONOSCONO. FONDAMENTALE PER GARANTIRVI LA MASSIMA SICUREZZA E’ PIANIFICARE A CASA PER TEMPO IL FUORIPISTA CHE VOLETE INTRAPRENDERE, MA NON FERMATEVI AL SOLO BOLLETTINO: BISOGNA SEMPRE VERIFICARE SUL POSTO OSSERVANDO ATTENTAMENTE LE CONDIZIONI DELL’ITINERARIO E DECIDERE, ANCHE ALL’ULTIMO MOMENTO, DI RINUNCIARE SE NON SI E’ SICURI O TROPPO RISCHIOSO.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Gran bella discesa e percorso azzeccato dall'inizio del canale sino all'auto.
Ho pescato il jolly in una domenica che doveva essere una passeggiata in solitaria, senza pretese. Ho iniziato con poca voglia, su brutta neve, testando i rampant e passo dopo passo ne è uscita una gran giornata. Quando meno te l'aspetti, senza troppi programmi, possono capitare di queste cose. Ho girato gran parte della Val Bedretto ma questo canale, questo itinerario di discesa, è stato uno spettacolo. Neve da rischio 2 ma surfata da 10!!
P.S.:grazie della pinza.
Matteo

Anonimo ha detto...

Complimenti deve essere stata una giornata spettacolare e il racconto la rende in modo realistico.
Cristiano