Venerdì 18
l’azienda chiude. Ottimo. Meteo…brutto. Starno. Gira che ti rigira non sembrano
esserci molte alternative. Quindi opto per una meta inusuale…direi “fuori
stagione”…il Grignone.
A vederla da casa
mia sembra ancora ben innevato. La est prende sole quindi dovrebbe remollare.
Inoltre è vicina e il meteo dovrebbe guastarsi più tardi. Deciso. So che dovrò
spallare fino al Pialeral e svegliarmi comunque presto. E salire da solo.
Mi chiama il Poz.
Senti siamo allineati sul Grignone…ma vorrei fare questa via…via
dell’Inglese…(ghiaccio e misto a 65°)…ehm…non è proprio nelle mie corde Poz.
Non voglio rischiare di rimanerci dentro…ho bisogno di chiudere una bella gita.
Discutiamo un po’
e alla fine ne esce un bel programmino. Salita da Cainallo (almeno tutta
innevata) e discesa della est sul Pialeral; risalita in cima e discesa dal lato
nord. Dislivello totale…meglio non pensarci.
Partiamo da
Cainallo verso le 6.30 e il cielo è già velato. Fa freddo e la neve è
durissima. Il lungo traverso è noioso e in alcuni punti “delicato” ma si và via
facili. Finalmente arriviamo al Rifugio Bogani e calziamo le mezze tavole.
Inizialmente risaliamo bene ma su un dosso veramente incazzato inizio a scivolare
e perdere grip. Metto le lame e salgo bene. Poz con tanto si scarpone soft
(anche se Fitwell) e alzatacco sale bene senza rampant. Una sensibilità del
genere con la split non l’avevo mai vista. Sono davvero stupefatto. Ma
d’altronde sapevo d’essere in giro con un personaggio d’eccezione.
Arriviamo sotto
la cresta. Qui la traccia è stretta e pedonata. Troppo scomodo proseguire con
le pelli. Rimettiamo le tavole in spalla e saliamo con i ramponi.
Scelta
azzeccata…in pochi minuti arriviamo in cima al Rifugio. 1200 metri bevuti in
poche ore (vabbè secondo lui abbiamo cazzeggiato e parlato un po’ troppo, ma io
sono contento della performance). Rifugio parzialmente aperto ma non c’è
nessuno. Ci scaldiamo nei piumini e con un po’ di caffè aspettando che il timido
sole faccia il suo dovere. Nel mentre arrivano alcuni ragazzi a piedi.
Inutile
indugiare. Calziamo le tavole e ci buttiamo su pendio giusto sotto i pannelli
solari. Duro. Un filo di granita superficiale ma, sostanzialmente, duro. Più
sotto pure rigolato.
Per fortuna verso i 2000 metri la neve inizia a smollare e
tiriamo belle curve. L’ambiente è magnifico. Il vallone della est offre
numerose linee e interpretazioni. M'immagino farlo con 20 cm di polvere…uno
sballo.
La neve arriva a
1500. Tavole sugli zaini e traversiamo a piedi. Meno male che non sono salito
dalla Chiesetta altrimenti sarebbe stato quasi tutto portage.
Rientriamo a
piedi dai Comoli. Per pigrizia non pelliamo…ormai, sforzo più sforzo meno.
Saliamo il muro del pianto…capisco il perché di questo nome. Vado diverse volte
in crisi. La fatica inizia a farsi sentire. Le gambe ci sono ancora ma sono le
spalle a dolermi. Devo attuare una strategia. Conto 100 passi e mi fermo. Poi
120. Poi 150…arrivo finalmente sulla cresta. Il più è fatto.
Risaliamo verso
il rifugio guardando il nevaio e il passo Zapel sui quali incombono delle
cornici spaventose. Parte di queste sono già crollate, parte hanno fessure
pazzesche e crolleranno appena tornerà il caldo. Altre sono lì, come terrazzini
instabili. La traccia passa proprio sopra. Forse ci sono passato anch’io. Oggi
è tutto congelato ma bisogna fare attenzione.
Raggiunto il
rifugio c’è Alex che ci accoglie. Una lemonsoda e una fetta di torta mi
corroborano. Ci consiglia di scendere per il nevaio, bisognerà risalire 50/100
metri ma ne vale la pena. Ormai le gambe vanno per inerzia.
Traversiamo sotto
i meringoni e ci buttiamo nel vascone che porta allo Zapel.
Qui troviamo pochi
cm di moquette (credo brina) che ci regalano LA sciata. Certo, siamo dei
buongustai e la powder è un’altra roba…ma vi assicuro che non è niente male.
Peccato che le gambe siano al lumicino perché tra dossi, salti e contropendenze
è una discesa da urlo!!! Non avrei mai pensato di trovare un’ambiente così a
pochi chilometri da Milano. Arriviamo all’imbocco del canale. La voglia di
buttarcisi dentro è tanta…ma la ravanata sarebbe totale. Next time.
Con i sorrisi
tornano le forze per rimontare il dosso. Seconda parte di discesa verso il
Bogani altrettanto bella e varia. Poi il lungo traverso sciato fin dove abbiamo
potuto. Poi game over…tavola in spalla e rientro (non tutto in discesa).
Rientro eterno e lunghissimo…sembrava non finire mai. Arrivo alla macchina
talmente stremato che, per assurdo, non mi sento nemmeno stanco. Probabilmente
perché mi sono finalmente sfogato!!!
Grazie Poz per
avermi fatto vedere la Grigna da almeno 4 vie diverse. Davvero una bella
giornata.
Finalmente l’ho
scesa. La montagna che mi saluta tutte le mattine prima di andare al lavoro. La
montagna che quando s’imbianca segna l’inizio della stagione. La montagna
semplicemente dietro casa…è uno dei luoghi più belli che ci siano in giro. C’è
di tutto e di più. Non vedo l’ora che arrivi il prossimo inverno per trovare la
neve giusta per poterti godere al 100%. Nel frattempo continuerò a salutarti da
lontano immaginandomi lassù, quel momento.
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